Prima eroico gregario nel Milan di Zaccheroni, poi passato alla storia per essersi trasferito in nerazzurro in cambio di Andrea Pirlo. La parabola rossonerazzurra di Guly
Ci sono due certezze nella vita: la morte e l'intervista a Andres Guglielminpietro prima di ogni Inter–Milan. C'è sempre qualche giornalista con il gusto del macabro pronto a rispolverare il buon “Guly” in occasione della stracittadina più attesa. Perché quell'argentino con un look estremamente vintage, per i tifosi rossoneri come per quelli nerazzurri, rimane un piccolo pezzo di storia calcistica di Milano. Proprio nel giorno del derby, ripercorriamo con Fantameteore la sua triste parabola.
Milan: l'eroe che non ti aspetti
Andrés Guglielminpietro sbarca per la prima volta in Italia nel 1998, a 24 anni. Lo ha appena acquistato il Milan dal Gimnasia la Plata, club argentino in cui ha ben figurato e dimostrato discrete doti realizzative. I più precoci talent scout della storia del fantacalcio lo adocchiano come una scommessa molto interessante. Il tecnico rossonero Zaccheroni, però, non lo fa mai giocare: immaginiamo quanti a gennaio, non senza una ferita al proprio orgoglio, lo avranno ceduto nel mercato di riparazione. A torto: Zac passa al 3-4-3 e nel nuovo modulo Guly trova grande spazio, segnando anche quattro gol. Il più importante di tutti a Perugia, all'ultima giornata: sarà decisivo nel 2-1 finale per i rossoneri e permetterà al “Milan dei gregari” di vincere lo scudetto.
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Sembra l'inizio di una favola bellissima, in realtà è solo il primo atto di una carriera tragicomica. Andrés non si riconferma nelle due stagioni successive, al contrario inizia a giocare sempre meno e sempre peggio.
Inter: “il quadrato no, non lo avevo considerato” (semicit.)
Renato Zero, probabilmente, descriverebbe con queste parole il clamoroso scenario di mercato che si apre nell'estate 2001 tra Milan e Inter. I centrocampi delle due milanesi pullulano di esuberi da piazzare, dunque ecco la pazza idea: organizzare un maxiscambio per provare a risolvere la questione. Il celeberrimo affare Pirlo-Guglielminpietro è quindi un falso storico da sfatare, o quantomeno da correggere. La trattativa reale, infatti, porta Andreino da Brescia in rossonero insieme a Christian Brocchi, mentre apre le porte nerazzurre a Guly e ad un tal Brncic, accompagnati da adeguato conguaglio. Non che lo scenario si riveli migliore a questo punto per l'Inter: Galliani e Berlusconi si sono presi un fenomeno ancora incompreso ed un Brocchi, Moratti si è semplicemente accollato due brocchi. E se dal misterioso Brncic tutto sommato ci si poteva aspettare un epilogo simile, tantissimi – anche tra i fantallenatori – sono convinti che Guglielminpietro possa ritrovare la sua dimensione sotto la guida del connazionale Cuper. Nulla di più falso: dopo un avvio così così, Guly scompare velocemente dai radar nerazzurri. La seconda stagione è ancor più disastrosa: l'argentino raccoglie appena 218′.
Au revoir, Guly
Dopo appena due annate imbarazzanti, Guglielminpietro ha almeno la buona creanza di lasciare i colori nerazzurri – a differenza di tanti altri bidoni strapagati della gestione Moratti, rimasti a gravare per anni sulle povere casse societarie. Inizialmente cerca il rilancio in Serie A, al Bologna. Con i felsinei raccoglie addirittura 18 presenze, ma fa parlare di sé soprattutto per un gol segnato di mano contro l'Udinese. Peccato che ci avesse già pensato qualche anno prima un altro argentino…
Stufo del calcio italiano – o è il calcio italiano stufo di lui? – ritorna in patria al Boca Juniors. Qui vince il suo secondo e ultimo trofeo in carriera, la Coppa Sudamericana. Un'esperienza da apripista negli Emirati Arabi, un'altra esperienza in Argentina e a 32 anni è già ora di ritirarsi. L'addio al calcio arriva ad inizio 2007, l'anno in cui Pirlo e Brocchi si laureeranno campioni d'Europa per la seconda volta.
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