
Avversari per una notte: Andriy Shevchenko affronta il Milan dopo 8 stagioni con la maglia rossonera addosso
Ovunque e chiunque nel mondo, al solo sentir nominare il nome di Andriy Shevchenko pensa al Milan di Carlo Ancelotti.
Il motivo è molto semplice: l’attaccante ucraino è una vera e propria leggenda dei colori rossoneri. Le 8 stagioni (7+1) a servizio del Diavolo saranno per sempre indimenticabili per qualsiasi tifoso milanista.
Tuttavia, come tutte le più belle storie, anche questa deve finire. Oggi infatti Shevchenko – che nel frattempo ha appeso gli scarpini al chiodo ed intrapreso la carriera da allenatore – è diventato addirittura un avversario del “suo” Milan. Lo sarà in particolar modo nel turno infrasettimanale di mercoledì sera, quando il suo Genoa – suo per davvero, stavolta – ospiterà allo Stadio Marassi il Milan di Pioli, match valido per la 16^ giornata di Serie A.
Questa è ovviamente per lui la prima gara in assoluto da allenatore contro la sua ex squadra. E non potrà mai essere, di certo, una partita come tutte le altre. Facile immaginare che, al ritorno a San Siro tra qualche mese, l’emozione – davanti ai suoi ex tifosi e nel suo vecchio stadio – potrà giocargli qualche brutto scherzo.
Shevchenko al Milan: storia di un amore indiscusso
È l’estate del 1999. Dopo averlo visto incantare a Kiev e surclassare il Barcellona con la sua Dinamo, Adriano Galliani e Ariedo Braida si assicurano l’attaccante del futuro. Su di lui c’è mezza Europa, ma alla fine il giovane talento originario dell’Ucraina sceglie proprio il Milan, convinto dal progetto del “Condor” e dal presidente Berlusconi.
Il suo nome, ovviamente, è Andriy Shevchenko.
L’attaccante firma così per il Diavolo, ed arriva a Milano da semi-sconosciuto. Lo sarà però per poco. Pochissimo.
Dopo qualche settimana, infatti, ha già convinto i tifosi rossoneri del suo valore. Sia in termini di gol e assist, che di prestazioni. Il ragazzo è infatti dotato di una lucidità mentale senza precedenti: abituato al gelo di Kiev, il suo corpo e la sua mente costituiscono una macchina perfetta, programmata solo ed esclusivamente per correre, segnare e vincere.
Temprato, convinto, decisivo. Sheva – così lo chiamano tutti a Milanello – entra ben presto nel cuore dei tifosi rossoneri. Ed ovviamente di Galliani e Berlusconi.
Arriva in Italia a 23 anni, ed alla sua prima stagione in Serie A segna 24 gol (24!), vincendo già subito la classifica dei cannonieri. La fortuna del principiante? Non esattamente. L’anno dopo infatti si ripete: ancora 24 reti nel campionato italiano (più 5 nella fase finale della Champions League).
È un marcatore fenomenale: micidiale in area di rigore, sia di piede che di testa, ma molto pericoloso anche dal limite. Al ragazzo piace svariare molto per non dare punti di riferimento in campo: veloce e atletico, Sheva è imprendibile per gli avversari in ogni zona del campo. Sa calciare, giocare per i compagni, dribblare e correre indietro a dare una mano: è letteralmente un’ira di Dio!
E, come se non bastasse, non sa cosa sia la paura.
Nessun tifoso rossonero di questo pianeta, infatti, potrà mai scordarsi i suoi occhi – glaciali e infuocati allo stesso tempo – prima di battere il rigore decisivo in quella notte del 28 maggio 2003 all’Old Trafford di Manchester. Contro la Juventus, acerrima rivale sia in Italia che in Europa, il Milan di Carlo Ancelotti si gioca la finale della Champions League. Dopo lo 0-0 dei tempi regolamentari e supplementari, sul dischetto del rigore per il tiro decisivo si presenta ovviamente lui, Sheva.
Guarda Buffon, guarda l’arbitro, attende il suo fischio. E parte. Palla da una parte e portiere dall’altra. E via ad abbracciare Dida sotto la curva! Milan Campione d’Europa e Shevchenko protagonista assoluto di una cavalcata trionfale!
L’anno dopo però, a livello personale, è forse stato ancora più bello. Al di là dei numeri di squadra, Shevchenko ha coronato il sogno di tutti i calciatori del mondo: nel 2004 ha infatti ricevuto il Pallone d’Oro, il premio di miglior giocatore al mondo!
Il numero 7 rimane al Milan fino all’estate del 2006, dopo aver vinto negli anni un campionato di Serie A, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, una Supercoppa Europea ed una Champions League. Fu un colpo al cuore quando, dopo mille ripensamenti, il ragazzo decise di lasciare Milano per l’avventura al Chelsea.
Ma si sa, al cuor non si comanda.
Dopo infatti appena due stagioni – abbastanza opache – con la maglia del Blues, Sheva torna a casa. La sua esperienza bis al Milan non è delle migliori, ma poco importa. I tifosi hanno apprezzato il gesto, e la casacca rossonera sarà sempre la sua seconda pelle.
In 8 stagioni totali con la maglia del Milan, infatti, Andriy Shevchenko ha totalizzato 322 partite, 175 gol – moltissimi di questi decisivi, soprattutto contro Inter e Juventus – e 45 assist.
Sheva in panchina: prima l’Ucraina, adesso il Genoa
Dopo aver chiuso la sua strepitosa carriera da giocatore nel 2012 alla Dinamo Kiev – la squadra che lo ha lanciato tra i grandi – Shevchenko ha deciso di intraprendere la strada dell’allenatore.
Anni di studi, partite ed esperienza fatta in giro per il mondo. Poi arriva il febbraio del 2016, e l’Ucraina lo chiama in panchina come vice di Fomenko.
La prima vera grande opportunità arriva però a luglio dello stesso anno. Esonerato il primo allenatore dopo i pessimi Campionati Europei giocati in Francia, ecco che il nuovo ct è proprio lui, Andriy Shevchenko.
La federazione ucraina sceglie dunque l’ex leggenda del Milan – alla sua primissima esperienza da tecnico – per guidare dalla panchina la nazionale ai Mondiali di Russia 2018.
L’inizio di Sheva però non è dei migliori. Anzi. Superato da formazioni più forti ed esperte come Croazia e Islanda, gli ucraini chiudono al terzo posto il girone di qualificazione ai Campionati del Mondo, venendo così eliminati. Niente Russia quindi per Sheva, che però non si perde d’animo e si rimette subito al lavoro.
Nell’estate seguente infatti l’Ucraina ottiene il pass per accedere alla Lega A della Nations League, dopo aver chiuso al secondo posto il proprio girone nella Lega B. Ma questo è solo l’inizio. I ragazzi di Sheva, infatti, pian piano cominciano a riprendersi tutto con gli interessi.
Nelle qualificazioni per Euro 2020, l’Ucraina fronteggia squadre come Portogallo e Serbia. Tuttavia, con il coraggio e la ventata di freschezza portati da Sheva, l’Ucraina si fa valere e addirittura si qualifica per i Campionati Europei itineranti.
Nella fase finale giocatasi quest’estate causa Covid-19, l’Ucraina fa un’ottima figura con mister Shevchenko in panchina. Con un po’ di fortuna, la sua squadra si qualifica infatti agli ottavi di finale della competizione classificandosi come una delle migliori terze dei gironi. Qui trova la Svezia, squadra ostica e decisamente più esperta. Ma l’Ucraina sorprende ancora, sconfiggendo gli scandinavi per 2-1 dopo i tempi supplementari.
Shevchenko e company si devono arrendere solo ai quarti di finale contro l’Inghilterra.
La sua cavalcata è stata comunque importante, visto anche il raggiungimento dei playoff per accedere ai Mondiali in Qatar del 2022: in 52 partite alla guida della sua nazionale, Sheva ha collezionato 25 vittorie, 13 pareggi e 14 sconfitte.
Di lui si accorgono quindi le prime squadre di club, tra cui il Genoa. A novembre 2021 il Grifone esonera infatti Davide Ballardini e sceglie l’ex attaccante rossonero per guidare la squadra alla salvezza. Sheva non ha avuto un esordio felice – sconfitto in casa dalla Roma di Mourinho – ma bisogna dargli tempo.
La strada per lui si preannuncia lunga e tortuosa, ma fin da subito il destino lo ha messo davanti al suo passato: alla seconda partita da allenatore su una panchina italiana, infatti, Andriy Shevchenko affronterà il Milan mercoledì 1 dicembre.
Tensione, eccitazione, entusiasmo: impossibile immaginare le sue sensazioni nel pre-partita. Ma di certo, Sheva, se la gusterà al massimo. Con la speranza, questa volta, di giocare un piccolo scherzetto al Diavolo.
