L’Ottavo Re di Roma faceva il suo primo ingresso in campo con la maglia giallorossa esattamente 30 anni fa: ecco i suoi momenti più entusiasmanti
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- L’Ottavo Re di Roma faceva il suo primo ingresso in campo con la maglia giallorossa esattamente 30 anni fa: ecco i suoi momenti più entusiasmanti
- 28 marzo 1993: l’esordio in Serie A con la maglia della Roma
- 4 settembre 1994: il primo gol in Serie A
- 17 ottobre 1998: la fascia da capitano della Roma
- 29 giugno 2000: cucchiaio a Van der Sar con la maglia dell’Italia
- 17 giugno 2001: l’unico scudetto della sua carriera
- 9 luglio 2006: il Mondiale di Germania con l’Italia
- 28 maggio 2017: il giorno dell’addio al calcio
Per qualcuno è il migliore, per qualcun altro una leggenda del calcio, per altri ancora l’ultima vera bandiera. Di sicuro, quello che ha fatto in campo in oltre 25 anni di carriera va di diritto negli annali del calcio mondiale. Anche perché tutti i suoi numeri e le sue gesta le ha fatte con due sole maglie addosso: quella della magica Roma e quella della Nazionale Italiana.
Niente prestiti in giro da giovane – vedasi la Sampdoria – e niente super squadre nel pieno della sua carriera, una su tutte il Real Madrid. Ha vinto meno di quello che poteva vincere? Sicuramente sì. Il Pallone d’Oro lo avrebbe meritato, ma non essendo neanche mai andato vicino a vincere la Champions League era praticamente impossibile che tale premio gli venisse riconosciuto. In cambio però, ha ottenuto dal suo popolo – quello giallorosso, ovviamente – qualcosa che quasi nessuno in questo “sporco” sport può vantare: gloria eterna, riconoscenza infinita, passione incontrollabile.
Con le sue giocate e i suoi gol ha unito almeno 3 generazioni. Non è forse questo quello che fa un re con i suoi seguaci? Beh, d’altronde, di Ottavo Re di Roma ce n’è solo uno.
Stiamo ovviamente parlando di Francesco Totti, detto anche “Er’ Pupone”, l’ultimo vero e romantico numero 10 di una dinastia che forse non esiste più. Rivediamo quindi insieme i più bei momenti vissuti dal capitano giallorosso nella sua incredibile carriera da calciatore della Roma e dell’Italia.
28 marzo 1993: l’esordio in Serie A con la maglia della Roma
È il 28 marzo del 1993. La Roma sta giocando una gara di campionato a Brescia, allo Stadio Rigamonti. A credere per primo in lui fu il grande Boskov, che a pochissimi minuti dal termine lo manda in campo al posto di Rizzitelli. Totti tocca a stento la palla, ma poco importa: il ragazzo ha appena 16 anni ed è già stato proiettato nel mondo dei grandi.
Nessuno dei presenti ancora lo sa, ma hanno appena visto i primi minuti in campo da professionista di uno dei giocatori più forti nella storia del calcio italiano. Questa data rimarrà quindi incisa per sempre nella mente di quel giovane, ma anche dei suoi tifosi e della Roma.
4 settembre 1994: il primo gol in Serie A
Pochi mesi prima ha iniziato ad assaggiare i terreni della Serie A, per poi entrare in pianta stabile nella prima squadra. Boskov lo ha scoperto, ma ad averlo reso celebre è stato mister Carletto Mazzone. In quell’estate la Roma infatti cambia guida tecnica, e per Totti è una fortuna.
Mazzone lo tratta praticamente come un figlio, e lui ricambia alla grande. Non era neanche maggiorenne, ma il tecnico vedeva in lui qualcosa di diverso. Negli allenamenti lo coccolava, ma lo faceva di nascosto, in segreto, con dolcezza. L’obiettivo fu presto chiaro: proteggerlo. Un talento così puro e cristallino aveva infatti bisogno di esser difeso da tutto e da tutti: compagni gelosi, avversari duri, giornalisti accaniti. E così il mister si esibiva in dribbling degni del suo protetto ad ogni domanda che lo riguardava, e stava molto attento anche a non farlo partecipare ad alcuna conferenza stampa – proprio per lasciarlo tranquillo.
Poi finalmente arriva il 4 settembre del 1994, la prima partita di campionato. Balbo viene lasciato fuori per via della regola sugli stranieri nella formazione titolare (massimo 3), e allora spazio proprio al ragazzino. All’Olimpico arriva il Foggia e la gara finisce 1-1. Autore del gol? Proprio Francesco Totti. Su una palla scucchiaiata dentro Fonseca fa la sponda di testa per il giovane, che arriva in corsa e di prima di sinistro realizza la sua prima rete. No, ora Mazzone non può più nasconderlo. Mai nessuno avrebbe potuto immaginare che quella sarebbe stata solo la prima di ben 250 gioie personali in Serie A con la maglia della Roma.
17 ottobre 1998: la fascia da capitano della Roma
Nel 1997 arriva Zeman a Roma. Per il giovane talento, che stava già diventando Francesco Totti, è l’ennesima fortuna. Il boemo infatti lo mette al centro del progetto, costruendo la squadra attorno a lui – che nel frattempo aveva anche chiesto ed ottenuto la maglia numero 10 ereditata da Giannini.
L’ennesima consacrazione arriva però all’inizio della stagione successiva, precisamente il 17 ottobre del 1998. A Roma arriva la Fiorentina di Batistuta, gara valida per la 5^ giornata di Serie A. I padroni di casa vincono 2-1 in rimonta grazie alla rete decisiva proprio di Totti nel finale. La ciliegina sulla torta? Fu la prima volta per lui con la fascia da capitano della Roma al braccio. Ereditata da Aldair, quel giorno il popolo giallorosso scoprì il suo nuovo capitano.
E la situazione rimarrà tale, visto che in data 31 ottobre 1998 la cosa venne ufficializzata, a partire dal match casalingo contro l’Udinese. Da allora, per 19 anni, il capitano della Roma ha un nome ed un cognome ben preciso: Francesco Totti.
29 giugno 2000: cucchiaio a Van der Sar con la maglia dell’Italia
Nel frattempo, tutt’Italia e tutto il mondo si sono accorti del suo talento. Totti inizia ben presto ad esser convocato con la nazionale italiana, facendo parte di un gruppo ricco di giocatori di livello assoluto. Il capitano giallorosso arriva quindi come uno dei talenti più attesi agli Europei del 2000. Qui il ct Dino Zoff prende una decisione ben precisa: Francesco Totti e Alessandro Del Piero sono due fenomeni assoluti, due numeri 10 preziosissimi, ma per l’equilibrio della squadra non può permetterseli entrambi. E quindi li alterna con una staffetta continua per tutto l’Europeo. Prima uno e poi l’altro, e viceversa.
Si arriva quindi alla semifinale contro l’Olanda, una squadra all’epoca fortissima. Gli Orange dominano la partita in lungo e in largo con l’Italia rimasta anche in 10, ma sbagliano clamorosamente nell’arco dei 90 minuti ben 2 calci di rigore: prima de Boer e poi Kluivert si fanno ipnotizzare da super Francesco Toldo. Terminati anche i supplementari e fermi sul punteggio di 0-0, si arriva così alla lotteria finale dei tiri dal dischetto.
Come terzo rigorista ecco che arriva Francesco Totti. Van der Sar si muove sulla linea di porta, è letteralmente un gigante. Ma il capitano della Roma non lo sa, e lo beffa lo stesso. “Mo je faccio er cucchiaio” rivolto a Nesta e Maldini diverrà una delle più celebri frasi nel mondo del calcio italiano: come a dire “tranquilli, ora ci penso io a questo qua”. Perché questo era Francesco Totti: spavaldo e geniale, soprattutto quando più contava. E così fu. Pallonetto a Van der Sar, Italia in finale ed Olanda che torna a casa senza aver ancora ben capito cosa sia successo.
17 giugno 2001: l’unico scudetto della sua carriera
Francesco Totti tocca però forse l’apice della sua carriera il 17 giugno del 2001. È già tra i calciatori più forti al mondo, riconosciuto da tutti come uno dei talenti italiani più cristallini della sua generazione e di quelle passate. Ma la Roma è un’altra cosa. Roma è un’altra cosa. Serve vincere nella Capitale, lasciare un segno indelebile. Anche perché l’anno prima a trionfare in campionato erano stati proprio i cugini rivali della Lazio.
E così ecco che arriva la stagione perfetta. Con Fabio Capello in panchina e compagni come Montella e Batistuta in attacco, Totti trascina la sua Roma – perché nel frattempo lo è proprio diventata – allo scudetto. Decisiva la vittoria all’ultima giornata all’Olimpico contro il Parma per 3-1, con a segno i 3 tenori giallorossi. La Roma torna quindi ad essere Campione d’Italia dopo ben 18 anni. L’Olimpico è una bolgia, la città esplode. In quella stagione, i giallorossi solleveranno anche la Supercoppa Italiana.
Ora sì, finalmente ci è riuscito. Se mai ci fossero stati dubbi prima, ora nessuno può dire il contrario: Francesco Totti è indubbiamente, e di gran lunga, il più grande giocatore della storia passato da Roma.
9 luglio 2006: il Mondiale di Germania con l’Italia
E dopo aver conquistato Roma? Rimane da fare lo stesso con l’Italia, o meglio con il mondo. Sì perché nel frattempo l’Italia ruota sempre più attorno a lui, ma Totti non riesce ancora a portare quella passione che vorrebbe: arrivano infatti le delusioni del Mondiale del 2002 e dell’Europeo del 2004. Nell’estate del 2006 però – periodo nervosissimo e carico di tensione in Italia per via dello scandalo Calciopoli – c’è grande attesa per il Mondiale di Germania. Gli azzurri del ct Marcello Lippi non arrivano da favoriti, ma sanno di avere le carte per giocarsela in qualche modo. Non saremo il Brasile o la Francia, ma il cuore che ci mettiamo noi non ce lo mette nessuno.
C’è un problema però: a poco più di 3 mesi dall’inizio del Mondiale, il numero 10 si rompe il perone contro l’Empoli. Da lì inizia un periodo di grande paura e sconforto: la stagione con la Roma se ne va, e il Mondiale con l’Italia è a fortissimo rischio. Ma mister Lippi lo rassicura subito dopo l’operazione: “io ti aspetto”, gli dice ancora sul lettino. E così fu.
Totti sta tutt’altro che bene, non riesce ad accelerare e fatica a provare le sue solite giocate. È un giocatore praticamente a mezzo servizio e il Mondiale non è un’amichevole, anzi. Ma Totti è Totti, e mai nessuno probabilmente sarebbe andato in Germania senza il nostro numero 10. Lippi infatti lo porta eccome e comincia fin da subito a buttarlo nella mischia, quasi sempre da titolare al posto di Alex Del Piero. La scelta è azzeccata, perché il capitano giallorosso risultò decisivo più volte in quella manifestazione: su tutte, il rigore a tempo scaduto agli ottavi di finale contro l’Australia che ci ha regalato il passaggio del turno. E il resto è storia. L’Italia batte la Francia in finale ed è Campione del Mondo. E’ festa immensa al Circo Massimo!
28 maggio 2017: il giorno dell’addio al calcio
Come tutte le cose però, soprattutto quelle belle, anche questa storia prima o poi deve finire. In mezzo ci sono state tante altre soddisfazioni che Er Pupone si è tolto: dal titolo di capocannoniere della Serie A alla Scarpa d’Oro, dai gol nel derby contro la Lazio alla clamorosa rimonta contro la Sampdoria con Spalletti tornato in panchina. Poi però ecco che arriva quel giorno tanto temuto: il giorno dell’addio.
Totti gioca la sua ultima partita con la maglia della Roma – ed ovviamente da professionista – il 28 maggio del 2017. All’Olimpico arriva il Genoa, mentre i giallorossi devono ancora conquistare un posto in Champions League. Spalletti decide quindi ancora una volta di non farlo partire dall’inizio, salvo poi servirsi di lui nei minuti finali per mettere in ghiaccio il risultato e la vittoria. Totti entra e fa quello che deve fare: si fa dare palla, la protegge vicino alla bandierina, subisce fallo, va per terra, si rialza e se la fa ridare. Così per diversi minuti. Praticamente non si gioca più.
Poi il triplice fischio. L’Olimpico è un misto tra festa e sconforto, tra esultanza e tristezza. Per un motivo o per l’altro, tutti piangono. Ma proprio tutti. E ci mancherebbe anche, è l’ultima partita di calcio nella carriera dell’Ottavo Re di Roma.
Dopo la gara c’è anche un discorso d’addio, dove Totti cerca di spiegare le sue emozioni al microfono, ma anche lui non riesce giustamente a trattenersi. In certi casi però, forse, ogni parola è superflua: bastano gli occhi lucidi, quella maglietta rossa col numero 10, quelle scarpette d’orate e quella fascia da capitano tanto pesante quanto carica di storia.