Dopo essere stato scagionato dalle accuse di violazione del codice etico, Michel Platini si è sfogato nel corso di una lunga intervista
Il momento difficile per Michel Platini sembra essere ormai passato, dopo le accuse di violazione del codice etico e le richieste per una lunga squalifica, l'ex numero uno della UEFA è stato scagionato dalla magistratura svizzera, che ha deciso di archiviare il suo caso. Presente ad un evento di golf in Italia, lo stesso Platini ha voluto sfogarsi in un'intervista rilasciata ai microfoni della Gazzetta dello Sport: “Sto bene, sto riscoprendo la vita di una persona normale. Adesso che il pm ha riconosciuto che non ho fatto niente, non sono un corrotto, non ho rubato, non sono quello che dicevano quei buffoni della commissione etica, mi sento un altro. E andrò al contrattacco. Da quando mi hanno accusato è stato un incubo, andavo di commissione in commissione, sicuro della mia innocenza, e mi sono trovato squalificato. Otto anni, poi 6, poi 4, e la gente ha capito che era tutto falso, tutto già scritto. Tutte quelle idiozie della Fifa su di me. Ma è stato come prendere una sberla, e poi un’altra, e poi un’altra ancora“.
L'accusa mossa contro di lui era basata su un pagamento di due milioni ricevuto per una consulenza a Blatter: “Quei soldi li ho dichiarati al fisco, ho pagato i contributi. Non è che volevo nasconderli. Piuttosto: gli avvocati della Fifa non sono pagati anche per tutelare i vice-presidenti? Percheé non me l'hanno detto che dovevo avvisare la Uefa? Ho perso 4 anni dietro alle commissioni e ai giornalisti per spiegare sempre le stesse cose. Devo recuperarli. Non mi arrendo finchè non riconosceranno che non ho fatto niente contro l'etica, che sono immacolato. Non voglio vivere con questa macchia. Quelli della commissione sono dei buffoni e di loro me ne sbatto“.
In questo periodo difficile, nel quale ha visto il peggio del calcio, Platini ha però capito una cosa: “Ho visto la faccia nera del calcio. Non me l’aspettavo. Ero entrato in politica per far sviluppare il pallone, per far giocare i bimbi, non per difendermi. Di Uefa e di Fifa non me ne può fregare di meno. Mi era spiaciuto per lo sguardo delle gente che i primi giorni era cambiato. E mi è servito per capire e fare autocritica: pensavo di essere importante, non mi accorgevo di vivere in un piccolo mondo autoreferenziale. Alla gente, dei presidenti non importa un tubo, gli importa di Messi, Ronaldo, Ibra, del fischio d’inizio e di quello finale. Ora lo so e posso vivere come una persona normale“.
Una cosa però non è cambiata, ed è il suo pensiero sul VAR: “Sono sempre stato nemico della moviola. Oggi più di prima. L’avevo detto a Blatter: ‘Una volta che cominci non sai dove finisci'. Ti fermi per tutto. Rivedi tutto. Nessun guardalinee solleverà più una bandierina. Il problema sono gli arbitri scarsi e la loro formazione“.
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