La conferma ufficiale della bocciatura della proposta di “Voluntary Agreement” presentata dal Milan all'Uefa è stata assorbita e recepita senza clamori. Da tutti: società compresa. È il segno più evidente che il “no” era tanto esorcizzato, quanto aspettato. Va tenuto presente, per una corretta analisi, che la fattispecie rappresentava una novità in assoluto: il Milan è stato il primo club a cercare di sottoporsi a tale accordo con l'Uefa. Insomma, non esistevano precedenti: il caso farà giurisprudenza sulle prossime eventuali richieste.
Ma non è un'attenuante. Piuttosto, la società avrebbe dovuto e potuto esaminare con attenzione, sapendo di non potersi riferire a nessun caso antecedente. Il Milan, invece, ha avuto fretta. Non solo nelle pratiche burocratiche. Ha avuto fretta di rialzare la voce a livello tecnico e – soprattutto – mediatico dopo anni di limbo. Ha avuto fretta di comprare giocatori (alcuni di buonissimo livello) prima ancora di decidere come e dove farli giocare. Ha avuto fretta di confermare Montella a inizio anno, poi fretta di mandarlo via nel cuore di una stagione dagli obiettivi già sfumati. Ha avuto fretta di spendere soldi di cui non dispone, nell'era calcistica del Fair Play Finanziario. E ora ha fretta di far passare il messaggio che no, il Voluntary non è stato accettato, ma non fa niente.
Fa, invece. Fa per l'immagine di un club che racconta storia, successi, dominio in Italia, in Europa e nel mondo. Fa per un pubblico affamato che ha ingurgitato voracemente il fumo che la dirigenza ha disseminato durante l'estate e che ha riempito San Siro nei giovedì d'agosto. Se n'è infischiato che di fronte c'erano Craiova e Shkendija, che più che due squadre sembrano errori del correttore automatico. Gli avevano detto che il Milan stava ritornando, e dopo almeno un lustro di disgrazia, era tutto ciò che voleva sentirsi dire.
No, il Milan non è fallito e non fallirà dopo il “no” al “Voluntary Agreement”. Indipendentemente da , sanzioni e chi più ne ha più ne metta. Ma il Milan ha già fallito. Nel progetto. Nel mercato. Nel cuore di tutti i tifosi. A cui dell'Uefa, dei soldi e dei rifinanziamenti frega meno di zero. È vedere “il club più titolato al mondo” arrancare a metà classifica e festeggiare sotto la curva una vittoria in casa contro il Bologna il vero fallimento. E per questo non c'è “agreement” che tenga.
No, il Milan non è fallito. Ma si, il Milan ha fallito
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