11 anni fa era il grande giorno, quello in cui l'Italia si sarebbe laureata campione del mondo per la quarta volta. Tra speranza e nostalgia i ricordi restano ancora più vivi che mai
“E' il 9 di luglio del 2006, è l'Olympiastadion di Berlino, è Italia-Francia, è la finale”. Le parole di Fabio Caressa ad aprire il grande evento riecheggiano ancora nella mente di tutti. Così come i brividi e le emozioni di quella serata di 11 anni fa. Era l'Italia di Lippi, era l'Italia di Cannavaro, futuro pallone d'oro, di Buffon, di Totti, di Pirlo, di Fabio Grosso. Era l'Italia del miracolo.
Non eravamo i favoriti, neanche lontanamente. Ma avevamo un cuore grande. Così grande che ci ha portato sul tetto del mondo, che ha incoronato le leggende del calcio italiano e che ci ha fatto “abbracciare forte e volerci tanto bene”. Il cielo era azzurro sopra Berlino, dopo aver eliminato in semifinale i padroni di casa, avevamo sconfitto i nostri avversari storici ed eravamo campioni del mondo dopo 24 anni.
Il cucchiaio di Zidane a Buffon, dentro per un soffio. Forse quello stesso soffio che pochi minuti dopo ha portato Materazzi in cielo e ha fatto pareggiare l'Italia. Forse quello stesso soffio che ha portato alla lite tra i due autori dei gol, con la testata e l'espulsione del capitano francese. Forse quello stesso soffio che ha alzato sulla traversa il pallone calciato da Trezeguet e che ha accompagnato in rete quello di Grosso, facendoci urlare, gioire, piangere.
L'Italia era Campione del Mondo e tutto il paese si univa per festeggiare, dimenticandosi dei problemi. Perché il calcio dev'essere soprattutto emozioni. E un'emozione così è difficile da cancellare. Non solo quella finale, ma tutto il cammino degli azzurri, con la vittoria a tempo scaduto contro l'Australia grazie al rigore di Totti e con quei gol di Grosso e Del Piero nella semifinale contro la Germania negli ultimi minuti dei tempi supplementari.
Ricordare e celebrare quella grande vittoria è più che dovuto, ma la Nazionale, ora, deve pensare anche al futuro. Le qualità per tornare grandi ci sono. La prossima estate in Russia si giocherà nuovamente il mondiale e l'Italia deve battere gli spagnoli in casa loro per evitare gli spareggi nelle qualificazioni.
Perché gli italiani vogliono rivivere ancora quelle emozioni, perché il calcio nostrano può e deve affermarsi. Tra veterani e giovani talenti, c'è la voglia di una nuova impresa e anche questa Italia può dire la sua. Il cammino è ancora lungo, ci saranno partite decisive e la prossima stagione potrà schiarire ulteriormente le idee su chi saranno i 23 che dovranno cogliere la pesante eredità per cercare di farci gioire ancora così. Con la voglia di lottare fino alla fine e gridare le tre parole più belle in questo sport: “CAMPIONI DEL MONDO“.
Fonte foto: twitter.com/vivo_azzurro