“Che fine ha fatto?”. Ce lo chiediamo di un amico che non si fa più sentire dopo che ha copiato i compiti di latino per tutto il liceo, del pantalone dell'abito della laurea che tua madre ha messo in un posto sicuro e che probabilmente verrà ritrovato dai tuoi nipoti, di quella ricevuta di pagamento della multa che è “sempre stata lì” ma ora che ci è arrivata la mora per non averla pagata sembra essere stata ingoiata dall'etere. Ce lo chiediamo anche per quei calciatori che sembrano destinati a prendere a pallate tutti per un'era calcistica ma che dopo pochi attimi di gloria si dissolvono come neve al sole.
Che fine ha fatto è proprio il nome che abbiamo voluto dare a questa rubrica. Per ricordare insieme quei talenti che hanno abbacinato tutti agli esordi e che ora sono dispersi in qualche campo di periferia o come direbbe qualcuno: “hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro e adesso ridono dentro al bar“.
Oggi ci vogliamo soffermare su una vecchia conoscenza del calcio italiano, che poi definire vecchia fa abbastanza ridere visto che parliamo di un classe 1998. Si tratta di Hachim Mastour, centrocampista offensivo che ha brillato nelle giovanili del Milan e destinato a ripercorrere le orme di Kakà e Ronaldinho. La sua storia calcistica inizia alla Reggiana, dal cui vivaio riesce a strapparlo Adriano Galliani. Il condor sbaraglia la concorrenza dell'Inter e allontana gli occhi di Real e Manchester United, mettendo sul piatto una cifra record di mezzo milione di euro: uno sproposito per un quattordicenne. Soldi che però risultano essere ben spesi visti i risultati della prima stagione in rossonero. Mastour gioca contro i ragazzi di uno o due anni più grandi e domina il campo in lungo e in largo. I numeri del ragazzino incantano l'Italia, trick impressionanti da funambolo, gol e assist che lo rendono un concentrato di tecnica e talento. Hachim ha tutto per essere il fenomeno che il mondo del calcio si aspetta che lui diventi.
All'età di quindici anni è aggregato alla prima squadra del Milan e fa l'esordio contro il Real Madrid durante una tournée estiva, Florentino Perez giura che farà carte false per vederlo con la maglia dei Blancos e per una volta sbaglia valutazione. Viene ingaggiato come testimonial dalla Nike e successivamente dalla RedBull per la quale gira uno spot in compagnia di Neymar, in quello che ad oggi è a tutti gli effetti il punto più alto della sua carriera. Quando non ha ancora compiuto diciassette anni viene convocato dal Marocco in Nazionale: è il calciatore più giovane ad aver esordito con la maglia del suo paese.
Per entrare a far parte dell'élite dello sport mondiale, il talento e le doti da funambolo non bastano. Se così fosse gli Harlem Globetrotters dominerebbero l'NBA e Nick Kyrgios avrebbe vinto una decina di tornei dello Slam. Ma se ci ricordiamo dei Celtics di Larry Bird e di Roger Federer un motivo ci sarà. Un doppio passo, una schiacciata, un tweener in meno e un'ora di allenamento in più… per diventare grandi nello mondo dello sport moderno e nel calcio in particolar modo ci vuole una testa da atleta, spalle larghe per reggere le pressioni e la capacità di circondarsi delle persone giuste.
Così Mastour, prestato dal Milan al Malaga per entrare a far parte del calcio professionistico inizia un andirivieni di trasferimenti temporanei che più che una carriera calcistica sembrano le vacanze di un diciottenne che ha finito la maturità. Dopo la Spagna dove gioca qualche minuto prima di cedere alle pressioni di chi lo vorrebbe già decisivo, arriva l'Olanda nella stagione successiva. Anche in casa Zwolle nulla da fare, il talento cristallino continua a non emergere in quello che sembra un lento declino. Il rientro al Milan nel 2017 ad un anno dalla fine del suo contratto è solo uno specchio per le allodole, nessun allenatore punta su di lui e nella stagione successiva a Milanello decidono di non rinnovargli il contratto.
Altro giro, altra location da vacanza, la Grecia con il Pas Lamia. L'avventura inizierebbe anche bene con diverse presenze e qualche gol ma a poco più di metà stagione il club risolve il contratto a causa di alcune frizioni causate da un infortunio, più o meno veritiero che costringono il marocchino a tornare spesso in Italia senza l'autorizzazione della società. Il rientro definitivo in Italia è un ondeggiare tra qualche mese di contratto il Serie C (come accade con la Reggina con la quale ottiene anche la promozione), apparizioni sporadiche in Serie B e un rammarico per ciò che poteva essere che lo logora dentro.
Sicuramente possiamo dire senza la paura di esser smentiti, che Mastour non ha avuto la personalità di reggere un fardello come il talento che usciva dai suoi piedi. Il suo modo di fare, supponente a volte presuntuoso lo ha reso antipatico e mal sopportato dai compagni praticamente ovunque abbia messo piede. A cominciare dal Milan, dove i calciatori più esperti non gli risparmiavano (con tutte le ragioni del caso) entrate durissime all'ennesimo tunnel provato durante il torello; finendo alla Reggina dove fu costretto ad andar via per episodi che potremmo definire bullismo. Fuori dal campo, è stato spremuto e sfruttato da chi lo vedeva solo come una gallina dalle uova d'oro, dimenticandosi di avere di fronte un ragazzino.
Oggi, Hachim Mastour è svincolato. A ventiquattro anni, quella stella che Adriano Galliani strappò al mondo intero si è completamente spenta e aspetta che qualche squadra di periferia torni a credere in lui. Il tempo per riprendersi ciò che poteva esser suo c'è, basterebbe non pensare di aver sprecato tutto, rimboccarsi le maniche e ricominciare da capo. Basterebbe poco, quel poco che passa da diventare una star ad essere dimenticato.
EDIT: dopo la pubblicazione di questo pezzo, Hachim Mastour è stato ingaggiato dallo Zemamra, formazione della Serie B del campionato marocchino. Non sappiamo se gli abbiamo portato fortuna o si aspettava una ripartenza migliore, ma è doveroso un in bocca al lupo al ragazzo per la nuova avventura, che lo possa rilanciare verso una carriera piena di soddisfazioni.