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Juventus, le verità shock di Bonucci: “Umiliato da Allegri. La dirigenza? Tutte bugie. Ma i miei compagni…”

Juventus, le verità shock di Bonucci: “Umiliato da Allegri. La dirigenza? Tutte bugie. Ma i miei compagni…”
Iconsport / SUSA

Leonardo Bonucci ha parlato per la prima volta dopo l'addio alla Juventus, tutte le verità del difensore dell'Union Berlino

Aveva promesso che presto avrebbe parlato e rivelato quella che è la sua verità e lo ha fatto davvero. Tramite una intervista esclusiva concessa a Sport Mediaset, l'ormai ex difensore della Juventus Leonardo Bonucci ha parlato di tutta la vicenda che lo ha portato a salutare la Vecchia Signora con un anno di anticipo rispetto alla fine regolare del contratto.

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L'avventura di Leonardo Bonucci con la Juventus

Approdato alla Juventus nell'estate del 2010 dal Bari, Leonardo Bonucci ci ha messo relativamente poco per affermarsi come uno dei difensori di punta della formazione bianconera. Esploso sotto la guida di Antonio Conte, insieme a Chiellini e Barzagli ha formato uno dei trii difensivi che hanno dominato il panorama calcistico europeo per diversi anni. La BBC bianconera era una delle difese più solide in circolazione, e con Buffon dietro lo diventava ancora di più.

L'apice è stato raggiunto con le due finali di Champions, quella del 2015 contro il Barcellona e quella del 2017 contro il Real Madrid. Una delle quali – la seconda – è stata però decisiva per far incrinare, forse definitivamente, il rapporto di Bonucci con l'ambiente bianconero. Dopo la finale del 2017 contro il Real Madrid, su quanto successo nello spogliatoio all'intervallo sono uscite numerose voci; alcune di queste con protagonista proprio Leonardo Bonucci. Complice anche qualche screzio di troppo con l'allenatore Massimiliano Allegri, a metà luglio del 2017 Bonucci ha deciso di lasciare Torino.

 

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Così il 21 luglio viene ufficializzato il suo passaggio al Milan, per 42 milioni di euro. Per accettare la proposta dei rossoneri ha chiesto anche di indossare la fascia da capitano. Dopo un solo anno non troppo positivo, il ritorno alla Juventus per 35 milioni, nell'ambito dell'operazione che ha portato Caldara in rossonero. Alla Juve quindi altre cinque stagioni, con un calo di prestazioni esponenziale dovuto anche all'età. Fino alla scorsa stagione quando, a causa anche di alcuni problemi di natura fisica, il suo minutaggio è definitivamente crollato. Adesso la rottura, che lo ha portato all'addio ed alla firma con l'Union Berlino.

I numeri di Leonardo Bonucci con la Juventus

Con 502 presenze complessive tra tutte le competizioni, Leonardo Bonucci è uno dei soli sei calciatori che sono stati capaci di raggiungere e superare il traguardo delle 500 presenze in maglia bianconera. Lui che della Juventus è stato anche capitano. Nelle 502 presenze ha trovato anche 37 gol e 10 assist.

La verità di Leonardo Bonucci sull'addio alla Juventus

A diverse settimane dalla separazione definitiva, tramite una intervista esclusiva rilasciata ai microfoni di Sport Mediaset (che uscirà nella sua versione integrale nel telegiornale delle 13:00), Leonardo Bonucci ha raccontato la verità che aveva promesso. Si parte subito con una smentita circa le dichiarazioni fatte dall'allenatore della Juventus Massimiliano Allegri nella prima conferenza stampa della stagione: “Ho deciso, dopo grandi sofferenze di intraprendere la strada della causa verso la Juventus. Ho letto e sentito cose non vere dette dalla società e dall'allenatore. È falso che a ottobre sia stato messo a conoscenza di progetti futuri che mi escludevano dalla Juve. Proprio a ottobre, anzi, mi era stata la possibilità di continuare con un rinnovo: siamo andati avanti insieme perché la società aveva capito l'importanza di avermi all'interno dello spogliatoio. Poi ho sentito le parole dell'allenatore secondo cui il concetto dell'addio a fine stagione sarebbe stato ribadito da lui stesso e dalla società a febbraio”.

La convocazione è arrivata, ma solamente a marzo: “Anche questo non è vero: l'allenatore mi ha convocato solo a fine marzo nel suo ufficio, prima della partita col Friburgo di Europa League, per dirmi che sarebbe stato il caso di anticipare – a suo modo di vedere – il mio percorso da allenatore lasciando il calcio giocato. Gli ho detto che rispettavo la sua opinione, ma che fino all'Europeo 2024 non volevo smettere. Anzi, a fine maggio avevo dato la mia disponibilità per essere la quinta/sesta scelta in difesa, a fare la chioccia“. Ed è proposito delle gerarchie difensive: “Dopo quest'incontro non ho più parlato con nessuno fino a fine maggio, dopo l'ultima partita in casa col Milan, quando incontrando la società mi veniva comunicato che nell'attuale stagione sarei partito dietro Gatti, Bremer, Danilo e un giovane della Next Gen diventando la quinta/sesta scelta in difesa e una chioccia per gli altri. Accettai senza volere creare problemi. In fin dei conti, sarebbe stato come la stagione scorsa“.

La comunicazione in realtà, a detta di Bonucci, è arrivata molto dopo: “Poi è cambiato tutto nell'estate, non ho avuto comunicazioni fino al 13 luglio. Ho annusato qualcosa solo leggendolo sui giornali fino a quando il 13 luglio Giuntoli e Manna mi hanno comunicato, venendo a casa mia, che non avrei più fatto parte della rosa della Juventus e che la mia presenza in campo avrebbe ostacolato la crescita della squadra. Questa è stata l'umiliazione che ho subito dopo 500 e passa partite in bianconero. Questo mi sono sentito dire”. Dall'esclusione alla causa alla Juventus, una questione di orgoglio: “Dal fuori rosa si arriva alla causa perché i miei diritti prevedevano che mi sarei dovuto allenare con la squadra a prescindere della scelta tecnica e messo in condizione di potere affrontare fisicamente e atleticamente la stagione successiva. Questo non mi è stato concesso, non ho più fatto allenamenti con la squadra. Mi sono sentito svuotato di tutto, umiliato, non potevo fare quello che amo di più”.


Iniziativa positiva in caso di vittoria della causa: “Non è una questione di soldi. Se dovessi vincere la causa, devolverò tutto in beneficenza. E in più voglio che la mia situazione sia per l'AIC, di cui sono consigliere, un nodo cruciale perché ogni anno persone, giocatori, uomini, professionisti che hanno meno forza della mia si trovano in queste situazioni e alla fine compromessi pur di continuare a giocare”. Verso la Juventus, però, nessun rancore: “Dopo due settimane che non sono più nella Juve, è molto difficile pensare all'ultimo periodo. Mi piace pensare alla Juventus di cui ho fatto parte, quella che vinceva, la vera Juventus, quella che in questi ultimi due anni non si è mai vista. Non ho nulla contro la Juventus. La Juventus sono i tifosi, la squadra, i miei ex compagni. Sto portando avanti questa causa perché le persone che dovevano farmi chiudere la carriera in bianconero in modo rispettoso e degno non l'hanno fatto“. Anzi, a proposito dei compagni: “Ho apprezzato la solidarietà di tanti giocatori, anche attuali, della Juve e di altre società. Tutti mi hanno manifestato la loro vicinanza per il comportamento irrispettoso della società“.

Verso Allegri – mai nominato per nome nel corso dell'intervista, ma sempre chiamato come “l'allenatore” – invece, un po' di rancore c'è: “È la seconda volta che mi trovo costretto a lasciare la Juventus, in entrambi i casi per la presa di posizione di un singolo, che non sono io… Quello che è sotto gli occhi di tutti è che non ho mai avuto un rapporto come avrei voluto con l'allenatore. Non solo per colpa mia perché ho il mio carattere e molto spesso ho preso posizioni per il bene della squadra e dei compagni. Si è così creato un corto circuito che non mi ha permesso di chiudere la carriera come avrei voluto. Mi ha fatto sorridere Pirlo, che mi ha detto che magari potrebbe succedere come a lui: continuare a vincere da un'altra parte dopo che ti danno per finito. Ho sentito anche Chiellini, con cui ho un rapporto fraterno e pure Buffon che voleva sentire la mia verità, diversa da quella scritta dai giornali“.

Sulla nazionale e l'affetto dei compagni e dei colleghi: “Voglio continuare a giocare e mettere in difficoltà Spalletti per la Nazionale. La sua telefonata per comunicarmi che non mi avrebbe convocato per queste ultime partite non era un atto dovuto, è stato un gesto che ho apprezzato tantissimo. Fa capire il suo spessore umano, la sua sincerità: non avendo avuto una preparazione consona non poteva chiamarmi in azzurro. Me l'aspettavo, non sono scemo. Ma la maglia della Nazionale la sento sulla pelle come quella della Juventus. Farò di tutto per rivestirla. Oltre al gesto di Spalletti, sono rimasto colpito dai tanti messaggi, la vicinanza di giocatori attuali della Juventus, di ex bianconeri, di compagni della Nazionale tutti che solidali. Mi hanno manifestato la loro solidarietà davanti al trattamento irrispettoso ricevuto dalla Juventus“.

Se l'avventura da calciatore in bianconero non si è chiusa di certo nel migliore dei modi, la speranza è quella di ritornarci in futuro, ma da allenatore: “Qualcosa in futuro ci sarà. Quando deciderò di cominciare ad allenare, ho bene in mente il mio percorso, quello che voglio fare. Sicuramente la Juventus quando sarò un tecnico non sarà quella di oggi e magari ci sarà il modo, un giorno, di riabbracciare i tifosi, di salutarli e fargli capire di quanto è stata importante la Juventus per me. Quella di oggi non la sento mia“.


Giuseppe Patti

Classe '96, siciliano. Innamorato delle statistiche, forse tanto quanto del calcio. Appassionato di cinema e serie tv, oltre che di tutto quello che ha a che fare con numeri e record.

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