L'esterno viola ha parlato della Nazionale azzurra e dei suoi idoli da bambino, considerando esagerata la sua valutazione da 60 milioni
Ha esordito in Serie A a 18 anni e a soli 20 è uno dei migliori giocatori della Fiorentina e persino della nostra Nazionale. Eppure Federico Chiesa non si esalta, non tesse le proprie lodi: la giusta mentalità è fondamentale per riuscire nel mondo del calcio, lui l'ha capito bene e subito. Il figlio d'arte ha parlato oggi al Corriere dello Sport, soffermandosi sia su questioni di campo che extracampo – ad esempio familiari – e valutando esagerata la valutazione da 60 milioni fatta per lui dal Cies.
Le parole di Chiesa
Sui sogni di bambino: “Vedendo mio padre giocare, non nascondo che speravo anche io di arrivare ad esordire nel calcio che conta“.
Sulla disputa con Gasperini: “Io devo pensare al campo, a giocare. Ha già parlato a sufficienza la mia società, la Fiorentina. Per me è acqua passata“.
Sulla valutazione da 60 milioni fatta dal Cies: “Io penso solo di dover dimostrare sempre il mio valore, anche se questi numeri mi paiono un po’ esagerati. La mia unica priorità è far vedere, domenica dopo domenica, chi è Federico Chiesa. Ora la mia testa è tutta per il Cagliari“.
Sul mercato: “Io ora sono felice qui, alla Fiorentina. E, ripeto, penso solo alla prossima gara“.
Sul futuro della Nazionale: “Questa è un’Italia giovane, c’è ancora tanta strada da percorrere. La mia priorità è unicamente quella di farmi trovare pronto dal ct: io non mi sento né un titolare né un pilastro, voglio solo dimostrare di meritare l’azzurro e lavorerò per far sì di poter festeggiare la prossima convocazione“.
Sugli idoli da bambino: “Senza dubbio Kakà. Come attaccante mi ha sempre affascinato Shevchenko“.
Su oneri o onori dei figli d'arte: “Io posso parlare per me: il supporto di mio padre è fondamentale, così come quello di mamma. La mia famiglia è un pezzo della mia forza“.
Su cosa c'è da migliorare: “Soprattutto le scelte. Il dribbling è un pregio, così come i falli che subisco fanno parte dl gioco. Sto dove l’allenatore mi chiede di stare e Pioli, destra o sinistra non fa differenza. Anche in Nazionale, il cross per Bernardeschi l’ho inventato da sinistra, quello per Insigne da destra“.
Sull'esultanza con il fratello Lorenzo: “Prima della gara, parlando con mio padre, ci avevamo quasi scherzato su, sapendo che a bordo campo ci sarebbe stato lui. “Se segni, vallo ad abbracciare” mi aveva detto. Quella cosa mi era rimasta dentro e l’ho fatta davvero, Anch'io ho fatto il raccattapalle con la Fiorentina e anche quando mio babbo giocava a Figline. Ricordo ancora il suo gol in un derby contro la Sangiovannese: lui segnò e corse verso di me. Diciamo che… è una questione di famiglia”.