Ripercorriamo la difficile storia del povero Eduardo, uno dei portieri più goffi e sfortunati mai visti, e la sua annata orribile al Genoa
“Tutto ciò che è illuminato dal sole…E di posti all'ombra allora?”
“Quelli sono oltre i nostri confini! Non ci devi mai andare Simba…”
Chiunque abbia visto il leggendario cartone animato Il Re Leone – ci auguriamo in tanti – ricorderà senza dubbio questo storico scambio di battute tra il giovane Simba e il padre Mufasa. Una scena tanto iconica che è diventata, in seguito, base per tantissimi memes e vignette. Quello che ci interessa, però, è che i “posti all'ombra” non esistono solo per i cuccioli di leone, ma anche per i portieri. Nel gergo calcistico, sono le cosiddette “terre di nessuno“, quel lieve confine che marca una netta differenza tra un'uscita perfetta e una a farfalle. Oggi, con Fantameteore, ripercorreremo la storia di Eduardo, ex portiere del Genoa noto per aver varcato troppo spesso quel limite invalicabile.
Le origini e un tragico incidente
Partiamo da un presupposto: tanti grandi portieri sono stati spostati tra i pali solo in un secondo momento, dopo che da bambini avevano giocato in altri ruoli. Per Eduardo non è così: lui il dna da numero uno ce l'ha fin da piccolissimo. La situazione familiare, però, non è tra le migliori dal punto di vista economico e il baby-portiere si può finalmente permettere il primo paio di guantoni a soli dodici anni. In realtà non arriverà mai ad acquistarli: lungo il tragitto, rimane coinvolto in un tragico incidente, in cui suo padre – alla guida – muore. Eduardo si salva miracolosamente, volando fuori dal finestrino. A regalargli quei guantoni sarà il suo allenatore, lui li conserverà sempre come un talismano.
Effettivamente, sembrano anche portargli fortuna: entra giovanissimo nel giro del Braga, a queste date uno dei migliori club del Portogallo. Viene ceduto in prestito nel 2006 al Beira-Mar, con cui esordisce nel massimo campionato portoghese. La vera svolta della sua carriera, però, sembra essere la parentesi al Vitoria Setubal dell'anno dopo: nella città che diede i natali a Mourinho, Eduardo si ritaglia un ruolo da assoluto protagonista. Il biglietto da visita con cui rientra al Braga sono i tre rigori parati nella finale della coppa nazionale contro lo Sporting Lisbona, un tris di prodezze decisivo per la storica vittoria del Setubal.
Al Braga Eduardo si consacra come portiere di primissimo livello: qualche svarione – che con il sen di poi doveva essere visionato con più attenzione – non basta ad intaccare due stagioni spettacolari, che culminano con la convocazione ai Mondiali di Sudafrica del 2010. Sarà il portiere titolare del suo Portogallo, nonché uno dei pochissimi a non abboccare mai alle imprevedibili traiettorie dello Jabulani. Nemmeno le vuvuzelas riescono a disturbare un Eduardo sulla cresta dell'onda, che conclude il girone da imbattuto nonostante avversari temibili come il Brasile e la Costa d'Avorio. La cavalcata portoghese, però, si interrompe bruscamente agli ottavi: nel derby iberico, la Spagna vince con un gol di Villa in leggero fuorigioco.
Genoa: nella terra di nessuno si suona il… liscio
L'eliminazione dai Mondiali non intacca il prestigio acquisito da Eduardo, che riceve addirittura le lusinghe del Bayern Monaco. Il portoghese, però, preferisce cercare la consacrazione in un ambiente meno rovente e sceglie di trasferirsi al Genoa per poco meno di 5 milioni di euro. L'interesse, anche tra i fantallenatori, è alto: i rossoblu sono una squadra molto interessante, si sono aggiudicati difensori di qualità e prospettiva come Andrea Ranocchia e Rafinha – sì, quello del Bayern. Lo stesso Eduardo arriva con la fama di portiere di ottimo livello, e viene battuto a non pochi crediti in più di un'asta. Chi lo compra, però, probabilmente non ha assistito al pirotecnico 4-4 in amichevole tra Portogallo e Cipro. Si gioca a settembre, tra i pali della nazionale lusitana c'è il buon Eduardo, capace di sbagliare qualcosa su tutti e quattro i gol dei ciprioti. La sua “fortuna” è che il suo collega con la maglia avversaria, tal Giorgallides, riesce a fare addirittura peggio. Mal comune mezzo gaudio…
Comunque sia, Eduardo ci mette davvero poco a chiarire le cose anche con la maglia del Genoa. Ovvero 5 giornate, il tempo di affrontare la prima big. Di fronte c'è il Milan, che a fine anno vincerà lo scudetto. Grazie anche ai sofferti tre punti strappati ai liguri tra le mura amiche. La partita sembra bloccatissima, finché Ibrahimovic si inventa uno dei suoi classici colpi al volo verso la porta difesa da Eduardo. O meglio, che dovrebbe essere difesa da Eduardo. Il portierone portoghese, però, sta vagando nella famosa terra di nessuno e viene beffato da una traiettoria tutt'altro che imprendibile.
A Eduardo deve proprio piacere errare nella terra di nessuno, perché due giornate dopo pensa bene di replicare. L'avversario è la Roma, lui inspiegabilmente si trova a vagare all'altezza del dischetto del rigore e viene beffato da un pallonetto da fuori area di Brighi (!). Ma l'uscita “ad ca..um” non è l'unica perla del repertorio del portierone lusitano, che ben presto scopre di provare una particolare repulsione per il bloccare i tiri da fuori. E così, nella partita dopo, contro l'Inter, un tiraccio dalla distanza di Muntari (!!) si trasforma in una saponetta imprendibile per il povero Eduardo. La particolarità è, che ancora una volta, l'errore pesa tantissimo: i nerazzurri espugneranno Marassi proprio con il risultato di 1-0.
Per onor del vero, bisogna anche riconoscere che il buon Eduardo è pure un po' sfigato. Qualche partita dopo a Genova approda la tragicomica Juventus di Del Neri – che pure, in quanto a bidoni, non scherzava mica. A sbloccare il risultato è uno sfortunatissimo autogol del portiere rossoblu: tiro di Marchisio, il portoghese devia sul palo, ma poi il pallone gli rimbalza sulla testa e termina in gol. “Ci mancava giusto il -3…” pensano i poveri fantallenatori che ormai aspettano impazientemente gennaio per acquistare un altro portiere.
Ed eccoci a Genoa-Udinese: l'apoteosi delle disgrazie di Eduardo, che in questa occasione ridisegna un nuovo concetto di terra di nessuno. Prima riesce nella mirabolante combo “uscita fuori tempo/liscio inenarrabile” e permette a Di Natale di appoggiare in rete con il più facile dei tap in. Poi per chiudere la partita, sul 2-3 per i friulani e con il Genoa in massima pressione per cercare il pareggio, esce in maniera a dir poco balbettante per arginare un contropiede avversario, venendo invece beffato da Denis. Qualcuno potrebbe giurare di averlo sentito chiedere a Ballardini di non giocare più, per evitare altre papere clamorose. Richiesta decisamente respinta, visto che il portoghese verrà schierato in 37 partite su 38 totali.
La stagione si conclude con qualche altro errore da matita blu, compreso uno – per sua fortuna ininfluente – nel derby della Lanterna che passerà alla storia per un altro protagonista inatteso: Mauro Boselli e il suo gol al 96′, che spedirà la Sampdoria nell'inferno della Serie B.
Il parziale riscatto e le vittorie (da panchinaro)
Il buon Eduardo, a partire dall'estate 2011, comincia a venir spedito in prestito per mezza Europa. Benfica, Istanbul Basaksehir e Braga, senza mai ritrovarsi completamente. La svolta in positivo del suo finale di carriera arriva nel 2014, quando finalmente scade il suo triennale con il Genoa: lo ingaggia a zero la Dinamo Zagabria, che ne fa il suo portiere titolare. Il povero Eduardo ritrova fiducia e reti inviolate e, a suo modo, entra anche nella storia del Portogallo. Con la maglia della nazionale lusitana, infatti, vince il rocambolesco Europeo del 2016. Che non giochi nemmeno un minuto, in quanto convocato come terzo portiere, è solo un dettaglio: negli annali dello sport portoghese è iscritto indelebilmente anche il suo nome. Nella stessa estate, arriva anche la prestigiosa chiamata del Chelsea di Conte: a Londra Eduardo trascorre due anni senza mai scendere in campo, ma sollevando una Premier League – di cui, a causa del minutaggio nullo, non riceve neppure la medaglia – e una Coppa d'Inghilterra. Attualmente, a 36 anni, gioca nel Vitesse, squadra di alta classifica del campionato olandese. Insomma, un parziale riscatto per uno dei portieri più goffi della storia del calcio italiano.