Più di 180 paesi nel mondo seguiranno il derby di Milano tra Inter e Milan di domenica sera, ma è molto di più di una partita
“O mia bela Madunina che te brillet de lontan
tuta d’ora e piscinina, ti te dominet Milan”
Non ce ne voglia la splendida Madonnina di Giuseppe Perego, ma la questione del ‘dominio di Milano' da più di qualche anno si è spostato in periferia, per la precisione nel quartiere San Siro e su un luogo un po' più profano come il prato verde del Giuseppe Meazza. Inter-Milan deciderà chi, almeno fino al prossimo derby, potrà beatamente innalzarsi sulla vetta del Duomo ad osservare tutto il capoluogo ai suoi piedi. E sarà uno tra Spalletti e Montella, ma soprattutto uno tra Li Yonghong e Zhang Jindong.
Sembrava la tipica notizia bufala quella lanciata dall'Anagrafe di Milano l'anno scorso, quando affermò che il cognome più diffuso nella capitale industriale italiana tra gli uomini fosse ‘Hu'. Nessuna fake news, invece, segno di come la Cina e i cinesi avessero conquistato il comune lombardo. E se è vero come si dice che il calcio spesso non è altro che lo specchio della realtà di tutti i giorni, non è un caso che i due storici club di Milano siano entrambi in mani ‘rosse'.
Domenica andrà in scena il primo vero Inter-Milan in salsa orientale: lo scorso aprile ne abbiamo avuto un assaggio, ma in realtà i rossoneri erano ancora quella squadra figlia della gestione Berlusconi-Galliani, passata da poco nelle mani di Li Yonghong. Dopo un'estate frenetica, è nato la prima release del Milan Made in China, costruita dal mercato definito ‘eccellente' di Fassone e Mirabelli. Ai primi bug, però, la critica non ha perdonato e ha lanciato accuse pesanti contro tutto e tutti, a cominciare da allenatore e dirigenza. Segno di come passare dalle stelle alle stalle, se ti chiami Milan o lavori per essa, sia questione di infinitesimali. Di un pallone dentro o fuori di centimetri, insomma. Quelli che al momento stanno favorendo i cugini nerazzurri.
Sarà il derby della Madonnina a lanciare la sentenza definitiva anche sull'Inter di Suning, arrivata invece alla seconda versione. Dopo la prima stagione fallimentare, il condottiero Spalletti sembra averne trovato la quadra e rilanciato le ambizioni Champions (ma anche scudetto) della squadra nerazzurra. Sei vittorie ed un pareggio, seconda a pari punti con la Juventus. Un avvio da favola e che in quel di Milano, da entrambe le sponde, non si vedeva da anni. Adesso lo scontro contro il Milan per spazzare via le critiche di chi li addita come ‘baciati dalla fortuna'.
Saranno almeno 180 i paesi collegati con un San Siro in versione sold-out domenica sera, e più di 40 i broadcaster che trasmetteranno la partita. Gli ascolti rischiano di diventare da guinness e gli incassi al botteghino sono già record per i nerazzurri, con 4,5 milioni di euro in arrivo. Ma Inter-Milan è molto più di ‘cash' e ‘share', o dei tre punti in gioco. È più una questione sacro-profana: c'è in ballo il dominio su tutta Milano, in particolare sulla indecisa Chinatown del capoluogo, piena di bandierine di entrambe le squadre. C'è soprattutto in gioco la prevalenza di una filosofia di calcio e di vita sull'altra: il Milan, bello, vincente e così internazionale, che ha sempre preferito le lingue straniere all'italiano. Un club in crisi da qualche anno, che aveva fatto dell'Europa una terra di conquista e che adesso non riesce a vedere un futuro florido. L'Inter invece, dannata, maledetta, pazza, ‘naif' e per questo così amata dai suoi tifosi. Una squadra capace di vincere contro ogni pronostico, ma anche di perdere nei casi più inaspettati.
Inter e Milan, cugini dispettosi, amici mai e nemici sempre, ma anche fratelli e due differenti personalità della stessa persona. Due nobili decaduti, con disperata voglia di rialzarsi e svettare sul Duomo. Chi dominerà la città? Parafrasando un altro milanese DOC: “Ai posteri l'ardua sentenza”.