Mondo del calcio in lutto per la morte di Maradona, colpito da un fatale attacco respiratorio mentre si trovava nella sua casa di Tigre. Aveva 60 anni
Diego Armando Maradona è scomparso, così riporta il quotidiano argentino Clarin. Il Pibe de oro si è arreso ad un fatale arresto cardio-respiratorio, mentre si trovava nella sua abitazione di Tigre, dove si era sistemato dopo l'intervento alla testa. Il fuoriclasse argentino aveva 60 anni e circa dieci giorni prima era stato dimesso dopo il delicato intervento per la rimozione di un coagulo di sangue alla testa. Il calcio e tutto il mondo dello sport è in lutto per la scomparsa di una delle figure più iconiche della storia sportiva. Il dio del calcio ha voluto che se ne andasse nello stesso giorno di un'altro mito di questo sport, ovvero George Best.
La storia del più forte di tutti i tempi
È difficile trovare le parole per spiegare ciò che è stato Maradona per il mondo del calcio e dello sport in generale. Genio, poesia, pazzia e tanto altro per descrivere la vita del Pibe de Oro − nato a Lanus da una famiglia molto modesta e in una situazione economicamente e socialmente molto precaria − diventato il giocatore più forte di tutti i tempi. Rimarranno nei cuori e nella testa dei tantissimi tifosi di questo sport, le straordinarie gesta del Diez, regalate con la maglia della sua nazionale, l'Argentina o con i propri club di appartenenza, Barcellona e Napoli in primis. Figura sportiva influente allo stato massimo: con i suoi animi attivisti, seguace di Che Guevara, il grande amore verso Buenos Aires e il Boca Junior, passando per la città e la squadra che lo hanno eretto a mito assoluto, ovvero Napoli.
Maradona è stato il punto di riferimento per ogni bambino che si cimentasse nel gioco del calcio. La sua abilità palla al piede, quel sinistro magico che gli ha permesso di trovare delle parabole impossibili e quella sua voglia matta di divertirsi ad ogni partita e ad ogni gol, rimarranno negli annali del calcio. Il Maradona fuori dal campo ha vissuto una vita molto difficile, sopportando innumerevoli complicanze. I problemi con la droga sia a Barcellona che a Napoli, le continue cadute e gli altrettanti ritorni, perché citando Hemingway: “L'uomo non è fatto per la sconfitta. Un uomo può essere distrutto, ma non può essere sconfitto“. È stata probabilmente questa sua doppia vita − divino e perfetto sul prato verde, complicato e imperfetto fuori dal campo − a renderlo un mito eterno.
Dalla mano de Dios agli scudetti in Italia
La carriera di Maradona è stato costellata da importanti successi e soddisfazioni. Partendo con la sua nazionale − l'Argentina − rimarrà senza dubbio nella storia il Mondiale vinto nel 1986 in Messico. Competizione vinta praticamente da solo dal Pibe de Oro, che dimostrò al mondo intero la sua meravigliosa classe nel quarto di finale contro l'Inghilterra. Prima la famosa “Mano de Dios“, a beffare Shilton per l'1-0 e poi quella straordinaria cavalcata a superare mezza squadra inglese, che portò il risultato sul 2 a 0. Rete, da molti, considerata come la più bella di tutti i tempi.
Con i club, la storia di Maradona ha avuto una certa disparità. Importante quella in Argentina con le maglie di Argentinos Juniors e Boca Juniors. Con la prima, mise a segno 116 gol in 166 partite, senza però riuscire a vincere un trofeo, il quale arrivò con la sua prima esperienza al Boca Juniors. Con la vittoria del campionato argentino, Maradona approdò poi in Spagna al Barcellona, dove in due anni di blaugrana (dal 1982 al 1984), vinse una coppa del Rey, una Supercoppa spagnola e una Coppa della Liga (trofeo non più esistente).
Ma sarà in Italia, che la storia di Maradona si trasformerà in mito assoluto. Arrivato nell'estate del 1984 per 13 miliardi e mezzo di lire, resterà sotto il Vesuvio fino al 1991. Le gesta in azzurro saranno epocali, qui vincerà due scudetti (gli unici del Napoli) − il primo nel 1987, il secondo nel 1990 − una Coppa Italia (1987), una Supercoppa italiana (1990) e una Coppa Uefa (1989). Per il regolamento Uefa in vigore all'epoca, per cui un giocatore extraeuropeo non poteva vincere il Pallone d'oro, gli venne conferito quello alla carriera solo nel 1995.
Dopo la partenza da Napoli, Maradona volò nuovamente in Spagna al Siviglia, per chiudere poi la sua carriera in Argentina tra Newell's Old Boys e Boca Juniors.
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