Dopo una stagione appena sopra la zona retrocessione, i granata ripartono dalle idee di Giampaolo per trovare una nuova identità
Il 7 luglio scorso, il Torino ha ufficializzato l'arrivo sulla propria panchina di Marco Giampaolo, reduce dalla deludente esperienza al Milan dell'inizio della scorsa stagione. D'altronde, anche i granata arrivano da un'annata decisamente non positiva, nella quale hanno soltanto galleggiato oltre la linea rossa della zona retrocessione. Così, attraverso un credo tattico ben definito e il duro lavoro per assimilarlo appieno nel tempo più breve possibile, entrambe le parti sperano di trovare riscatto e togliersi assieme qualche soddisfazione.
Il “dogmatismo” di Marco Giampaolo
In più occasioni, Giampaolo è stato criticato per essere un tecnico dogmatico. Eppure, proprio quando nel finale della sua esperienza in rossonero ha cercato soluzioni tattiche alternative, è finito sulla strada dell'esonero. Per questo motivo, sembrerebbe logico potersi aspettare ancora una volta una certa coerenza dell'allenatore giuliese con il proprio passato professionale.
Da quando è arrivato a Empoli per sostituire Maurizio Sarri, passando per la Sampdoria e arrivando proprio al Milan, Giampaolo si è fatto conoscere per le sue idee molto precise su come far giocare la sua squadra. Della presentazione con il Diavolo, per esempio, si ricordano alcune sue dichiarazioni emblematiche come «testa alta e giocare a calcio» (in contrapposizione con il «testa bassa e pedalare» di Conte, introdottosi il giorno prima tra i cugini interisti) oppure «la mission deve essere quella di giocare un calcio appetibile e affascinante e poi, attraverso quel calcio, arrivare a vincere le partite».
Un esteta del calcio, che per questo suo idealismo è stato spesso disegnato come un santone che insegue un'utopia. E lo stesso Giampaolo ha porto ai media una serie di spunti perfetti per permetter loro di continuare a coltivare il suo personaggio. Ai tempi in cui guidava i blucerchiati, per esempio, azzardò un «non mi posso far condizionare dall'oggi e da un calcio isterico […] cambiare sarebbe come se i Rolling Stones si mettessero a suonare il liscio».
Alla sua prima gara con il Milan, poi, ha subito dato credito alle voci che lo accusavano di piegare la propria rosa ai suoi principi tattici invece che viceversa, lanciando nel suo 4-3-1-2 una serie di giocatori fuori ruolo, come Borini mezzala, Castillejo seconda punta e Suso trequartista.
Un'eventualità che potrà rivedersi anche in granata, ma senza preconcetti riguardo la sua buona riuscita: nella sua carriera, Giampaolo ha dimostrato di patire molto la pressione dell'ambiente (in rossonero si è perso nello scendere a patti tra il proprio “dogmatismo” e le caratteristiche del suo roster) e a Torino potrebbero raccogliere buoni frutti se gli daranno il tempo di infondere nella sua squadra il proprio credo. Di certezze, comunque, nel calcio ce ne sono davvero poche.
Il credo tattico di Giampaolo
Come ripetuto in più occasioni, l'aspettativa è quella di vedere il nuovo Toro scendere in campo con il 4-3-1-2 che ha portato Giampaolo a ottimi risultati con Empoli e Sampdoria. Un sistema di gioco attraverso quale il tecnico nativo di Bellinzona mira a guadagnare una superiorità numerica e tecnica nella zona centrale del campo, pur sacrificando leggermente la copertura dell'ampiezza. I terzini sono infatti gli unici esterni di ruolo, con le mezzali e le due punte che si possono allargare a seconda delle situazioni verso la linea laterale del campo.
Grande importanza ha dunque il rombo di centrocampo, nel quale si prevede la presenza di un mediano che possa spazzare vaste aree e avvicinarsi ai centrali difensivi in impostazione (pur non compiendo nella maggior parte dei casi una vera e propria salida lavolpiana), due mezzali anch'esse molto mobili e pronte a inserirsi e infine un trequartista tecnico che funga da vero e proprio fantasista offensivo, ancora meglio se dotato di un fisico che gli permetta di ricevere spalle alla porta per effettuare sponde per i propri compagni.
Il gioco maggiormente codificato nelle squadre di Giampaolo può infatti esser definito quello del “due passi avanti, uno indietro”. La palla – in costruzione e ancor più in transizione offensiva – viaggia spesso in verticale dai due centrali alle punte o al trequartista che, spalle alla porta, appoggiano ai centrocampisti fronte alla porta e guadagnano parecchi metri lanciando un attacco frontale all'avversario.
Difesa alta, densità centrale, palleggio e triangolazioni che portino a una supremazia territoriale nella metà campo avversaria, attaccanti mobili che vengano incontro e svuotino all'evenienza l'area per gli inserimenti delle mezzali: il progetto tattico di Giampaolo è ambizioso e mirato a quello che viene definito “bel calcio”. Ora tanto starà nel capire se il club granata abbia davvero investito al 100% sul suo progetto e sarà disposto – diversamente da quanto successo al Milan – a garantirgli una rosa veramente adatta alle sue necessità. Tra i granata, comunque, alcuni buoni spunti Giampaolo li ha già.
Il Torino di Giampaolo
Considerando che il parco giocatori della scorsa stagione era stato messo insieme per soddisfare il palato di Walter Mazzarri – un altro “dogmatico, ma del 3-5-2 – servirà certamente qualche modifica da apportare per renderlo funzionale al gioco di Giampaolo. Ciononostante, già con l'attuale roster granata si può intravedere una sorta di formazione-tipo dalla quale partire nella prossima stagione, con qualche aggiustamento qua e là.
Nonostante una stagione decisamente inferiore a quella precedente, Sirigu garantirebbe esperienza e qualità tra i pali, ma bisognerà capire anche se il mercato potrà riservare sorprese. Nel caso di una cessione, probabilmente i granata andrebbero su un portiere abile nel gioco palla a terra. I due centrali difensivi potranno essere ancora Izzo e Nkoulou, sebbene ci siano in rosa alternative valide come Bremer, Lyanco e Djidji nel caso in cui ci sia mercato per i due titolari.
Sulle corsie laterali le prime novità di stagione: a destra, dopo quattro anni, non ci sarà De Silvestri. Ecco allora che quella corsia potrà diventare la nuova casa di Aina, sul quale sembra aleggiare però una cessione, o ancor più probabilmente di Ansaldi. L'argentino, che lo scorso anno giocava sull'out opposto, potrà infatti lasciare spazio da quella parte al primo acquisto della sessione estiva di calciomercato, ovvero Ricardo Rodriguez, che Giampaolo ha già conosciuto nella sua esperienza al Milan. Occhio per la corsia destra anche a Singo: Giampaolo non disdegna il lancio di qualche giovane promessa e nel finale di stagione il classe 2000 ha dato sfoggio di buone qualità atletiche e tecniche.
Il centrocampo dovrà sicuramente essere rimpolpato, perché dove Mazzarri e Longo impiegavano due soli giocatori, Giampaolo ne vede tre. Attendendosi alla rosa attuale, comunque, a comporre la mediana saranno tre tra Rincon, Baselli, Meité e Lukic. Delicato il ruolo del trequartista, nel quale però il tecnico potrebbe far specializzare Verdi, uno che le doti tecniche per farlo le possiede eccome, e con entrambi i piedi. Meno adattabile a una zona così centrale del campo Berenguer, mentre non è detto che non possano trovare spazio giovani come Edera o soprattutto Millico.
In tandem offensivo, ora come ora, è certamente quello composto da Zaza e da capitan Belotti, due giocatori che solo di rado hanno fatto vedere di poter giocare efficacemente l'uno al fianco dell'altro, ma che allo stesso tempo paiono adatti al gioco di Giampaolo per la loro mobilità. Un'altra opzione è l'utilizzo di Verdi da seconda punta, con un altro centrocampista a ricoprire invece il ruolo di trequartista.
Probabile formazione Torino 2020/21
Tenendo a mente la necessità del Torino di intervenire sul mercato in entrata e le possibili partenze di giocatori anche importanti, si può comunque stilare un undici tipo che, partendo dalla rosa attualmente sotto contratto, potrebbe soddisfare le richieste del nuovo tecnico.
Torino (4-3-1-2): Sirigu; Ansaldi, Izzo, Nkoulou, Rodriguez; Meité/Lukic, Rincon, Baselli; Verdi; Zaza, Belotti. All: Giampaolo