Ecco chi è Paolo Scaroni, il nuovo nome per la presidenza del Milan. Molta esperienza dirigenziale, ma anche pesanti vicende giudiziarie
Quasi ogni giorno spuntano nuovi nomi per il futuro dirigenziale del Milan. Fino a 72 ore fa il profilo forte era quello di Rybolovlev, attuale proprietario del Monaco. La rivoluzione in seno alla proprietà ha poi cambiato le carte in tavola: addio a Yonghong Li, il club è passato nelle mani di Elliott. Così il fondo americano si ritrova con l'esigenza di trovare il nuovo presidente della società meneghina. In questo senso la pista principale e al momento più probabile porterebbe a Paolo Scaroni.
Chi è Scaroni
Il nome potrebbe dire molto poco ai tifosi del Milan. Paolo Scaroni risulta però già inserito nel consiglio di amministrazione del club rossonero. Una figura interna, dunque, sarebbe la soluzione di Elliott. Scaroni, nato nel 1946, ha una lunga carriera dirigenziale in importanti imprese. In particolare è stato amministratore delegato di Enel e poi di Eni, raggiungendo ottimi livelli di profitti e fatturato nelle due aziende. Dal 2017 inoltre è vicepresidente di Rothschild, un advisor finanziario di alcune delle aziende più importanti al mondo. Importante anche citare la sua esperienza come presidente del Vicenza dal 1997 al 1999, gli anni più gloriosi nella storia del club veneto: in quel periodo, infatti, arrivò la vittoria della Coppa Italia e la semifinale di Coppa delle Coppe.
Le vicende giudiziarie
Fin qui dunque solo luci. Scaroni è un uomo abile e d'esperienza, già impiegato in ruoli dirigenziali presso importanti aziende. Inoltre, facendo parte del CdA, conosce già le dinamiche interne in casa Milan. Se si volesse cercare qualche incognita, si può fare riferimento alle vicende giudiziarie che il possibile nuovo proprietario dei meneghini ha vissuto negli ultimi 30 anni. Nel 1992 è stato arrestato, nell'inchiesta Mani Pulite, per tangenti di centinaia di milioni di lire versati al Partito Socialista Italiano per appalti Enel. Nel 2006 venne processato per l'inquinamento del Delta del Po con la centrale Eni di Porto Tolle: nel 2011 arrivò la condanna giudiziaria, ma nel frattempo il reato andò in prescrizione. Nel 2013 Scaroni venne inoltre indagato per corruzione internazionale: il caso riguardò una presunta tangente di 198 milioni di euro pagata al governo algerino per favorire l'Eni in appalti da 11 miliardi di dollari complessivi. Il processo su quest'ultimo possibile reato è ancora in corso.
