Roberto Baggio è ancora oggi il nome che viene citato più spesso, ai quattro angoli del globo, quando ci si riferisce al calcio italiano. Oggi compie cinquant'anni e ogni tifoso ha un'idea ben precisa sul suo conto. Immenso campione? Bello da vedere, ma poco incisivo? Bravo solo con le piccole squadre? Oggetto dell'ostracismo di allenatori-primedonne? Uomo-simbolo del nostro panorama sportivo? Qualunque sia la vostra opinione sul Divin Codino, noi vi proponiamo la rassegna della sua carriera attraverso i suoi colori. Piccoli frammenti di una cavalcata che ha segnato il mondo del pallone.
Biancorosso. I primi calci nel Caldogno e poi l'approdo alla realtà più grande e vicina: il Lanerossi Vicenza. Lui da piccolo la seguiva per via di Chinesinho, mezzala brasiliana di fantasia. Dopo la brillante trafila nelle giovanili, trova il modo di emularlo sul campo. Il 5 giugno del 1983 fa il suo esordio. Per la consacrazione occorre attendere un paio d'anni. Nel 1984-85 contribuisce con 12 gol alla risalita nella serie cadetta. Purtroppo è anche la stagione del primo grande infortunio: legamento crociato anteriore e menisco della gamba destra vengono sacrificati per effettuare un tackle, nel corso di una sfida contro il Rimini.
Viola. I Pontello non hanno dubbi: vale la pena di aspettare. Nel maggio del 1985 la Fiorentina acquista, per 2,7 miliardi di lire, un giocatore che non sa nemmeno se potrà tornare a giocare. L'operazione è difficile, il recupero lungo, ma riesce a tornare in campo per le partite di Coppa Italia. Quando torna abile e arruolabile, avviene una ricaduta che gli fa saltare buona parte della stagione 1986-87. Torna in tempo per giocare l'ultima gara del campionato e una sua rete, la prima nella massima serie, permette ai viola di strappare un pareggio contro il Napoli che vale la salvezza. Scacciati i fantasmi degli infortuni, Baggio diventa l'astro nascente del calcio italiano regalando alla Fiesole tre stagioni ad alti livelli, a dispetto della giovane età. I Pontello monetizzano cedendolo – contro la sua volontà – alla Juventus; scoppia la rivolta dei sostenitori viola, che si spinge fino ai confini di Coverciano.
Oggi compie 50 anni una leggenda del calcio italiano, Pallone d'oro nel 1993: il "Divin Codino" Roberto #Baggio! Tanti auguri campione! pic.twitter.com/1mY1dmNdwA
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Azzurro/1. Italia '90, un solo imperativo: gli Azzurri non possono sbagliare. Azeglio Vicini si affida al suo blocco dell'Under-21, ma la coppia Carnevale-Vialli fatica a incidere. Occorre mischiare carte e protagonisti, così nascono le Notti Magiche di Totò Schillaci e di un Baggio che, all'esordio Mondiale, segna la rete più bella della sua carriera. Semina mezza Cecoslovacchia, mandando in visibilio lo Stadio Olimpico con dribbling da antologia. Vicini applaude, ma in semifinale contro l'Argentina decide di rilanciare Vialli. Il Codino entra in campo dopo la rete di Totò e il pasticcio Zenga-Ferri che permette a Caniggia di realizzare il pareggio. Gioca bene, sfiora il gol dell'apoteosi ma alla fine l'Italia deve arrendersi ai rigori. Appuntamento a USA '94.
Bianconero. Per i fiorentini è uno juventino, per gli juventini è un fiorentino. Baggio inizia la sua esperienza torinese con qualche pressione di troppo. I primi sono gli anni in cui vige la dittatura Maradona-van Basten, ma riesce a vincere quello che può, incluso un Pallone d'Oro. Se la Serie A è fuori portata, si riscatta giocando alla grande nelle competizioni europee e conquistando da protagonista assoluto la Coppa UEFA del 1992-93.
Azzurro/2. Se quattro anni prima la favorita era l'Italia, nel 1994 il favorito è Baggio. All'apice della popolarità, l'asso di Caldogno ha sulle spalle buona parte delle responsabilità della spedizione Azzurra. Ma il girone è un incubo, che si risolve in zero reti e una sostituzione per fare posto a Marchegiani dopo l'espulsione di Pagliuca nella seconda sfida, quella contro la Norvegia. Il "coniglio bagnato", come lo apostrofa l'Avvocato, si trasforma in cigno nella fase a eliminazione diretta. Sfoga la sua rabbia con due reti alla Nigeria, si ripete con un gol fantastico contro la Spagna e decide con una doppietta la semifinale contro Stoichkov e compagni. E si fa male, dannazione. Sacchi non ha dubbi: dopo una preparazione ad hoc lo getta nella mischia nella finale contro il Brasile, anche perché Signori è entrato nella lista nera. Baggio, sotto il sole di Pasadena, fa quello che può. Anche se non avesse tirato in cielo il rigore, i verdeoro avrebbero comunque avuto il pallone della vittoria a portata di piede. Torna in Italia e si riscatta vincendo il tricolore, ma la Juve ha un nuovo piano che si chiama Alessandro Del Piero.
The golden days-Dejan Savi?evi?, George Weah, Roberto Baggio, Demetrio Albertini & Marcel Desailly in #Milan shirt pic.twitter.com/aLCnO2X7ks
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Rossonero. Fabio Capello lo vuole al Milan, poi lo fa giocare meno del previsto perché non lo ritiene perfettamente in forma. Poco male, lui vince il titolo poi assiste allo sfacelo di un ciclo agli sgoccioli. Vive la stagione tormentata con Oscar Tabarez, dove il progetto di un magnifico asse Baggio-Weah si risolve nell'esonero dell'uruguagio. I rossoneri riscaldano la minestra Sacchi, non proprio l'amico del cuore di Roby. L'esperienza milanista si risolve in giocate che deliziano San Siro, ma un ruolo non d
a protagonista. Francia '98 è vicina, è tempo di cambiare aria.
Rossoblu. Ancelotti pone il veto sul suo approdo al Parma, per non urtare Chiesa e per rimanere coerente col suo credo tattico. Baggio se lo prende il Bologna di Renzo Ulivieri, squadra che ha intenzione di inserirsi nella contesa delle Sette Sorelle. Il feeling con il tecnico è pessimo, ma il "Divin rasato", per l'occasione, realizza ben 22 reti che lo riportano di prepotenza al centro dell'attenzione. Cesare Maldini non può lasciarlo a casa, anche se ha partecipato a sole due gare nelle Qualificazioni per la Coppa del Mondo.
Azzurro/3. Tanti volti nuovi, rispetto all'Italia sacchiana. Ma Baggio non ha età, è bello carico e va in gol due volte nella fase a gironi, punendo Cile e Austria. Forse il più grande rammarico "mondiale" non è tanto il rigore di Pasadena; in fondo, non era decisivo. Difficile, invece, non chiedersi che piega avrebbe preso Francia '98 se, nei supplementari dei quarti di finale contro i padroni di casa, quel tiro al volo fosse finito all'incrocio. Invece del golden goal, arriva un'amarissima eliminazione ai calci di rigore. E l'informare commiato di Baggio ad una – un po' ingrata – Nazionale.
Nerazzurro. Massimo Moratti è un grande estimatore di Baggio, ma periodo all'Inter è piuttosto avaro di soddisfazioni. Intendiamoci, il campione è quello di sempre, tuttavia non è messo in condizioni di esprimersi al meglio. Della prima stagione l'highlight è la magnifica doppietta in Champions contro il Real Madrid. Con l'avvento di Marcello Lippi, per Baggio gli spazi si riducono quasi a zero. Al punto da costringerlo all'ultimo cambio di casacca.
Remembering… THAT Andrea Pirlo pass for THAT Roberto Baggio goal https://t.co/k4x9N9Fkk2 pic.twitter.com/8ZQAw6Duwk
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Biancazzurro. Una delle caratteristiche della carriera di Baggio è il rifiuto di giocare all'estero. Inoltre, c'è in ballo ancora la possibilità di tornare in Azzurro. Così il veterano sceglie il Brescia di Carlo Mazzone, compagine che vuole impreziosire una rosa di tutto rispetto. Al Rigamonti la gente non ci crede, ma Roby è realtà. Non è un'eresia considerare il quadrienno alla corte di Gigi Corioni come uno dei periodi migliori della sua carriera. Libero di esprimersi senza vincoli tattici e messo nelle condizioni di essere leader senza gelosie, combatte gli infortuni tornando sempre più forte e conquista quattro salvezze – a volte anche qualcosa di più – contribuendo con la bellezza di 46 reti in 101 partite. Una media-gol altissima per un elemento anziano e con le ossa delle gambe ridotte in farina. Trapattoni gli nega un Mondiale e un Europeo. A Portogallo 2004, con tutto il rispetto per i convocati, non avrebbe affatto sfigurato. Si ritira proprio al termine di quella stagione e mantiene un profilo basso, occupando per un breve periodo una carica in Federazione. Baggio allenatore non è mai esistito, anche se sarebbe stato davvero interessante vedere come avrebbe giocare le proprie squadre.
Auguri, Roby.