Nasceva settantun'anni fa “Long John” bomber del primo storico scudetto della Lazio e icona del “soccer” americano con i New York Cosmos
Due città apparentemente molto diverse ma così simili per attrazione e fascino tali da non poter lasciare veramente nessuno indifferenti: Roma e New York. Lungo un asse ideale che collega queste due metropoli si è snodata gran parte della vita – calcistica e non – di Giorgio Chinaglia. “Long Jonh” – soprannominato così dai tifosi laziali per il suo fisico alto e robusto, e per il suo passato gallese – nasce a Carrara il 24 gennaio 1947. Poco dopo la sua nascita la famiglia si trasferirà oltremanica, a Cardiff, dove suo padre ha trovato lavoro in una miniera; il piccolo Giorgio rimarrà in toscana con la nonna Clelia fino al 1955, anno in cui anch'egli raggiungerà il resto della famiglia in Galles.
Qui inizierà a giocare sia a calcio sia a rugby, spiccando per agonismo e fisicità in entrambi gli sport ma sarà il pallone da calcio ad avere la meglio nelle sue preferenze, tanto che le sue prestazioni attirano le attenzioni del Cardiff City, il club più importante del paese, che all'età di 16 anni gli propone un provino. Il giovane, ma già molto ambizioso, Chinaglia reputa un'offesa la possibilità di fare un provino invece di essere subito tesserato e decide di firmare per i rivali dello Swansea City. Giocherà 2 stagioni con la maglia dei “cigni” bianconeri tra settore giovanile e prima squadra. Famose saranno le sue sfuriate – in campo e fuori contro compagni ed avversari – tanto che suo padre, all'inizio del 1966, onde evitare di vedere distruggersi la carriera del promettente figlio ancor prima di iniziare decide di tornare con tutta la famiglia in Toscana per tentare di lanciare suo figlio nel calcio nostrano.
Sarà la Massese ad ingaggiare il 19enne Chinaglia che nella sua prima vera stagione da professionista, in Serie C, segnerà 5 gol in 32 partite, quasi tutte da subentrante. La 2 stagioni successive, 1967/68 e 1968/69, le giocherà all'Internapoli, sempre in Serie C, dove metterà a referto 24 reti in 66 apparizioni. Il momento del salto verso il grande calcio arriva nell'estate del 1969 quando viene acquistato dalla Lazio, neopromossa in Serie A. Segnerà 21 gol in 58 presenze nelle prime due stagioni, senza riuscire ad evitare la retrocessione dei biancocelesti in Serie B. La stagione cadetta 1971/72, sotto la guida di Tommaso Maestrelli, segnerà la definitiva esplosione di Chinaglia: i suoi 21 gol saranno fondamentali per il pronto ritorno nella massima Serie dei capitolini. Le due stagioni successive saranno un crescendo rossiniano e la formazione biancoceleste sfiorerà un'incredibile Scudetto da neopromossa nel 1973 laureandosi Campione d'Italia per la prima volta nel 1973/74.
Chinaglia sarà capocannoniere del torneo con 24 reti e insieme ai compagni di squadra Giuseppe Wilson, Vincenzo D'Amico ed il compianto Luciano Re Cecconi è pronto ad indossare la maglia azzurra, in Germania, per la Coppa del Mondo 1974. La nazionale di Ferruccio Valcareggi, vice campione in carica, tradirà le aspettative e verrà eliminata già nel girone. Tra il cted il bomber biancoceleste dal carattere forte ed indomabile non scorre buon sangue, tanto che l'attaccante mostrerà in mondovisione tutto il suo disappunto per la sostituzione con Pietro Anastasi, nel match contro Haiti, mandando platealmente a quel paese il commissario tecnico e dirigendosi direttamente negli spogliatoi senza fermarsi in panchina. La sua carriera in Nazionale finisce praticamente con il disastroso Mondiale tedesco e le sole 14 presenze condite da 4 gol sono un bottino troppo esiguo per un attaccante di tale lignaggio.
Nella stagione 1974/75 qualcosa si rompe tra il giocatore e la piazza: famose le scazzottate tra compagni di squadra con lo storico episodio tra Chinaglia e D'Amico durante un Inter-Lazio del 1975 dove “Long John” sferra un deciso calcio nel sedere al compagno reo di non avergli passato la palla nell'azione precedente. “Ognuno dei miei giocatori è armato, lo sanno tutti a Roma” usava dire mister Maestrelli riguardo al clima che regnava in seno alla squadra. La stagione 1975/76 sarà l'ultima con la maglia della Lazio, troppo forte il richiamo d'oltreoceano dove ad aspettarlo ci sono i soldi e la gloria del neonato campionato di calcio americano: la NASL, acronimo di National American Soccer League. Saranno i Cosmos di New York ad aggiudicarsi le prestazioni del centravanti italo-gallese che al fianco di campioni del calibro di Pelé e Beckenbauer in 9 anni di militanza americana segnerà 231 gol in 234 partite, vincendo 5 classifiche cannonieri.
Si ritira dal calcio professionistico nel 1983, anno in cui tornerà in Italia e verrà nominato Presidente della sua tanto amata Lazio, carica alla quale dovette rinunciare solamente un anno dopo a causa di gravi problemi economici ma rimarrà da dirigente nella società capitolina fino al 1987. Gli anni successivi Chinaglia li passerà sempre tra Italia e Stati Uniti, su di una sottile linea tra legalità ed illegalità. Avrà azioni e siederà al consiglio di amministrazione di società come il Ferencvaros in Ungheria, il Marsala, il Foggia ed il Lanciano che acquisterà personalmente nel 2004. Durante queste esperienze imprenditoriali richiama l'attenzione delle forze dell'ordine tanto che nel 1996 venne condannato a 2 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta e falso in bilancio ai danni della Lazio durante gli anni della sua gestione. Nell'aprile 2006 viene accusato di riciclaggio dalla Direzione Antimafia di Napoli per aver agevolato l'ingresso di capitali e la conseguente scalata societaria ai vertici della Lazio da parte di famiglie legate al clan dei Casalesi. Nel 2008 verrà accusato di riciclaggio e riceverà un avviso di garanzia con annessa multa da 4,2 milioni di euro.
Da allora sarà ufficialmente latitante, negli Stati Uniti, dove morirà per un attacco di cuore l'1 aprile 2012. Il feretro verrà trasferito in Italia e sarà sepolto nel cimitero Flaminio di Roma, dove riposa a fianco delle esequie di quel Tommaso Maestrelli che più di tutti ha saputo tirar fuori le straordinarie qualità da attaccante di razza di “Long John”. Tra i tanti episodi che lo riguardano è recentissimo quello con protagonista la figlia di Donald Trump in visita a Roma, che ha scambiato una foto di Giorgio Chinaglia per un ritratto di un santo.