I tifosi del Legia Varsavia ricordano, in modo molto discutibile, le violenze di Varsavia del 1944
Con l'avanzare dei turni preliminari di Champions League, aumenta anche la caratura delle squadre: dalle semisconosciute squadre di Gibilterra o di Malta si arriva a club più blasonati come il Celtic, la Steaua Bucarest, il Rosenborg oppure club dal tifo molto caldo e accanito, è il caso del Legia Varsavia. I polacchi, ultimamente presenti molto spesso nelle competizioni europee, sono noti per la loro tifoseria molto calda, rigidamente schierata politicamente – destra nazionalista – e spesso dedita ad atti di violenza.
Non sono mancate coreografie spettacolari, come quella dello scorso anno, la celebre “Guess who's back” – il Legia mancava da ben 20 anni dalla principale manifestazione continentale – seguita purtroppo da spiacevoli attacchi e da risultati pessimi. Ieri sera, durante la sfida contro i kazaki dell'Astana, che hanno poi vinto il match, si sono ripetuti ma con una coreografia molto meno gioiosa e per certi versi scioccante. Una pistola puntata alla tempia di un bambino da parte di un gerarca nazista, il tutto contornato da una data: 1944. Sotto, la scritta di spiegazione del gesto: “Durante la rivoluzione di Varsavia, i tedeschi uccisero 160 mila persone. Migliaia di questi erano bambini“. La UEFA, conscia di questa ricorrenza, ha intimato alle squadre di rispettare un minuto di silenzio prima del match ma i tifosi polacchi hanno reagito, stavolta pacificamente, intonando un canto popolare.