Figlio del compianto ed indimenticato Valentino, capitano del Grande Torino, compie oggi 75 anni uno dei più grandi calciatori italiani di sempre. Tanti auguri Mazzola
Quel maledetto 4 maggio 1949 è scolpito nel cuore e nella memoria di milioni di appassionati di calcio e non, perché la tragedia di Superga è qualcosa che va oltre al solo rettangolo verde. La disgrazia umana diventa mito grazie al “Dio” pagano per eccellenza: il calcio. Se tra quei 31 morti oltre ad una squadra intera di campioni leggendari figura anche il nome di tuo padre, il capitano e giocatore più rappresentativo della squadra più forte del mondo in quel momento, allora la tua esistenza è destinata ad oscillare come un pendolo tra struggente rammarico ed inarrivabile voglia di arrivare. Questo è ciò che deve aver provato Alessandro “Sandro” Mazzola, che a 7 anni neanche compiuti ha subito la terribile ingiustizia di non poter crescere con il proprio padre.
Fratello maggiore dello scomparso e, anche lui, ex calciatore Ferruccio, viene notato da Benito “Veleno” Lorenzi – grande bomber dell'Inter del dopo guerra – che lo fa entrare nelle giovanili nerazzurre dove, tra gli altri, viene allenato da un certo Giuseppe Meazza. Oltre che per il cognome altisonante, il ragazzo si fa notare per duttilità tattica, elasticità fisica e uno spirito di sacrificio esemplare. L'esordio in Serie A, a 18 anni, non è dei migliori: sarà però lui a timbrare, su rigore, il gol della bandiera nel celebre 9-1 del 10 giugno 1961 con cui la Juventus si sbarazzò di un'Inter totalmente rimaneggiata che – in segno di protesta contro la decisione della lega di far ripetere il “derby d'Italia” che al comunale di Torino fu interrotto per invasione di campo al 31′ sul risultato di 0-0 (invece di dare la vittoria a tavolino alla squadra ospite, l'Inter, per oggettiva responsabilità della squadra di casa) – schierò la formazione primavera.
Centrocampista ordinato e dinamico, dalla stagione successiva farà parte stabilmente della prima squadra e sarà proprio la sapiente mano del “Mago” Helenio Herrera a fargli fare il definitivo salto di qualità, trasformandolo da centrocampista ad attaccante dotato di tecnica e velocità da vero fuoriclasse. Per le successive 16 stagioni diventerà inamovibile titolare di una delle squadre di club più forti e celebri di tutti i tempi, la cui formazione è una filastrocca immortale che riecheggia ancora oggi nelle menti di chi ha vissuto quella straordinaria epoca per i colori nerazzurri: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Domenghini, Suárez, Corso.
La squadra del Presidente Angelo Moratti con alla guida il “Mago” Herrera si laureerà Campione d'Italia per 3 volte (1962/63; 1964/65; 1965/66), campione d'Europa per 2 stagioni consecutive (1963/64 e 1964/65) e vincerà per altrettante volte la conseguente Coppa Intercontinentale. Mazzola segnò, inoltre, il gol dell'iniziale 1-0 contro gli scozzesi del Celtic Glasgow nell'incredibile finale di Coppa dei Campioni del 1967 persa per 2-1, a Lisbona. Vincerà il suo quarto e ultimo Scudetto nella stagione 1970/71 sotto la guida di Giovanni Invernizzi che seppe incredibilmente rimontare in classifica dopo il pessimo inizio di stagione con il paraguaiano Heriberto Herrera sulla panchina nerazzura. Nel 1971 arrivò secondo nella classifica del Pallone d'Oro dietro a Johan Cruijff. La sua ultima partita fu la finale di Coppa Italia Inter-Milan della stagione 1976/77 che vide trionfare i cugini rossoneri. Chiuderà la carriera avendo indossato solamente la maglia nerazzurra per 565 volte, realizzando 158 gol.
Anche la sua carriera con la maglia della nazionale è lastricata di successi: 70 presenze in 11 anni, dal 1963 al 1974, condite da 22 gol, con la vittoria dell'unico Campionato Europeo vinto nel 1968 ed il rammarico della finale persa contro il Brasile di Pelé nel Campionato Mondiale di Messico '70, dove la “staffetta” tra lui ed il “Golden Boy” Gianni Rivera divenne caso nazionale discusso anche in parlamento.
Finita la carriera da calciatore passerà direttamente dal campo alla scrivania nerazzurra dove sarà dirigente fino al 1984. Così forte il legame con i colori della “Beneamata” che tornerà nuovamente in nerazzurro come direttore sportivo, dal 1995 al 1999, per volere dal neo presidente Massimo Moratti. Sarà uno dei principali artefici del trasferimento di Ronaldo dal Barcellona all'Inter nell'estate del 1997. Lavorerà, infine, nel Torino dal 2000 al 2003 prima di darsi al ruolo di opinionista televisivo.
Tanti auguri Sandro!
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