Scoppiato il caso ultras in casa Milan ed Inter, coinvolti anche dei tesserati delle due squadre: cosa rischiano
È scoppiato un vero e proprio caso all'interno del tifo organizzato, ed in particolare di quello delle due milanesi: Inter e Milan. Nelle scorse ore sono stati arrestati diversi appartenenti alle due curve, rei di essere coinvolti in attività illecite e nella criminalità organizzata. Arresti misti, che hanno fatto venire alla luce delle situazioni e dei coinvolgimenti anche di tesserati dei due club.
Sono 19, nello specifico, i tifosi finiti in manette, sommati tra le due tifoserie. Sarebbero stati venti, ma qualche settimana fa uno dei capi ultras dell'Inter ne ha ucciso – a colpi di pistola – un altro, che era coinvolto proprio nell'indagine. Quello che è emerso sono dei contatti diretti tra la Curva Nord dell'Inter e la dirigenza, con intercettazioni anche telefoniche di chiamate con mister Simone Inzaghi. Ma non solo, anche incontri con Skriniar e cene con Calhanoglu. L'unico rossonero emerso dalle intercettazioni con la Curva Sud del Milan – ad oggi – è invece capitan Davide Calabria.
I due club si sono subito messi a disposizione delle autorità, per fornire ogni tipo di chiarimento necessario. In questo momento sono considerati parte lesa, ma la Procura di Milano ha avviato un procedimento di prevenzione, che rischia di far finire i due club in amministrazione giudiziaria, questo però se dovessero dimostrare di non avere nessun legame di sudditanza o assoggettamento verso il tifo organizzato. Questo dal punto di vista amministrativo, ci sarebbe poi da vedere la giustizia sportiva.
Inchiesta ultras, cosa rischiano l'Inter ed il Milan
Sul piano della giustizia sportiva, quello che entrano in gioco sono gli articoli 4, 25 e 27 del Codice di Giustizia Sportiva. Questi articoli regolano i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto accostabile con l'attività sportiva. Nello specifico i club hanno il divieto di contribuire finanziariamente al mantenimento dei gruppi di tifo organizzato. Inoltre sono chiamati ad osservare le norme in materia di distribuzione o vendita dei biglietti per l'ingresso allo stadio. Tra le intercettazioni emergeva proprio la richiesta, da parte di uno dei capi ultras, di avere 200 biglietti in più per la finale di Champions League tra Inter e Manchester City.
Quello che è stato violato, stando alle intercettazioni, è l'articolo 25 del Codice di Giustizia Sportiva. Tale articolo vieta le interlocuzioni con il tifo organizzato, e vieta anche di intrattenere rapporti con quei gruppi di sostenitori che non fanno parte delle associazioni convenzionate. Se dovesse essere stabilita la colpevolezza dei due club, le pene sarebbero variabili. Inter e Milan rischiano una multa, come pena minima. Nel caso in cui venisse invece alla luce una responsabilità oggettiva da parte di uno dei due club (o di entrambi), il rischio sarebbe anche una penalità di punti in classifica, un po' come successo un paio di stagioni fa alla Juventus, anche se per altri motivi. Al momento pare che il rischio più concreto sia quello di una semplice multa.
Per quanto riguarda invece i tesserati coinvolti, la situazione è sempre quella, ovvero la violazione dell'articolo 25 del Codice di Giustizia Sportiva. Tale articolo recita infatti: “Durante le gare o in situazioni collegate allo svolgimento della loro attività, ai tesserati è fatto divieto di avere interlocuzioni con i sostenitori o di sottostare a manifestazioni e comportamenti degli stessi che costituiscano forme di intimidazione, determinino offesa, denigrazione, insulto per la persona o comunque violino la dignità umana“. Anche in questo caso la pena minima è una multa, si passa poi alla squalifica per una o più giornate di campionato. In caso di particolare gravità, lo stop minimo sarebbe di quattro giornate. Per i dirigenti il rischio è una inibizione temporanea.