Compie oggi 44 anni il centrocampista spagnolo che ha clamorosamente toppato in biancoceleste e che oggi fa il dj nelle discoteche d'Inghilterra
Nel calcio, come nella vita, sono sempre i vincitori a scrivere la storia. A vole, però, ci sono formazioni entrate di diritto nella storia del gioco per le loro sconfitte: squadre eccezionali come l'Ungheria di Puskas o l'Olanda di Cruijff che hanno chiuso i rispettivi cicli con “zero titoli” nonostante lo smisurato talento e l'ineffabile – e pericolosissimo – onere del favore del pronostico. Altre formazioni, invece, riescono ad arrivare ad un centimetro dalla gloria da complete “underdog” – da autentiche sorprese – come ad esempio il Valencia di Cuper che perse 2 finali consecutive di Champions League ad inizio millennio.
Il Valencia di quel biennio, stagioni 1999/00 e 2000/01, rimarrà una dei casi particolari più interessanti del panorama calcistico mondiale. Stritolata tra i giganti Real Madrid e Barcellona, la formazione valenciana ha saputo ritagliarsi il suo momento di celebrità sfiorando il miracolo sportivo per ben 2 stagioni consecutive. Santiago Cañizares tra i pali, vecchie conoscenze della Serie A come Carboni e Angloma in difesa, sublimi creatori di gioco quali Gerard e Farinos a centrocampo e schegge impazzite di talento, in avanti, come gli argentini Kily Gonzales e Claudio Lopez. Autori di un biennio strepitoso, capaci di eliminare dalla Champions League dream team quali la Lazio di Cragnotti e il Barcellona di Rivaldo un anno, Arsenal e Leeds United nella stagione successiva, prima di vedere infrangere il proprio sogno – entrambe le volte – in finale.
Questa squadra piena di talento, capace di sorprendere tutto il mondo del calcio, aveva un leader, un “craque” come dicono in Spagna, un giocatore simbolo. E a Valencia era rappresentata dalla chioma lucente di Gaizka Mendieta.
Figlio di Andres Mendieta, portiere spagnolo tra gli anni '60 e '70 del secolo scorso, Gaizka è un centrocampista di fascia destra con spiccate qualità offensive e capace di svariare su tutto il fronte mediano. Nasce il 27 marzo 1974 nei pressi di Bilbao, nei Paesi Baschi spagnoli. A 18 anni entra nelle giovanili del Valencia dove dopo un paio di stagioni nella formazione riserve entra stabilmente in prima squadra. Con il passare degli anni riesce a ritagliarsi uno spazio sempre maggiore crescendo di pari passo con il livello tecnico della squadra fino ad arrivare al 1999, quando l'argentino Cuper si siederà sulla panchina valenciana trasformando Mendieta nel centrocampista moderno e polifunzionale che per 2 stagioni ha ammaliato le platee di tutta Europa. Saranno 100 le presenze del basco con l'Hombre vertical in panchina condite da ben 33 reti e dall'enorme rimpianto di aver visto sfuggire per un soffio la Champions League del 2000 contro il Real Madrid, e quella del 2001 contro il Bayern Monaco.
L'estate successiva il Valencia smantella il giocattolo quasi perfetto di Cuper cercando di monetizzare il più possibile: il tecnico argentino andrà all'Inter portandosi dietro Kily Gonzales e Farinos, Gerard andrà al Barcellona dopo un'asta serrata con il Milan, Claudio Lopez e la stella Gaizka Mendieta verranno acquistati dalla Lazio che ha intenzione di ricreare un dream team capace di scucire lo Scudetto dal petto degli odiati cugini della Roma. Vera e proprio telenovela di calciomercato dell'estate, Mendieta cede alle lusinghe di Cragnotti dopo essere stato pagato 89 miliardi delle vecchie lire, diventando il calciatore spagnolo più pagato della storia. Record rimasto intatto fino al 2011 quando il Chelsea pagò Fernando Torres 58,5 milioni di euro.
Arrivato in Italia con l'etichetta del campione, Mendieta va ad integrarsi in una formazione pronta ad affermarsi sia in campionato che in Champions League come una delle squadre più forti del continente grazie a giocatori del calibro di Nesta, Stam, Poborsky, Stankovic, Simeone e Crespo. Complice il pessimo avvio di stagione, che ha visto sollevare dall'incarico dopo appena 5 giornate di campionato il tecnico Dino Zoff a favore di Alberto Zaccheroni – e la spietata concorrenza – Mendieta non riesce ad ingranare nei delicati meccanismi del calcio italiano ed anche in Champions League il basco cade a picco come tutta la Lazio che incredibilmente abbandona la competizione dopo 4 sconfitte in 6 incontri disputati nella fase a gruppi. La stagione si rivelerà avara di soddisfazioni per una squadra che partiva tra le top 5 d'Europa ad inizio anno. Il sesto posto finale in Serie A verrà ricordato principalmente per l'ultima giornata di campionato, quel 5 maggio 2002 in cui la Lazio imponendosi per 4-2 farà perdere un incredibile Scudetto all'Inter del grande ex Christian Vieri.
Nonostante la pessima stagione in Italia – 31 presenze stagionali, di cui solo 20 in Serie A, e zero gol all'attivo – Mendieta viene convocato dalla Nazionale spagnola per il Mondiale di Corea e Giappone dimostrando che a 26 anni non è ancora il “bollito” che hanno visto a Roma. Successivamente viene mandato in prestito al Barcellona, sperando che l'aria di casa lo possa rigenerare. In Catalogna sarà titolare ma un'altra anonima stagione chiusa al sesto posto rischia di esaurire la sua carriera ad altissimo livello. Tornato alla Lazio per fine prestito il giocatore non vuole saperne di rimanere in Italia e viene girato, nuovamente in prestito, agli inglesi del Middlesbrough.
In un calcio più verticale e con meno esasperazione tattica – in una squadra che lotta per una posizione di centro classifica – il centrocampista spagnolo si conferma giocatore tenace e affidabile risultando fondamentale per la vittoria della prima e – sinora unica – Coppa di Lega nella storia del “Boro”. Giocatore e società vogliono continuare insieme ma c'è da accontentare una Lazio smaniosa di recuperare qualcosa dall'ingentissimo investimento fatto qualche estate prima. Nell'estate 2004 inizia un braccio di ferro a tre tra gli inglesi che vorrebbero Mendieta per un'altra stagione in prestito, la Lazio che vorrebbe vendere il cartellino per ricavare denaro e il Valencia che accusa il club capitolino di essere in ritardo con la rateizzazione dei pagamenti del calciatore stesso. La pantomima si risolverà con una debacle per i biancocelesti: Mendieta risolverà il suo contratto con la Lazio firmando un quadriennale con il Middlesbrough da svincolato; la Lazio – oltre a non avere guadagnato neanche un euro – si vedrà costretta a regalare al Valencia i cartellini di Fiore e Corradi quale parziale indennizzo all'insolvenza nei pagamenti del cartellino del centrocampista basco.
Mendieta passerà altre 3 stagioni al “Riverside stadium” tra picchi come la straordinaria cavalcata europea fino alla finale di Europa League persa nella stagione 2005/06 contro il Siviglia che lo spagnolo non giocò a causa di un infortunio e momenti bui come le ultime due stagioni. Il 13 maggio 2008, a 34 anni, annuncerà il suo addio al calcio dedicandosi al mezzofondo e alla carriera di dj, sua grande passione. Da allora vive a Yarm, cittadina nei pressi di Middlesbrough, dove si esibisce come dj nei più importanti club e discoteche della zona e d'Inghilterra.