
La storia che sta dietro la nascita di uno dei ruoli più iconici nella storia del calcio: il libero
Il calcio italiano e dunque il campionato italiano sono stati da sempre tra i più importanti a livello globale. Insieme agli altri quattro campionati più importanti d'Europa (Premier League inglese, Bundesliga tedesca, la Liga spagnola e la Ligue 1 francese), la Serie A è infatti l'epicentro del calcio mondiale. Sono diversi gli italiani del mondo del calcio, sia calciatori che allenatori e dirigenti, che hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia del gioco. In Italia sono di conseguenza nate anche alcune tattiche che hanno poi conosciuto fama mondiale, ma anche alcune interpretazioni di determinati ruoli che ancora oggi sono iconiche. Oggi parleremo di un ruolo difensivo prettamente associato all'Italia e al campionato italiano: il libero.
Serie A, la storia dietro la nascita del libero
Inizialmente conosciuto con il nome di “battitore libero“, il ruolo del libero iniziò a diffondersi a partire dagli anni '50. Questo nome deriva dalle caratteristiche del ruolo in se, come si può intuire libero è il difensore il quale – esente da compiti di marcatura fissi su un determinato avversario specifico – era appunto libero di posizionarsi laddove la sua presenza fosse stata necessaria per interrompere un'azione offensiva avversaria o fornire supporto in marcatura ad un compagno in difficoltà. Le prime apparizioni del libero si ebbero con l'austriaco Karl Rappan, che lo propose addirittura nel 1932, quando iniziò a diffondersi anche la tattica del catenaccio, usata per la primissima volta proprio da Rappan. Nel caso dell'austriaco, il suo sistema di gioco prevedeva un modulo rivoluzionario rispetto a quelli classici. Le sue squadre giocavano infatti con tre difensori e due terzini difensivi, senza nessun compito in fase offensiva. In aggiunta il tecnico austriaco decise di sacrificare un centrocampista, aggiungendo un ulteriore difensore davanti la linea difensiva classica, il cosiddetto battitore libero o – più semplicemente – libero.
La massima diffusione del ruolo, così come per il catenaccio, avvenne però nel corso degli anni a seguire. In particolare sono gli anni '70 e '80 che hanno dato lo slancio definitivo a quello poi divenuto uno dei ruoli iconici più conosciuti del mondo. Sono diversi gli esempi che si possono fare pensando al ruolo del libero. Tra i liberi più iconici possiamo menzionare indubbiamente il milanista Franco Baresi, oppure lo juventino Gaetano Scirea. Se invece guardiamo fuori dal campionato italiano viene sicuramente in mente Franz Beckenbauer. Uno degli ultimi difensori in Italia a sposare quasi in tutto e per tutto la denominazione di libero fu probabilmente Giuseppe Bergomi (detto “Beppe”). L'ex difensore dell'Inter fu infatti usato proprio come libero da Cesare Maldini (ex libero a sua volta) nel corso dei Mondiali di Francia del 1998.
Serie A, in cosa consiste il ruolo del libero
Il libero era quel difensore che, come spiegato prima, era esente da compiti di marcatura fissi su un determinato avversario specifico ed era dunque appunto libero di posizionarsi laddove la sua presenza fosse stata più necessaria per interrompere un'azione offensiva avversaria o fornire supporto in marcatura ad un compagno in difficoltà. Il libero doveva inoltre avere i piedi “buoni”, essendo esente da marcature fisse infatti, in caso di blocco sul regista, spettava molto spesso proprio al libero dare il via all'azione offensiva e dettare i tempi di gioco.
Oltre a guidare l'avvio della ripartenza, il libero aveva anche l'importante compito di comandare la difesa. Il libero, per intenderci, era colui il quale doveva chiamare la tattica del fuorigioco o aveva il compito di far alzare la squadra dopo gli attacchi avversari. Quanti di voi avranno sentito mai la frase “Usciamo“, ecco, proprio quella frase era gridata dal libero per dirigere i compagni in avanti ed alzare il baricentro della squadra. Molto spesso il libero era anche colui il quale proteggeva il primo palo nei calci d'angolo o faceva il primo della barriera nei calci di punizione. E spesso, perché no, coincideva anche con il capitano della squadra.
Serie A, il declino e la caduta in disuso del ruolo del libero
Uno degli ultimi difensori a giocare da libero fu molto probabilmente, come detto prima, proprio Beppe Bergomi con la Nazionale italiana nel corso dei Mondiali di Francia del 1998. Poco dopo infatti il ruolo venne via via usato sempre meno fino a cadere quasi in disuso nei giorni nostri. La motivazione principale è probabilmente l'evoluzione dei sistemi di gioco e l'incremento della complessità degli stessi. Oggi gli allenatori si servono di numerosi collaboratori per preparare le tattiche o gli schemi. Molte squadre hanno anche un esperto analista che analizza i movimenti della squadra ed aiuta il tecnico a capire come migliorare e molto spesso adesso le partite vengono preparate proprio sull'avversario, andando a studiare di volta in volta il modo di giocare della prossima squadra da affrontare.
Un'altra delle motivazioni è il crescente uso della marcatura a zona. A partire proprio da quegli anni, quindi '70 e '80, gli allenatori iniziarono a cambiare ed utilizzare la marcatura a zona piuttosto che a uomo. La differenza sostanziale è che adesso molto spesso i mucchietti che si formano in mezzo all'area di rigore sono di due macchie ben distinte: ovvero i giocatori della squadra che attacca tutti in blocco, molto spesso arretrati rispetto ai difensori, ma a volte che partono da posizione di fuorigioco per poi rientrare all'ultimo secondo; ed i giocatori della squadra che difende, che invece di solito sono posizionati a schermo davanti al loro portiere, ma che a volte partono lasciando gli attaccanti in fuorigioco per poi correre all'indietro all'ultimo secondo, nella speranza che qualcuno degli avversari sia rimasto in fuorigioco. Spesso adesso si vedono anche i cosiddetti trenini, ovvero gli attaccanti si dispongono tutti molto vicini tra loro per liberare il più forte al colpo di testa ed impedire ai difensori avversari di marcarlo, questa è una delle tattiche studiate in allenamento, con il battitore del calcio piazzato o del calcio d'angolo che sa esattamente dove andrà a smarcarsi il calciatore in questione e quindi dove mettere la palla.
