Domenico Berardi ha parlato del suo futuro, ma anche della scelta di non accettare la Juventus e del suo passato da tifoso interista
Quando parla non è mai banale Domenico Berardi. Una dote che difficilmente si trova nel calcio, dove si parla troppo spesso per frasi fatte e concetti sentiti e risentiti. “Il mio non fu un no alla Juventus – esordisce durante l'intervista per la ‘Gazzetta dello Sport' – ma fu un sì al Sassuolo, per giocare l'Europa League insieme. Poi i dirigenti bianconeri non mi hanno costretto a far nulla, ma spinsero molto. L'ho vista come un'imposizione. Poi guardavo il minutaggio di Simone Zaza, avrei fatto la stessa fine. Allora ho tirato il freno“.
Ennesimo no della sua ancora breve carriera da calciatore: “Dico molti no – racconta -, fin da piccolo. A 12 anni ho rifiutato di andare alla Juve, non volevo abbandonare casa. Poi ho anche respinto le proposte della Spal a 14 anni, avevo sensazioni negative. Il ‘no' alla Nazionale Under 19 fu una cavolata, ma volevo festeggiare la promozione con il Sassuolo. Non ho mai rifiutato la Nazionale maggiore, me ne sono andato per un problema muscolare. Non capisco perché Conte ci sia rimasto male”.
Oggi il Sassuolo torna a San Siro contro l'Inter, sfida speciale per Domenico: “Ho sempre detto di avere il cuore nerazzurro, già in tempi non sospetti. Che festa per il triplete…”. Erano altri tempi, adesso l'Inter sta cercando di aprire un nuovo ciclo, ripartendo forse dallo stesso Berardi: “E' normale che se ne parli, nel loro progetto ci sono nuovi acquisti e possibilmente italiani. Leggo tante cose ma io parlerò di futuro a fine stagione“.
Ma il suo futuro sembra legato ai colori bianconeri, e il suo prossimo allenatore potrebbe essere Allegri: “Il mister mi deve ringraziare – scherza -, grazie ai miei 4 gol lo hanno esonerato dal Milan. Così lo ha preso la Juve e adesso può vincere la Champions. Non l'ho più incrociato dopo quella sera, se non in campo. Non mi ha mai detto ‘mannaggia a te', però nel calcio le cose vanno così. Sbagli due o tre partite e sei fuori…”.
Interrogato sul self-control, risponde così: “E' vero, una volta al terzo contatto mi si tappava la vena. Ma adesso sto cercando di cambiare. Quando ho visto la gomitata che ho dato a Juan Jesus (Inter-Sassuolo, Settembre 2014, ndr) – racconta – mi sono detto ‘quello non sei tu, devi smetterla'. E' stata un'autosqualifica più importante delle 3 giornate del giudice sportivo. Il problema è che gli arbitri e le persone non cambiano idea, se hai un'etichetta te la tieni. Nei miei confronti c'è un po' di prevenzione. E poi dovrebbero tutelare i giocatori tecnici, nel calcio ci sono troppi falli tattici e sistematici”.
Pillola di Fanta
Non è stata una stagione da incorniciare per Mimmo Berardi. L'infortunio ad agosto lo ha tenuto alla lunga distante dai campi, dopo un avvio estivo eccezionale. Solo 4 i gol per lui in 1468 minuti giocati in campionato. Ma il talento dell'attaccante calabrese non si discute PREZIOSO