Compie 42 anni il centrocampista brasiliano leader nella Roma Campione d'Italia nel 2001, nella Juventus e nel Real Madrid sempre con il “mentore” Fabio Capello in panchina
Ci sono segni nell'esistenza umana che in modo più o meno esplicito ci indicano un cammino, una via o almeno ci danno un indizio verso la strada che dovremmo seguire per completare il nostro naturale percorso. Se nasci in una città che si chiama Pelotas, nell'estremo sud del Brasile, ad una manciata di chilometri dal confine con l'Uruguay un motivo ci sarà. “Pelotas” in spagnolo significa “palloni” e data la vicinanza al confine uruguayano l'influenza della lingua spagnola nel sud del Brasile è molto forte. Palloni, come quelli che Emerson Ferreira da Rosa nella sua carriera ha sempre saputo rubare, gestire e trasformare.
Emerson nasce il 4 aprile 1976 a Pelotas – appunto – nello stato del Rio Grande do Sul, il più meridionale degli stati federati brasiliani. Compie tutta la trafila delle giovanili nel Gremio con cui debutta nel calcio professionistico a 18 anni, nel 1994. Con il Club di Porto Alegre vince 2 Coppe del Brasile (1994 e 1997) e un Campionato Nazionale, il Brasileirão, nel 1996 dove a discapito della giovanissima età si fa subito notare come uno dei centrocampisti più interessanti dell'intero panorama brasiliano. Un calciatore “box to box“, come verrebbe chiamato oggigiorno. Le sue prestazioni vengono notate anche nel vecchio continente e saranno i tedeschi del Bayer Leverkusen ad aggiudicarselo nell'estate del 1997. I tempi di ambientamento al nuovo paese e al nuovo tipo di calcio sono ridottissimi e nel triennio con le “Aspirine” arriveranno un terzo e due secondi posti finali, entrambi alle spalle del Bayern Monaco. I tempi per vincere qualche titolo sono ormai maturi e nell'estate del 2000 Emerson, fortemente voluto da Fabio Capello, viene acquistato dalla Roma per 22 milioni di dollari.
L'esperienza romana parte male e durante uno dei primi allenamenti del ritiro estivo il brasiliano si rompe i legamenti del ginocchio sinistro con conseguente stop di almeno 6 mesi. Indimenticabili le sue lacrime durante la prima amichevole estiva allo Stadio Olimpico, Roma-AEK Atene, con 70 mila tifosi giallorossi che invocano il suo nome desiderosi di vederlo presto in campo. Quel giorno arriverà il 28 gennaio 2001 durante Roma-Napoli, finita poi 3-0. Per quella Roma lanciatissima verso il tanto agognato Scudetto, Emerson dà il salto di qualità definitivo per arrivare alla vittoria finale. Vittoria che verrà definita il 17 giugno 2001 nell'ultima giornata di Campionato contro il Parma (3-1 il risultato finale) e consegnerà alla Roma il terzo Scudetto della sua storia.
L'idillio con la squadra capitolina durerà fino all'estate del 2004 quando Emerson si farà convincere dal suo tecnico Capello a seguirlo alla Juventus. A Torino, in una squadra imbottita di campioni in ogni reparto, formerà un'incredibile linea di centrocampo con giocatori del calibro di Camoranesi, Vieira e Nedved. All'ombra della Mole il “Puma” – come viene soprannominato a Roma per la sua capacità elegante di muoversi per il campo e di rubare i palloni – vincerà 2 Scudetti che le note vicende di Calciopoli cancelleranno dal palmares bianconero. Dopo il fallimentare Mondiale tedesco del 2006 con la nazionale verdeoro seguirà ancora una volta Fabio Capello ed insieme a Fabio Cannavaro firma un biennale con il Real Madrid. Nonostante un inizio stentato riuscirà a vincere la Liga 2006/07 mettendo a referto 27 presenze in campionato e segnando 1 rete contro il Celta Vigo.
Nell'estate del 2007, dopo aver dato l'addio alla seleção, sarà il Milan a riportarlo in Italia per 5 milioni di euro . In rossonero dimostra di essere un giocatore avviato verso il crepuscolo della carriera e nonostante la Supercoppa Europea vinta contro il Siviglia nell'agosto 2007 ed il Mondiale per Club del dicembre dello stesso anno, totalizzerà soltanto 27 presenze in 2 stagioni quasi sempre da subentrante. Il 21 aprile 2009 di comune accordo con il Milan rescinde il suo contratto per tornare in Brasile dove firma per il Santos. Anche con la maglia che fu di Pelé, purtroppo, le cose non andranno bene e dopo appena 6 presenze – nell'ottobre 2009 – terminerà la sua carriera.
Fonte foto: juventus.com