Avendo annunciato l'addio alla Nazionale ungherese, il quarantenne Gábor Király si allontana dalla ribalta internazionale e solo gli appassionati della massima serie magiara potranno vederlo in azione. Parliamo di un giocatore che, pur non avendo una bacheca ricca di trofei, ha saputo imporsi tra gli estremi difensori più eccentrici della sua generazione. Si tratta di una razza un po' in via d'estinzione.
Il connotato caratteristico di Király è sempre stato il lungo pantalone grigio, indossato in ogni partita. Questo rito affonda le radici nei primi anni della sua carriera, durante la sua militanza nello Szombathelyi Haladás, la squadra della sua città. Il giovane Gábor, come molti colleghi, indossa pantaloni imbottiti per evitare di congelarsi le gambe esposte alle rigide temperature dell'Est. Un giorno avviene un contrattempo domestico: la tuta del club non si è asciugata in tempo per la partita, e Király opta per una tenuta d'emergenza. In campo il portiere si rende protagonista di una grande prestazione e decide che quel pantalone grigio e anonimo diventa il suo amuleto. Con buona pace degli sponsor tecnici.
Tuta o non tuta, riesce a mettersi in mostra e a spiccare il volo verso un campionato competitivo come quello tedesco. Nel 1997 passa al neopromosso Herta Berlino. Relega in panchina Christian Fiedler e si impone come titolare in una squadra in procinto di ottenere successi sorprendenti. Lui stesso, a soli 22 anni, viene nominato subito miglior portiere della Bundesliga lasciandosi alle spalle Kahn e Lehmann. Nel 1998-99 la Vecchia Signora – così è soprannominato il club della capitale! – raggiunge il terzo posto, potendo così disputare la Champions League nella stagione successiva. Király viene chiamato anche a difendere i pali della Nazionale ungherese: nella sua partita d'esordio si mette in mostra parando un rigore all'austriaco Toni Polster, in un'amichevole giocata a Vienna che vede i magiari imporsi per 2-3. Király nel corso degli anni si rivela uno dei pochi elementi di spicco di una nazionale fortemente ridimensionata dopo i fasti del passato.
Il periodo d'oro dei berlinesi culmina con la vittoria di due Coppe di Lega, ma per Király è tempo di farsi da parte. Nel 2004 il nuovo tecnico Hans Meyer decide di riproporre tra i pali Fiedler, rimasto per cinque stagioni come rincalzo del collega ungherese. Poco male: all'orizzonte c'è il Crystal Palace, dove si toglie la soddisfazione di vincere ancora il titolo di miglior portiere del campionato. Anche qui teoricamente parte come riserva ma ben presto soffia il posto all'argentino Julián Speroni, appena acquistato dal Dundee. Speroni avrà il via libera in prima squadra solo dopo la partenza del portiere magiaro.
Non più di primo pelo, torna alla ribalta nella serie cadetta tedesca, approdando al Monaco 1860 nel 2009. La squadra non riesce mai ad entrare nel novero della candidate alla promozione, rimanendo sempre nella parte medio-alta della classifica. La sua militanza nei bavaresi si interrompe nel 2014, quando durante una partita si rende protagonista di un'aggressione ai danni dell'uruguagio Gary Kagelmacher. La particolarità è che Kagelmacher è un suo compagno di squadra, reo di aver commesso una leggerezza in difesa!
Dopo una stagione da secondo nel Fulham, è tempo di tornare a casa: l'Haladás lo attende a braccia aperte. Eppure il meglio della sua carriera deve ancora arrivare. L'Ungheria, inserita in un girone di qualificazione molto favorevole, stacca il biglietto per Euro 2016. Király, ancora reattivo e carismatico oltre che privo di rivali nel suo ruolo, si accinge a diventare il più anziano giocatore a scendere in campo un Campionato europeo. Nel corso degli anni il calcio magiaro non ha trovato altri portieri di rilievo, eccezion fatta per lo sfortunato Márton Fülöp, protagonista nei campionati inglesi prima di perdere la vita nel 2015 a causa di un cancro.
Complice ancora una volta l'urna benevola, il cammino dei nipoti di Puskas dura più del previsto. Nella gara inaugurale “nonno Király” mantiene la porta inviolata mentre i suoi compagni regolano la questione Austria con un secco 2-0. Il pareggio contro l'Islanda (1-1) permette all'Ungheria di avanzare verso la qualificazione. Contro il Portogallo i magiari si portano per tre volte in vantaggio, prima di subire il definitivo pareggio siglato da Cristiano Ronaldo; il passaggio del turno è comunque al sicuro.Il meccanismo del torneo mette l'Ungheria prima in classifica contro il forte Belgio. I Diavoli Rossi infilano quattro volte la porta difesa da Király, ma a fine gara per gli ungheresi ci sono dei meritati applausi.
Due giorni fa (15 novembre), Király è sceso in campo per l'ultima volta per difendere i colori magiari. Il pantalone grigio è sempre lì, logorato da mille battaglie, a testimoniare che c'è ancora spazio per giocatori anticonformisti e dallo stile non omologato, sia tecnicamente che nel look. E anche per un signore ungherese che, alla soglia dei quarant'anni, ci tiene così tanto da farsi cacciar via per aver picchiato un compagno di squadra disattento.
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