Considerato tra i calciatori africani più forti di ogni epoca, compie gli anni uno degli eroi del triplete nerazzurro. Samuel Eto'o soffia 37 candeline
Se andassimo in Africa, nel cuore di quel meraviglioso continente e chiedessimo ad un bambino – uno dei tanti che corre dietro ad un pallone in mezzo ad una strada polverosa di una delle, complicatissime e contraddittorie, metropoli del “continente nero” – cosa vorrebbe fare da grande la risposta molto probabilmente sarebbe una sola: diventare come Samuel Eto'o.
L'attaccante camerunese non è soltanto – insieme a icone come George Weah e Didier Drogba – tra i giocatori africani più forti di tutti i tempi ma è anche un esempio di lotta al razzismo, in prima linea per difendere i diritti dei bambini africani e per cercare di sollevare il suo meraviglioso continente da anni, secoli, di miseria e povertà. Grazie al suo straordinario talento calcistico è arrivato dove né la politica, né le organizzazioni no profit, né la solidarietà internazionale è riuscita ad arrivare. Un mito, un'icona, un campione sinonimo di tolleranza, di speranza e di futuro.
Nato in Camerun il 10 marzo 1981, il giovane Samuel viene subito notato dai talent scout locali che lo fanno entrare nella Kadji Sport Academy di Douala, la seconda città più importante del Camerun dopo la capitale Yaoundè, fucina di numerosi talenti camerunesi coltivati con la speranza di vederli un giorno firmare un contratto per qualche club europeo. Sarà proprio che a 16 anni, nel 1997, osservatori del Real Madrid lo notano portandolo in terra castigliana. Dopo 3 stagioni passate in prestito tra Leganes, Espanyol e Maiorca sarà proprio la società delle Baleari ad acquistarne il cartellino per la cifra record per il club isolano di 4 milioni e mezzo di euro. Nelle 4 stagioni maiorchine si confermerà come uno dei giovani attaccanti più interessanti di tutto il campionato spagnolo, complici anche la medaglia d'oro conquistata con la sua nazionale alle Olimpiadi di Sidney nel 2000 e le 2 Coppe d'Africa vinte nel 2000 e nel 2002.
Il grande salto nella sua carriera arriverà nel 2004, quando saluterà il Maiorca da recordman di gol segnati in casa nella storia del club (54), per accasarsi al Barcellona che per acquistarlo spenderà 24 milioni di euro sottraendolo alla concorrenza del suo ex club, il Real Madrid, che tentò in tutti i modi di riportarlo in maglia bianca. In Catalogna – sotto la guida di Frank Rijkaard – il camerunese si consacrerà come uno dei migliori attaccanti al mondo, vincendo una Champions League, 2 Liga consecutive nel 2004/05 e nel 2005/06 ed il titolo di “Pichichi” (capocannoniere del campionato spagnolo) nella stagione 2005/06 con 26 marcature.
Nell'estate del 2008 sulla panchina dei blaugrana arriva Josep Guardiola che intende smantellare la squadra stellare del suo predecessore incentrando tutto il gioco offensivo intorno all'astro nascente Lionel Messi. Ronaldinho, Deco e lo stesso Eto'o sono sulla lista dei partenti e solo quest'ultimo rimane in maglia “culé” nonostante i rapporti con il tecnico siano molto freddi e la presenza di un concorrente del calibro di Thierry Henry per una maglia da titolare. In quella stagione Eto'o segnerà la bellezza di 36 gol in 52 presenze, risultando fondamentale per il raggiungimento del “triplete” (Liga, Champions League e Coppa del Re) da parte del Barcellona.
Il rapporto con il tecnico non migliora e nell'estate del 2009 Eto'o sarà protagonista di uno degli scambi di mercato più celebri della storia: stante il rifiuto da parte del fantasista bielorusso Hleb di rientrare nell'affare che avrebbe portato Zlatan Ibrahimovic al Barcellona, verrà inserito nella trattativa che verrà chiusa per 46 milioni di euro più il suo cartellino in cambio dello svedese, smanioso di lasciare l'Inter in cerca di un club che possa finalmente fargli vincere la tanto agognata Champions League.
“Qui all'Inter ho un allenatore che mi dice le cose in faccia, che mi rispetta e che non mi stringe la mano solamente perchè ci sono le telecamere“, così si esprimerà Eto'o in un'intervista durante la sua prima stagione in Italia, elogiando il suo rapporto con Josè Mourinho. Quella stagione – 2009/10 – sarà quella dell'appuntamento con il destino per l'Inter e tutto il popolo nerazzurro: guidati da un leader d'eccezione come il tecnico di Setubal, Eto'o e compagni riusciranno nella leggendaria impresa di vincere Serie A, Coppa Italia e soprattutto quella Champions League che nei pressi di Appiano Gentile mancava da 45 anni. Il primo “triplete” nella storia del calcio italiano e secondo consecutivo per l'attaccante camerunese che diventa il primo giocatore nella storia del calcio a riuscire in tale impresa. Il rapporto tra Eto'o e Mourinho sarà fondamentale per raggiungere questi trionfi: commovente lo sforzo e l'impegno profuso dal numero 9 nella semifinale di ritorno di Champions League, a Barcellona, con l'Inter in 10 dopo la controversa espulsione di Thiago Motta, che lo ha visto disimpegnarsi da terzino sinistro per tutta la partita andando diligentemente a sopperire in fase difensiva all'inferiorità numerica. Prestazione fondamentale per guadagnarsi la notte di Madrid contro il Bayern Monaco, vinta per 2-0. Finale iniziata con Josè Mourinho che decise di lasciare il discorso pre partita proprio al capitano del Camerun data la sua straordinaria fame e cultura della vittoria.
La seconda stagione nerazzurra vede Benitez raccogliere il testimone tecnico di Mourinho, nel frattempo accasatosi sulla panchina del Real Madrid, ma i risultati non saranno gli stessi: Eto'o segna paradossalmente più della stagione precedente ma la squadra non gira ed i risultati scarseggiano. Supercoppa Italiana di agosto contro la Roma a parte, l'unica soddisfazione dell'annata 2010/11 sarà la vittoria del Mondiale per Club, a Dubai, contro i congolesi del Mazembe dove Eto'o si farà notare oltre che per la vittoria del premio di miglior giocatore del torneo, anche per l'esultanza alla “Oronzo Canà” nel secondo dei 3 gol con cui l'Inter liquiderà gli africani. Chiuderà le sue 2 stagione all'inter con l'impressionante numero di 53 gol in 102 apparizioni.
Nell'estate 2011 cede alle lusinghe dei russi dell‘Anzhi Makhachkala, club caucasico ma che si allena a Mosca per motivi di sicurezza data la delicata situazione nella vicina Cecenia. Sessanta milioni in 3 anni, questo il contratto stipulato da Eto'o e 25 milioni di euro nelle casse dell'Inter per portare il campione africano nel campionato russo. In Russia rimarrà 2 stagioni segnando 36 reti in 73 presenze, ma il richiamo di campionati più competitivi è irresistibile e a 32 anni, nell'agosto 2013, Eto'o si sente ancora in grado di dare molto al calcio; soprattutto in un campionato dove non ha mai giocato come la Premier League. Sarà il Chelsea, dove ritroverà il suo “mentore” Mourinho, che gli farà firmare un contratto annuale. Sulle sponde del Tamigi l'attaccante non sarà mai vero protagonista e lascerà dopo una stagione con 21 presenze e 9 gol segnati. La sua voglia di Premier, però, non si esaurisce e nell'estate del 2014 firma per i “toffees” dell'Everton. Anche qui il minutaggio sarà ridotto e dopo appena 4 gol segnati – nel gennaio 2015 – firmerà per la Sampdoria tornando in Italia dopo 4 anni. Sei mesi in blucerchiato conditi da tanto carisma e tanta esperienza, ma pochi gol: solamente 2. Nel frattempo si ritira dalla sua nazionale da capitano e con 118 presenze all'attivo (secondo per presenze nella storia del Camerun insieme all'ex Real Madrid Geremi e dietro solamente a Rigobert Song con 137) e 56 gol segnati.
Rescinde con la Sampdoria e, nell'agosto 2015, tenta una nuova avventura nel campionato turco nelle fila dell'Antalyaspor, club neopromosso in Super Lig. Lo score qui migliora e in due stagioni in maglia biancorossa siglerà 44 reti in 77 presenze prima di trasferirsi nel gennaio di quest'anno nei rivali del Konyaspor, con il grande disappunto dei suoi ex tifosi. La carriera di Eto'o continua, perchè anche a 37 anni ci sono ancora traguardi da raggiungere. Tanti auguri Re Leone.