Un tweet. Poche parole, toni sobri, nessun riferimento diretto alle sue squadre del passato; un “tutte” per non stizzire nessuno. Andrea Pirlo sceglie un modo “normale” per dare l'addio al calcio. Come se nulla fosse o nulla fosse stato. Come se nulla dovesse cambiare. Come se nulla fosse cambiato.
Perché Pirlo ha cambiato il calcio, ma il calcio non l'ha cambiato. Se potesse assistere in una sala da cinema alla sua carriera proiettata, lo farebbe così: impassibile, senza trasalire. Non comunica le sue emozioni attraverso quel viso poco espressivo. Non si concede gesti plateali o parole fuori dalle righe. Lui le emozioni le trasmette: con i suoi calci al pallone.
Non sorriderebbe, nel vedersi esordire in Serie A a sedici anni e poco più con il completo del Brescia taglia XXS che gli arriva alle caviglie. Non scuoterebbe il capo nel vedersi approdare all'Inter e iniziare un viavai di prestiti alla ricerca di se stesso. Non si compiacerebbe della Reggina dei miracoli e dei suoi assist a Kallon. Non ammiccherebbe nel vedersi arretrare da trequartista puro a metronomo di centrocampo da Mazzone, per consentirgli di coesistere con Roberto Baggio.
No, nemmeno il passaggio dall'Inter al Milan di Ancelotti scalfirebbe la sua poker face. Si gusterebbe anni di trionfi in Italia e in Europa con la sublimazione del suo ruolo da regista arretrato e l'apoteosi di Berlino 2006, ma nemmeno allora stringerebbe il pugno soddisfatto. Assisterebbe all'inizio della sua parabola discendente e al dolore delle panchine in favore di Van Bommel, ma non si morderebbe le labbra. Si vedrebbe passare alla Juventus e riscoprirsi fondamentale, ma senza che il suo sguardo tradisca ripicca. E che dire dell'ultimo capitolo alla scoperta del “nuovo mondo” a New York? Niente, Pirlo resta impassibile. Una statua di sale che non si scioglie nemmeno davanti a Jack che annega per salvare Rose.
Lascia il calcio Andrea Pirlo, con la sua tecnica, il suo talento e la sua maledetta. Ma si continuerà a nominarlo. “È un centrocampista alla Pirlo” o “Tira le punizioni come Pirlo“, diranno allenatori, commentatori, osservatori e tifosi in ogni angolo della terra, descrivendo il nuovo talentino che gioca davanti alla difesa. Perché Pirlo può anche smettere: ma lo stile unico di gioco che ha inventato non subirà gli effetti del tempo. Impassibile e immarcescibile: come quell'espressione lì. Tanto normale che non la dimenticheremo mai.
foto vivoazzurro.it