I membri della spedizione vincente del 2006 concordano sulla ricetta vincente per la nuova Italia di Mancini e svelano alcuni segreti
C'è tantissima attesa per l'esordio in gara ufficiale della nuova Italia di Roberto Mancini, attesa stasera dalla sfida contro la Polonia a Bologna. Un debutto che significa ripartire dopo l'anno zero – in negativo – del nostro calcio: l'esclusione dal Mondiale di Russia. La vecchia guardia, composta dai vari Buffon, Barzagli e De Rossi, ha detto addio, ad eccezione di Chiellini: ora tocca alla nuova generazione dimostrare di essere all'altezza di raccogliere il testimone dei campioni azzurri del passato. Tra cui ovviamente occupano un posto d'onore gli ex campioni del mondo nella fortunata spedizione tedesca del 2006. Gran parte di loro oggi si è ritirata e guarda l'Italia da un altro punto di vista nel mondo del calcio. La Gazzetta dello Sport ha raccolto i loro pareri, i loro consigli e i loro segreti.
Filippo Inzaghi (all. Bologna)
L'ex centravanti di Milan e Juventus, oltre che della nazionale, ha commentato: “Sono felice che il nuovo ciclo inizi a Bologna, in quello che è stato lo stadio di Mancini e ora è il mio. L'obiettivo deve essere di riportare l'Italia al primo posto nei pensieri degli appassionati di calcio italiani“.
Fabio Cannavaro (all. Guangzhou Evergrande)
Il capitano della spedizione azzurra del 2006 si è soffermato sull'importanza del progetto: “Il tempo passa per tutti, è chiaro, ma non è normale che in 12 anni non siamo riusciti a ricostruire nulla di buono e che ora sia necessario rimettere in piedi un movimento in ginocchio. Non basta l'entusiasmo di Mancini: servono giovani che crescano bene, ma se tra Caldara, Rugani e Romagnoli ne gioca uno solo… I ragazzi di origini straniere? Dobbiamo diventare bravi ad integrarli anche noi, ma per ora non esiste la cultura per farlo“.
Gennaro Gattuso (all. Milan)
Come al solito Ringhio è uomo di poche parole e tanti fatti. Quelli che chiede ai protagonisti del nuovo progetto azzurro: “In bocca al lupo a Mancini e ai ragazzi. Un consiglio? Metteteci la mia grinta. Alla fine non vincono i più forti, ma quelli che si dimostrano più bravi“.
Claudio Lippi (ct Cina)
Il commissario tecnico che guidò la nazionale campione del mondo è entusiasta di Mancini: “Mi piace la sua idea di creare un gruppo in cui Chiellini faccia da chioccia ai giovani: E poi non ho dubbi: in caso di difficoltà Buffon, Barzagli e De Rossi risponderanno presente a Roberto. Pellegrini, Bernardeschi, Benassi, Cristante: seguo con molta attenzione questa nazionale, c'è spirito di appartenenza. Stimo molto la scelta di Mancini di lasciar perdere gli stage e di visionare nelle convocazioni i giovanissimi come Zaniolo e Pellegri“.
Marco Materazzi (all.)
L'eroe della finale contro la Francia, grazie al suo gol che permise agli azzurri di ristabilire la parità dopo il vantaggio dei galletti, si sofferma sui suoi eredi: “Bonucci e Chiellini come me e Cannavaro? Se saranno capaci, come noi, di essere custodi di un grande gruppo prima ancora che di una grande difesa, dico di sì“.
Fabio Grosso (all. Verona)
Il gol che sblocca la semifinale con la Germania, il rigore decisivo nella lotteria in finale. Grosso è stato il gregario in mezzo a dieci campioni che ha saputo scrivere in modo indelebile il proprio nome nella storia. E ora invita i nuovi azzurri a fare lo stesso: “La mia parabola dodici anni fa ha insegnato che il salto si può fare, ormai tocca a qualcun altro provarci“.
Luca Toni (opinionista)
Chi meglio di uno dei centravanti italiani più forti di sempre può giudicare gli attaccanti del nuovo corso azzurro? Le sue parole al riguardo: “In avanti abbiamo gente che sa fare gol, e i gol significano entusiasmo. Un'emozione fondamentale per poterci tornare ad innamorare della nostra nazionale“.