Storia di Fernando Couto, il difensore dalla chioma fluente e dagli interventi decisi, che ha vinto in Portogallo, Italia e Spagna
Fernando Manuel Silva Couto – per comodità Couto – nasce il 2 agosto 1969 ad Espinho, piccolo comune affacciato sull'Atlantico e situato nella parte meridionale del Portogallo. Un difensore con una chioma da rockstar, famoso per i suoi interventi – precisi e rudi allo stesso tempo – che ha giocato sia nel suo paese natìo sia in giro per l’Europa con le maglie di Parma, Barcellona e Lazio. Particolarmente legato al campionato italiano, ha chiuso la carriera proprio al Parma dove era approdato nel 1994 vincendo subito una Coppa Uefa con Nevio Scala in panchina.
Il suo palmarés è vastissimo, essendosi arricchito con i titoli vinti praticamente in ogni torneo in cui Couto ha giocato: 3 campionati e 3 coppe nazionali portoghesi, una Liga e 2 Copa del Rey, 1 Scudetto e 2 Coppa Italia se rimaniamo al solo ambito nazionale. Una Coppa Uefa e 2 edizioni della Coppa delle Coppa – con Barcellona e Lazio – se estendiamo il novero dei trionfi di Couto anche ai confini europei. Con la Nazionale si è fermato ad un passo dal trionfo ai campionati Europei, laureandosi vice campione continentale nella rassegna giocata in casa contro la Grecia, ma ha conquistato il titolo iridato Under 20 nel 1989.
Gli inizi in Portogallo
Couto esordisce il 2 giugno 1988, appena diciannovenne, nella sfida tra il Porto e l’Academica. Un debutto di fine stagione per testare le qualità del roccioso difensore, che non delude ma viene comunque spedito dai Dragoes in giro per il Paese in cerca di maggiore esperienza. Si spiegano così le parentesi delle due stagioni successive al Famalicao e al Coimbra prima del ritorno a casa nell'estate del 1990. Da allora – nelle 4 stagioni successive – Couto vince due titoli nazionali e due Coppe portoghesi consecutive che si vanno ad aggiungere al double conquistato, anche se non da protagonista, nell'annata 1987/88.
L’approdo in Italia
Fernando Couto sbarca a Parma nel 1994 e almeno inizialmente fa fatica ad integrarsi nel calcio italiano e ad assimilare rapidamente i metodi di lavoro e l’idea tattica di Nevio Scala. L’allenatore degli emiliani sottopone i suoi giocatori a carichi di lavoro duri e concepisce il ruolo del difensore centrale in maniera differente da quanto praticato in Portogallo. In tal senso Couto deve imparare a giocare quasi da libero alle spalle oppure in coabitazione con un altro marcatore puro, con cui all'evenienza alternarsi.
Ma le difficoltà non spaventano un “duro” come il portoghese e alla fine della prima stagione arriva il primo exploit: il Parma vince la Coppa Uefa nel derby contro la Juventus – quando le competizioni europee erano territorio di conquista per i club dello Stivale – con il risultato di 1-o al Tardini e 0-0 nel ritorno giocato al Meazza – e Couto è in campo in entrambi i match a fronteggiare lo stellare tridente bianconero formato da Baggio, Vialli e Ravanelli.
Dopo un’altra stagione con i crociati, in cui colleziona 15 presenze tra tutte le competizioni, il Barcellona si fa avanti per ingaggiarlo. Sarà decisiva la mediazione di Vitor Baia, compagno di nazionale ed estremo difensore dei blaugrana, per convincerlo ad accettare la proposta del club guidato da Robson.
I trofei con il Barcellona e la saudade italiana
Nel 1996 Couto approda in Catalogna, terra che lo vedrà conquistare il maggior numero di trofei in rapporto all'arco temporale di permanenza in una squadra. Al termine dei due anni di esperienza con il Barcellona saranno infatti ben 6 i titoli in bacheca, precisamente: 1 Liga, 2 Copa del Rey, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa europea e 1 Supercoppa spagnola. Negli anni spagnoli il calciatore gioca 60 partite – senza mai trovare la via del gol in campionato – ma non resiste alla saudade italiana che si manifesta nel 1998 quando la Lazio di Cragnotti riesce a riportarlo nel nostro massimo campionato.
Anche l’avventura con i biancocelesti sarà piena di soddisfazioni con la conquista dello scudetto 1999/2000 sotto la guida di Sven Goran Eriksson. Non mancheranno tuttavia alcuni episodi coloriti durante la sua esperienza nella Capitale, durante la quale Couto dà sfogo al lato più “indomabile” del suo carattere e due episodi ne sono evidente testimonianza: in primis l’intervento durissimo in allenamento nel febbraio 1999 nei confronti del connazionale Conceicao che quasi causa la rissa tra i due portoghesi e soprattutto coinvolge Mancini, intervenuto per placare gli animi, poi l'analogo episodio, sempre lontano da partite ufficiali, con il compagno di squadra Simeone nella stagione successiva, quella del tricolore.
Le qualità e il carisma di Couto aiuteranno tuttavia in modo significativo la squadra a raggiungere altri prestigiosi traguardi come 2 edizioni della Coppa Italia e la Coppa delle Coppe 1998/99 e le sue doti verranno mostrate anche fuori dal rettangolo di gioco: nel 2004, infatti, per aiutare la società in difficoltà economica decise di tagliarsi lo stipendio. Dopo 7 anni alla Lazio il granitico centrale portoghese fa ritorno a Parma – dove tutto ha avuto inizio e tutto avrà fine – con cui gioca per altre 3 stagioni prima di appendere gli scarpini al chiodo nella sfida casalinga contro l’Inter del 18 maggio 2008, persa per 0-2 con la decisiva doppietta di Ibrahimovic sotto la pioggia del Tardini.
Vice condottiero al Braga
Una volta conclusa la carriera da calciatore, Couto sperimenta prima il percorso da direttore sportivo poi quello da allenatore lavorando per due annate – a partire dal 2010 – in entrambi i ruoli con il Braga. Nonostante i risultati positivi della squadra, che raggiunge la finale di Europa League perdendo il derby contro il Porto nel maggio 2011, Couto decide di non proseguire la sua esperienza in panchina.
La parabola in Nazionale
Occupa attualmente la quinta posizione nella graduatoria dei giocatori con il maggior numero di presenze con la casacca lusitana, a quota 110, e può fregiarsi di aver fatto parte di una straordinaria generazione di talenti portoghesi come Luis Figo e Rui Costa. Lo precedono per un'incollatura Joao Moutinho (116) e Nani (112) mentre nelle prime due posizioni si ritrovano due mostri sacri come Cristiano Ronaldo e Figo.
Lo sfortunato Europeo perso in casa contro la sorprendente Grecia segna la sua ultima apparizione in Nazionale: dopo la delusione per la sconfitta per mano di Charisteas, il difensore lascerà infatti il Portogallo, di cui ha indossato anche la fascia di capitano durante i Mondiali del 2002 in Giappone e Corea del Sud. La sua carriera in Nazionale era però partita con i migliori presagi, vincendo il Mondiale Under 20 nel 1989.
Curiosità su Fernando Couto
Il ruolino di marcia di Couto in Champions League è formidabile, quasi quanto Messi e CR7. Almeno se ci limitiamo alle prime 3 partite giocate dal portoghese nella competizione e includiamo nei risultati anche le partite giocate nella “vecchia” Coppa dei Campioni. Per il difensore portoghese infatti sono arrivati 3 centri in altrettanti incontri europei: si parte dalla rete del 1-7 in trasferta contro il Portadown FC – squadra nord irlandese che attualmente milita nella prima divisione nazionale– nel 1^ turno dell'edizione 1990/91, per poi passare alle due reti consecutive fuori casa contro Union Luxemburg e FC Sion rispettivamente nel 1^ e 2^ turno della Champions League 1992/93. Non è mai sceso in campo invece in gare di Supercoppa Europea nelle tre occasioni in cui si è trovato a competere per conquistarla: con il Porto, con il Barcellona e con la Lazio.
Fernando Couto è anche famoso per la classica esultanza con capriola: un gesto di rara pericolosità che ha messo abitualmente in mostra dopo la rete, facendo temere tifosi e appassionati per la sua incolumità. Uno slancio improvviso, la mano dietro la nuca e l’esultanza è servita. Non ha fatto eccezione neanche al suo debutto in Serie A, bagnato con il gol alla Cremonese il 4 settembre 1994.
La sua carriera è macchiata da un episodio controverso, legato al doping: il difensore portoghese fu infatti sospeso, dopo un controllo effettuato nel gennaio 2001 post Lazio-Fiorentina, per essere risultato positivo al nandrolone. Couto dichiarò tuttavia che tale sostanza era presente nel suo shampoo e la squalifica fu ridotta da dieci a quattro mesi.