È ufficiale l'addio al calcio di uno dei più grandi talenti del calcio mondiale che grazie al suo calcio fatto di allegria, di straordinari dribbling e velocità supersonica ha fatto innamorare milioni di appassionati in tutto il mondo
Ormai è ufficiale da qualche giorno: Ronaldo de Assis Moreira, per tutti “Ronaldinho”, . Enorme l'eco – mediatico e social – che questa notizia ha riscosso in tutto il mondo; campioni del calibro di Maradona, Messi, Ronaldo, Zidane e Figo (solo per citarne alcuni) hanno tributato un doveroso ringraziamento ad uno dei più eclettici ed irripetibili talenti della storia del calcio.
Ronaldinho “Gaucho” – appellativo molto usato in Brasile per indicare qualcuno proveniente dal sud del paese – nasce il 21 marzo 1980 a Porto Alegre, nello stato di Rio Grande do Sul. Sin da tenerissima età si divide tra beach soccer e futsal, prima di passare al calcio a 11 facendo intravedere sprazzi di quel talento cristallino che da lì a poco sarebbe esploso in tutta la sua fragorosità. Figura fondamentale nel suo percorso di crescita e nella sua carriera, soprattutto dopo la morte del padre avvenuto nel 1988, è il fratello maggiore Roberto de Assis Moreira. Grande promessa del calcio brasiliano, con trascorsi anche in Europa nelle file di Sion e Sporting Lisbona, a causa di un grave infortunio dovrà anticipatamente chiudere la carriera da calciatore dedicandosi a tempo pieno alla cura di quella del fratello minore.
Sarà proprio lui, nel febbraio 1997, a fargli firmare il suo primo contratto con il Gremio. In 3 stagioni con la maglia “Immortal” il giovane Ronaldinho dimostra di essere già pronto al calcio dei “grandi” sfoderando giocate di classe e assist per i compagni da vero predestinato; anche in zona gol si mette in mostra marcando 21 reti complessive in 44 presenze nel campionato brasiliano. Inevitabili arrivano le sirene dei Club europei, sarà il Paris Saint Germain ad aggiudicarselo nell'estate del 2001 dopo un contenzioso durato più di 6 mesi con i brasiliani del Gremio rei di non aver mai dato il benestare all'affare. L'ambientamento al calcio europeo è immediato e complice il modesto livello della formazione parigina Ronaldinho spicca subito come uno dei talenti più interessanti del panorama mondiale: colpi di tacco, passaggi “no look”, “elastici” e magistrali calci di punizione diventano marchi di fabbrica del numero 10 brasiliano, conditi dagli immancabili sorrisi e da quell'aura di allegria che il suo calcio ha sempre emanato.
La Coppa del Mondo Nippo-Coreana dell'estate 2002 sancirà la definitiva consacrazione per l'allora 22enne Ronaldinho. Alle spalle del duo Rivaldo e Ronaldo porterà il Brasile sul tetto del mondo per la quinta volta. Indimenticabile il suo gol nei quarti di finale della competizione. La parabola maligna grazie alla quale sorprenderà il portiere inglese David Seaman eliminerà l'Inghilterra dal Mondiale e regalerà la semifinale ai verdeoro.
Crescono i capelli di “Dinho” e di pari passo cresce la sua popolarità, tanto che dopo 2 stagioni senza alcun trofeo vinto in terra d'Oltralpe sarà il Barcellona, nell'estate del 2003, ad aggiudicarselo per 30 milioni di euro. In maglia blaugrana Ronaldinho diventerà il giocatore più forte del mondo e per almeno 3 stagioni non avrà rivali degni di insidiare il suo primato. Vincerà da assoluto protagonista 2 Liga (2004/05 e 2005/06), una Champions League (2005/06), 2 Supercoppe di Spagna (2005 e 2006), un Pallone d'oro (2005) e 2 FIFA Wolrd Player (2004 e 2005). Impossibile dimenticare i tanti gol eccezionali segnati in carriera come quello contro il Villareal in rovesciata, oppure quello dello storico 3-0 inflitto al Real Madrid, al Santiago Bernabeu, dove partendo in velocità da metà campo salta tutta la difesa dei “blancos” prima di depositare in pallone in rete, ma soprattutto la rete contro il Chelsea della stagione 2004/05, considerato il gol più geniale della sua carriera.
La Coppa del Mondo del 2006 lo aspettava come la stella più luminosa e a 26 anni era definitivamente pronto a guidare il mostruoso attacco del Brasile composto da Ronaldinho, Kakà, Adriano e Ronaldo. Purtroppo, però, sia lui che il Brasile deluderanno e l'avventura verdeoro terminerà ai quarti di finale contro la Francia di Zinedine Zidane. Dopo quel Mondiale la carriera del “Gaucho” inizierà un lento ed inesorabile declino: le 2 stagioni successive in maglia blaugrana vedranno l'esplosione di un certo Lionel Messi che a 21 anni, nel 2008, è già pronto a prenderne l'eredità come leader e centro dell'attacco del Barcellona, oltre che la sua storica maglia numero 10. Le 5 stagioni al Camp Nou rappresenteranno il punto più alto della sua carriera e le chiuderà con 207 presenze e 94 gol segnati.
Pallino del presidente Silvio Berlusconi già da molti anni, il 15 luglio 2008 il Milan – con un blitz dell'amministratore delegato Adriano Galliani a Barcellona – porta il giocatore in rossonero per 25 milioni di euro, bonus compresi. Il suo primo gol italiano lo segnerà alla 5^ giornata del campionato di Serie A, uno splendido colpo di testa che supera il connazionale Julio Cesar e regala al Milan la vittoria nel derby.
Nelle prime 2 stagioni italiane, sotto la guida tecnica di Carlo Ancelotti, regalerà giocate di grande classe e allieterà il pubblico di San Siro con numeri da circo senza, però, vincere nulla o risultare determinante. Arrivato sulla panchina del Milan, nella stagione 2010/11, Massimiliano Allegri lo spazio per il brasiliano sarà sempre più ridotto e nel gennaio 2011, a 6 mesi della naturale scadenza del suo contratto, passa ad un'altra formazione rossonera: il Flamengo. Il ritorno in Brasile non regalerà grandi soddisfazioni al Campione di Porto Alegre, tanto che il 31 maggio 2012 chiede la rescissione del contratto al Club di Rio de Janeiro per mancati emolumenti minacciando anche azioni legali. Firma pochi giorni dopo per l'Atletico Mineiro e qui ha l'ultimo sussulto della sua carriera vincendo la Copa Libertadores del 2013 e la Recopa Sudamericana del 2014.
Dopo 2 stagioni in bianconero accetta la super offerta dei messicani del Querétaro e a 34 anni si mette in discussione in un nuovo campionato. Le grandi aspettative vengono disilluse da uno scarso impegno sia in campo sia in allenamento e da una più che precaria forma fisica. Dopo una sola stagione condita da 29 presenze e 8 gol, nel luglio 2015 rescinde il contratto con i messicani e torna a giocare a Rio de Janeiro, stavolta nelle fila del Fluminense. Ormai è il fantasma di se stesso e dopo appena 7 partite, il 29 settembre 2015, rescinde il suo contratto e appende idealmente le “scarpette al chiodo” prima di farlo ufficialmente il 16 gennaio scorso.
fonte foto,fcbarcellona.com