Nuove verità sul caso Calciopoli: dalla Juventus di Luciano Moggi all’Inter di Massimo Moratti, dall’ex designatore arbitrale Bergamo all’ex presidente del Cagliari Cellino
Contents
- Nuove verità sul caso Calciopoli: dalla Juventus di Luciano Moggi all’Inter di Massimo Moratti, dall’ex designatore arbitrale Bergamo all’ex presidente del Cagliari Cellino
- Tutte le parole di Paolo Bergamo, ex designatore arbitrale
- Calciopoli: le verità di Luciano Moggi
- Il Procuratore Lepore: le indagini incompiute sull’Inter
- Juventus-Inter infinito durante Calciopoli
- E il Milan? I rapporti tra Galliani, Collina, Meani e Paparesta
- Calciopoli: le scoperte di Cellino
Finalmente è successo: la tanto attesa puntata di Report, trasmissione d’inchiesta, è andata in onda su Rai 3. Protagonista della serata è stato ovviamente Calciopoli.
Report ha ripercorso in ordine temporale tutto l’accaduto durante quegli anni: da intercettazioni a dossier, da rivelazioni ad intrecci politici. La trasmissione ha riesaminato le tappe principale di uno dei periodi più bui della nostra Serie A e del calcio italiano, riproponendole in chiaro sul piccolo schermo.
Immagini inedite, voci dei protagonisti, fatti scottanti e chi più ne ha più ne metta. E non solo in ottica Juventus e Luciano Moggi, direttore generale bianconero dal 1994 al 2006: la trasmissione ha fatto un focus ovviamente anche su Inter e Milan – e quindi sugli allora presidenti Massimo Moratti e Silvio Berlusconi – ma anche su tanti altri “colpevoli”.
Dopo 17 anni, dunque, Calciopoli è sì conclusa nei fatti, ma forse per certi versi non ancora del tutto. I dubbi e i punti ciechi rimangono molteplici.
Tutte le parole di Paolo Bergamo, ex designatore arbitrale
Nella puntata di Report, tutto parte dalla famosa chiavetta USB di Luciano Moggi, dove sarebbero contenute addirittura 170.000 intercettazioni telefoniche ed altre informazioni dettagliate circa incontri segreti e accordi politici.
Ma quando inizia ufficialmente l’era Calciopoli? Difficile definirlo con certezza. Per avere un’indicazione di massima, la trasmissione televisiva spiega che i primi segnali concreti cominciano ad arrivare in data 5 maggio 2002, giorno che la Juventus ricorda con tanto piacere quanto è invece il dispiacere per l’Inter.
Quella domenica, infatti, i bianconeri di mister Marcello Lippi vincono 0-2 in trasferta contro l’Udinese all’ultima partita di campionato e, in virtù della sconfitta nerazzurra all’Olimpico di Roma contro la Lazio per 4-2, rimontano i propri avversari in vetta alla classifica e vincono lo scudetto all’ultimo respiro. Data che rimarrà per sempre impressa negli annali del calcio italiano. Evidentemente, sia da un punto di vista sportivo che non.
Quella stessa sera infatti l’allora presidente nerazzurro Massimo Moratti hae immediatamente chiesto ed ottenuto un colloquio con Paolo Bergamo, ex designatore arbitrale dal 1999 al 2005 ed altro protagonista della serata su Rai 3. L’incontro è avvenuto i primi di luglio. Ecco le parole di Bergamo in merito:
“Io e mia moglie arriviamo a casa di Moratti. Neanche il tempo di sederci e lui mi fa: ‘Lei mi deve spiegare perché gli arbitri ce l’hanno sempre con l’Inter’. Lui pensava che noi mandassimo apposta arbitri ostili contro di loro per farli perdere”.
Bergamo però non si ferma qui, anzi. Poco dopo sgancia proprio la bomba.
L’ex designatore arbitrale rivela infatti un importante inedito riguardo alla Juventus e ai suoi vertici. “Ho saputo dall’onorevole Nicola Latorre che c’era un accordo industriale, un vero e proprio patto di ferro, tra Tronchetti Provera e Luca di Montezemolo. Volevano fare fuori Moggi, Giraudo e Bettega e non volevano Andrea Agnelli come presidente, ma John Elkann a capo del gruppo Fiat. Io questo l’ho saputo prima di loro. Stava per finire la prima Repubblica del calcio italiano”.
Calciopoli: le verità di Luciano Moggi
Dopo il 2002, gli animi diventano sempre più accesi. Ogni partita, specie quelle di Juventus ed Inter, erano sempre più nell’occhio del ciclone. Gli errori arbitrali arrivavano uno dopo l’altro, e quindi di conseguenza le proteste, gli insulti, le prime denunce. E a seguire, le prime indagini e intercettazioni.
D’altronde, che gli arbitri avessero rapporti piuttosto stretti con presidenti e dirigenti sportivi non è un segreto, lo sappiamo da tempo. “Tante volte alcuni dirigenti sono entrati nello spogliatoio dell’arbitro con fare intimidatorio”, ammette lo stesso ex arbitro Paparesta.
Lo spiega meglio proprio Luciano Moggi, che in quegli anni scopre di esser controllato grazie ad una vera e propria “soffiata” dell’allora presidente del Milan e del Consiglio Silvio Berlusconi. “Fu Berlusconi a dirmi che mi stavano ascoltando. Mi disse: ‘Ci sono delle intercettazioni, ma al momento non c’è niente di penale quindi il problema non si pone’”. Sarà, ma intanto sappiamo tutti com’è andata.
L’ex direttore sportivo bianconero poi passa ad un’altra scottante rivelazione, stavolta andando a colpire per certi versi una delle nazionali italiane più amate nella nostra storia: quella del 2006, quella che il ct Marcello Lippi portò sul tetto del mondo dalla Germania. Sì perché la nostra Italia ha fatto quello che ha fatto in un periodo del genere nel pieno dell’era Calciopoli; calciatori come Del Piero, Buffon, Cannavaro, Camoranesi e lo stesso ct hanno dovuto subire pensatissime accuse – e sono anche stati ascoltanti in tribunale – alla vigilia e durante il Mondiale.
In questo senso, Moggi attacca Guido Rossi, allora commissario straordinario della Figc. Secondo lui, proprio per via dello scandalo, Rossi avrebbe cercato fortemente di ostacolare la partecipazione di Lippi, Buffon e Cannavaro al Mondiale di Germania 2006. Per fortuna del paese intero, però, senza riuscirci.
Il Procuratore Lepore: le indagini incompiute sull’Inter
Nel pieno della vicenda, come è normale che avvenga in Italia, c’è stata una vera e propria fuga di notizie. Era impossibile distinguere le verità dalle menzogne, ma ormai poco importava: nel 2006 c’era il caos più totale.
Questa confusione generale, però, impedì di andare ancora più a fondo fra tutte le intercettazioni requisite, “salvando” di fatti l’Inter e Massimo Moratti. Ecco le parole in merito di Giandomenico Lepore, l’ex Procuratore della Repubblica di Napoli.
“Non c’era solo la Juventus indagata, anzi. C’era tantissime altre squadre, quasi tutte a dir la verità. Ad esempio l’Inter, che sarebbe stata la prossima. Un bel giorno però uscì un articolo sull’Espresso che parlava di tutte queste intercettazioni: chiaramente, ci fu il panico e tutti i telefoni vennero chiusi. Rimase quindi solo la Juventus, anche se avevamo poco più che dei sospetti. Iniziammo da lei perché avevamo più elementi, ma come detto se fossimo andati avanti avremmo trovato molto di più su quasi tutti”.
Juventus-Inter infinito durante Calciopoli
Come anticipato da Lepore, non c’era solo la Juventus al centro del palco. Anche l’Inter aveva gli occhi puntati addosso. Queste ad esempio le parole dell’ex presidente della Figc Carraro nei confronti di Bergamo, prima di un Juventus-Inter: “Non sbagliate a favore della Juventus”. A seguire quindi, ecco quanto detto dall’ex designatore arbitrale a Rodomonti, il direttore di gara scelto per l’occasione: “Mi aspetto che non sbagli niente. E mi raccomando, visto il divario di 15 punti fra le due squadre, se hai un dubbio, dammi retta, pensa alla squadra che sta dietro”. Cioè all’Inter.
Detto fatto, visto che quella gara finì 2-2 con grandi polemiche. I nerazzurri riuscirono infatti a rimontare da 2-0 anche grazie ad una clamorosa mancata espulsione per il portiere dell’Inter, Francesco Toldo.
Ma c’è di più. Altro Inter-Juventus (il 20 aprile del 2005), altro arbitro (De Santis), stesso epilogo. Ad ammetterlo è lo stesso ex arbitro in una telefonata intercettata con Leonardo Meani, l’allora addetto arbitri del Milan: “Ho fatto fare il silenzio stampa alla Juve, ma ti rendi conto? Non ci era mai riuscito nessuno nella storia del calcio”.
E infine un’altra intercettazione, stavolta con protagonisti il compianto Giacinto Facchetti – ex presidente nerazzurro – e ancora Paolo Bergamo. Il primo dice al secondo: “Mi raccomando, facciamo in modo che l’arbitro Bertini…”. E poi ancora: “Bertini è un ragazzo intelligente, ha capito come si cammina. Aumentiamo il suo score di vittorie”.
E il Milan? I rapporti tra Galliani, Collina, Meani e Paparesta
In tutto ciò, non è incolpevole neppure il Milan di Silvio Berlusconi, che abbiamo già visto come in realtà sapesse più del dovuto.
Conferma i sospetti lo stesso Meani, che prima ammette che Adriano Galliani – all’epoca direttore generale del Diavolo e Presidente della Lega Calcio – aveva organizzato un incontro segreto con l’arbitro Pierluigi Collina, poi rivela un rapporto “particolare” con Paparesta, il quale avrebbe richiesto un “favore di lavoro” a Berlusconi.
Come spiega l’ex addetto arbitri rossonero, d’altronde, all’epoca i direttori di gara erano molto attenti alle pressioni che arrivavano dai designatori, Parolo Bergamo per intenderci. “Gli arbitri prendevano 5000 euro a partita. Se sbagliavano, venivano fermati per 6 gare. Sono 30.000 euro in meno…”.
Calciopoli: le scoperte di Cellino
Protagonista di Calciopoli, e quindi della trasmissione di Report, è anche l’ex presidente del Cagliari, Massimo Cellino. Dalle sue parole emerge quindi un ulteriore episodio, tanto misterioso quanto spaventoso, che tira in ballo un po’ tutti: da Berlusconi a Moggi, fino all’ex Ministro dell’Interno Pisanu.
“Il presidente Berlusconi mi chiama e mi dice di candidarmi alla presidenza della Sardegna, ma io rifiuto. Poco dopo inizia il campionato e subito il Cagliari riceve 3 o 4 arbitraggi contro scandalosi. Abbiamo perso partite in una maniera vergognosa” – spiega Cellino, che poi continua – “Mi presento quindi a casa di Berlusconi a Roma, dove trovo anche Pisanu. Qui il presidente insiste per la mia candidatura, ed io finalmente accetto, lamentandomi però degli arbitri ricevuti. A quel punto, Berlusconi si gira verso Pisanu e gli dice: ‘Chiami Carraro e gli dica che d’ora in poi gli arbitri devono essere giusti con il Cagliari’. La risposta mi ha gelato, ma non quanto a Berlusconi dopo il commento di Pisanu: ‘Allora chiamo Moggi, che è meglio’”.
Come se tutto fosse, continuamente, in mano loro.