Il tecnico dei giallorossi ha troppi dubbi: dalla difesa a 3 al doppio mediano, dagli esterni a Pastore, da Schick a Dzeko
Tanti, troppi i dubbi di Eusebio Di Francesco. Siamo solo ad inizio settembre ed il campionato ha appena preso il via, ma le incomprensioni tattiche sono evidenti. Grande caos in questo momento in casa Roma, che può considerare i 4 punti in 3 partite un vero successo. La rosa è cambiata molto in estate, sono andati via giocatori chiave come Nainggolan, Alisson e Strootman, ma ne sono arrivati altri. Forse non all'altezza, forse non ancora pronti, di sicuro molto diversi. Non è certo tempo di allarmismi, ma le caratteristiche dei nuovi non si sposano alla perfezione con il progetto tecnico dell'ex allenatore del Sassuolo. Dalla difesa a 3 al doppio mediano, dagli esterni al trequartista, dalla coppia di attaccanti all'unica punta centrale: Di Francesco è in confusione, e deve uscirne alla svelta. In questo senso, la sosta per le nazionali non può che aiutare.
Difesa, linea a 3 o a 4
Il primo problema da risolvere è quello della difesa, se schierare 3 centrali e 2 tornanti di tutta fascia oppure 4 uomini in linea. Di Francesco ha sempre sposato un modulo in particolare, il 4-3-3. La difesa a 4 è quasi sempre stata il suo pane quotidiano, ma quest'anno il tecnico sembra volersi inventare qualcosa di diverso. Nelle prime due partite di campionato – rispettivamente contro Torino e Atalanta – i giallorossi sono scesi in campo con la linea a 4: Florenzi, Fazio, Manolas, Kolarov – insomma, i titolari. Poi, però, nell'anticipo della 3^ giornata a San Siro contro il Milan è cambiato tutto. Sorprendente 3-4-1-2 schierato da Di Francesco. Complice l'infortunio di Florenzi, dentro Karsdorp e Marcano. Risultato? Il terzino olandese – che dopo un quarto d'ora non ne aveva più – non ha mai visto Calhanoglu da quella parte, mentre il centrale spagnolo è stato sostituito all'intervallo. Il primo tempo della Roma contro i rossoneri non ha funzionato per nulla, e l'esperimento della difesa a 3 sembra esser stato – per il momento – accantonato.
Centrocampo, dal doppio mediano al trequartista
Partiti Nainggolan e Strootman, il centrocampo della Roma è stato letteralmente rivoluzionato. Sono arrivati in estate Zaniolo, Coric, Cristante, N'Zonzi e Pastore. Il francese acquistato dal Siviglia è stato uno degli ultimi colpi di mercato: è un Campione del Mondo, ed è ovviamente arrivato per fare il titolare. Il ragazzo può adattarsi a fare la mezzala, ma non ha il passo e l'inserimento per farlo nel modo richiesto da Di Francesco. Soprattutto per le caratteristiche del campionato italiano. Il suo ruolo è, senza dubbio, quello di mediano davanti alla difesa. Il problema? Quel posto è da anni di Daniele De Rossi, capitano e bandiera di questa squadra. Dopo una partita e mezzo, quindi, Di Francesco ha messo da parte il 4-3-3 ed optato per la soluzione del doppio regista, così da non dover più scegliere fra i due: 4-2-3-1 nel secondo tempo con la Dea, e 3-4-1-2 – diventato poi anch'esso 4-2-3-1 – con il Diavolo. La scelta dello schema tattico, porta ovviamente anche ad includere – o meno – il trequartista. Di Francesco ha quasi sempre adottato dall'anno scorso il suo 4-3-3, poiché pieno di esterni d'attacco. Quest'anno è però arrivato Pastore dal Psg, che ha un ritmo troppo blando e cadenzato – ed anche troppo talento – per ricoprire il suolo di mezzala o di esterno a sinistra. Forse poteva farlo in Francia, ma di sicuro non in Serie A. Ecco quindi spiegato il mutamento dal tanto amato 4-3-3 al 4-2-3-1, più spettacolare ma meno equilibrato: la possibilità di usufruire sia del doppio mediano che del trequartista argentino. Il problema? Rimane fuori Schick, pagato 42 milioni di euro solo un anno fa.
Attacco: l'insofferenza di Dzeko
Di Francesco deve decidere quante punte schierare. O meglio, se affiancare qualcuno ad Edin Dzeko. Il bosniaco non è mai apparso in grande sintonia con Schick, soprattutto venerdì sera a San Siro. Il numero 9 si è spesso mostrato stizzito e a braccia larghe, come se volesse sottrarsi dalla prestazione negativa di tutta la squadra. Ci ha messo sicuramente del suo, ma un po' ha ragione. Con un compagno vicino, Dzeko rende meno. L'ex Manchester City ha bisogno di spazio, di muoversi liberamente su tutto il fronte offensivo, di ricoprire da sé quegli ultimi 20 metro che tanto ama. D'altra parte, tenere in panchina un gioiello come Schick – che non può fare nemmeno l'esterno – sembra uno spreco. La società probabilmente lo vorrebbe in campo, ma a volte si fa proprio fatica. Il talento ceco non ha quasi mai convinto, e quel che è peggio è che non si sposa per niente con le caratteristiche del suo bomber: i due si pestano i piedi. In sostanza, visti i nuovi interpreti, il 4-2-3-1 sarebbe il miglior modulo per la Roma di oggi. Per tutti, tranne che per Dzeko. Il “ragazzone” ha bisogno del 4-3-3, di un centrocampo robusto e di ali veloci che la mettano in mezzo. Di Francesco deve quindi trovare un soluzione che vada bene a tutti al più presto, sia per il campionato che per la Champions League: il rischio di spaccarsi in due è molto grosso.