Cos'è il decreto crescita e perché dà una marcia in più ai club di Serie A sul calciomercato
Spesso negli ultimi anni si è sentito parlare, in ambito calciomercato, del decreto crescita in Serie A. Avvalendosi di questa legge i club del massimo campionato italiano possono spingersi un po' oltre con gli stipendi dei nuovi calciatori provenienti dall'estero perché appunto agevolati dal decreto. Pur non essendo stato concepito solamente per l'ambito calcistico, nel concreto il decreto crescita ha due sfaccettature che aiutano a livello finanziario i club di Serie A: una che si applica al calcio in generale ed una che si applica invece al calciomercato.
Decreto crescita nel calcio e nel calciomercato
Partiamo dicendo che il decreto crescita è un decreto di legge pubblicato il 30 aprile del 2019, che è stato convertito in legge nell'estate del 2019. Si tratta di una serie di misure atte a finalizzare la ripresa della crescita economica del nostro Paese, oltre che incrementare gli investimenti nello stesso. Nel concreto grazie al decreto crescita si hanno delle importanti agevolazioni fiscali per determinate categorie di lavoratori, tra i quali rientrano anche i calciatori.
Il decreto è entrato in vigore a partire dal 1 gennaio del 2020. Al suo interno, nell'articolo 5, è presente un articolo che è stato denominato “Rientro dei cervelli“. Previsto proprio per combatter la “Fuga dei cervelli” che ha subito il nostro Paese nel corso degli ultimi anni. Nello specifico tale articolo prevede un regime fiscale agevolato per i lavoratori (non solo italiani) provenienti dall'estero.
Per questa categoria di lavoratori, la tassazione sul reddito passa dal 45% al 25%. L'unico requisito da rispettare è che non devono essere stati residenti in Italia nel corso degli ultimi due anni e devono impegnarsi a prendere la residenza in Italia per i successivi due anni. In caso di contratto di un anno alle società non spetterebbe tale agevolazione. Per fare un esempio concreto, la scorsa estate la trattativa che ha poi portato Angel Di Maria alla Juventus è andata per le lunghe proprio per questo motivo. I bianconeri volevano un biennale per usufruire di tali vantaggi, mentre l'argentino chiedeva un contratto di una singola stagione. Avendo firmato un contratto annuale la società non ha potuto dunque usufruire di tali vantaggi fiscali.
L'agevolazione sta nel fatto che a parità di stipendio lordo pagato dalla società al calciatore, allo stesso corrisponderebbe uno stipendio netto più alto. Per esempio in caso di stipendio da 10 milioni di euro lordi, senza il decreto crescita per il calciatore sarebbero 5.5 netti, con il decreto sarebbero invece 7.5. Ecco perché il decreto aumenta l'appetibilità dei club italiani sul calciomercato. Pur non avendo un potere economico paragonabile ai top club europei, quelli italiani possono offrire stipendi più alti grazie al decreto crescita, ed è proprio quello che sta accadendo anche nel caso di Marcus Thuram. Dal maggio del 2022 è stata introdotta una nuova normativa, che prevede che tale decreto possa essere applicato solo ai calciatori che hanno compiuto almeno 20 anni e che hanno uno stipendio pari o superiore ad un milione di euro.