Sbloccatosi con la Fiorentina, Gerson ha passato due anni tormentati da quando la Roma lo ha acquistato dalla Fluminense. E quel padre troppo presente…
Protagonista assoluto con una doppietta nella vittoria per 4-2 della Roma contro la Fiorentina, Gerson si è finalmente presentato al mondo del calcio dopo un'attesa di più di un anno. Ogni qual volta veniva schierato titolare, da Spalletti prima e Di Francesco poi, il popolo romanista ha sempre gridato allo scandalo, ma lui domenica scorsa ha risposto come si deve. Ma andiamo a vedere più nello specifico chi è Gerson.
UNA CARRIERA PRECOCE – Gerson Santos da Silva, meglio noto come Gerson, nasce il 20 maggio 1997 a Belford Roxo, un comune dello stato di Rio de Janeiro. Inizia la carriera nella Fluminense, dove esordisce in prima squadra il 22 febbraio 2015, quando aveva appena 17 anni. I numeri che fa vedere alla Fluminense sono di alta scuola e l'estate seguente se ne accorgono Juventus, Barcellona e Roma. Dopo una lunga trattativa è il buon Sabatini, all'epoca Direttore Sportivo della Roma, che verserà nelle casse del club brasiliano 17 milioni di euro, per un neo 18enne come Gerson: un'enormità. Il giovane rimane in prestito alla Fluminense fino alla fine del campionato brasiliano: è la finestra invernale del gennaio 2016 e Gerson sembra diretto nei classici 6 mesi di ambientamento in una squadra minore come il Frosinone, avendo la Roma finito gli slot per gli extracomunitari. Il padre però si oppose: fu Marcos Antonio Silva a non volere il prestito del figlio ai ciociari, costringendo la Roma a rispedirlo in prestito alla Fluminense. Tornerà a Roma il 1° luglio 2016.
SPALLETTI E LA MAGLIA DA TITOLARE CON LA JUVENTUS – Quando Gerson sbarcherà nella Capitale, il biglietto da visita è un sacrilegio per i tifosi giallorossi: una foto che lo ritrae con la maglia numero 10, ma con su scritto il suo di nome, non quello dell'idolo Totti. Un gesto troppo incauto di Sabatini, colui che regalò quella maglia al talento sudamericano. Il suo primo allenatore giallorosso è stato Luciano Spalletti che gli regalerà 3 minuti nel disastroso match dei preliminari di Champions persi per 3-0 contro il Porto. Da quel giorno, tantissima panchina, pochissimi minuti di gioco, per poi arrivare al 17 dicembre 2016: la partita è Juventus-Roma, Spalletti lascia a sorpresa Salah in panchina e concede una maglia da titolare a Gerson; l'incredulità dei tifosi giallorossi è servita. Viene sostituito al 45′ dopo un primo tempo in cui Alex Sandro lo ha totalmente annullato; la strada per un prestito nell'imminente mercato è spianata. A gennaio arriva il Lille, pronto a prenderlo in prestito oneroso a 5 milioni, con un riscatto fissato a 13. Sembra tutto fatto, ma in pochi sanno che fu ancora suo padre ad opporsi. Gerson rimase a Roma e quel rifiuto sancì la sua fine: mai più un minuto in campionato, solo panchina.
ECCO DI FRANCESCO, TOCCASANA PER I GIOVANI – In estate un altro tentativo di prestito sembrava l'ipotesi più giusta e percorribile, sia per il ragazzo che per la Roma. Ma c'è la svolta: il ragazzo parla tanto con Di Francesco che decide di scommettere su di lui, un giovane 20enne di belle speranze, ma finora clamoroso flop. La prima seria mossa di Eusebio è azzardatissima: Gerson titolare in Chelsea-Roma e ai tifosi romanisti sembra riaffiorare quel Juventus-Roma di un anno prima. Grande stadio, grande avversario, ma epilogo diverso. Il brasiliano gioca bene, grazie anche alla grande prova di squadra dei giallorossi; Di Francesco, uno che a Sassuolo ha dimostrato di saperci fare coi giovani, vuole insistere su Gerson. Ancora titolare col Crotone, ma è con la Fiorentina che arriva la svolta: la pioggia scende incessantemente sul Franchi di Firenze, dove passano appena 5 minuti e Gerson segna il suo primo gol in maglia giallorossa. “Finalmente” verrebbe da dire e come se non gli bastasse, bissa la prima rete, segnandone un'altra al 30′. “Una testa diversa e la fiducia di Di Francesco: queste sono le chiavi della mia prima doppietta con la Roma“.
I tifosi giallorossi ora hanno un solo compito e dovere: non pressarlo eccessivamente. È giusto attendersi tanto da un ragazzo pagato 17 milioni, che finalmente si è sbloccato con la doppietta di Firenze, ma ha solo 20 anni. Tanti giovani calciatori si sono persi dopo un exploit iniziale e si sà come la piazza di Roma sia particolarmente esigente. Gioire con lui e per lui è giusto, ma la crescita di un calciatore è un qualcosa che deve avvenire a piccoli passi.