L'ex tecnico del PSG e giocatore del Napoli ha parlato nel giorno del big match di Champions League del San Paolo, analizzando la sfida e alcuni singoli
Nel giorno di Napoli-PSG, gara che si preannuncia spettacolare per gli attacchi delle due squadre, La Gazzetta dello Sport ha intervistato un doppio ex che ha passato la carriera a fermare attaccanti: Laurent Blanc. L'ex tecnico del PSG e giocatore del Napoli, nella stagione 1991/92, ha analizzato, il girone di Champions League e la partita, soffermandosi su alcuni singoli ed elogiando il lavoro di Ancelotti.
Sulla Champions: “È un gruppo difficile, c'è il Liverpool finalista dell'anno scorso e il Napoli che è in crescita costante. PSG favorito per la vittoria finale? Può pagare il fatto di dominare troppo facilmente in Ligue 1. Qui devi essere perfetto sotto ogni punto di vista, soprattutto nello spirito di squadra”.
Sulla partita: “Il PSG all'andata è andato in difficoltà perché non è abituato a subire il possesso palla. Il Napoli, poi, gioca con uno come Hamsik, che raramente perde il pallone”.
Sul Napoli di Ancelotti: “Ancelotti ha migliorato una squadra che giocava bene da qualche anno, riuscendo a portare un'idea che parte dal portiere e arriva a Insigne e Mertens, che sono molto pericolosi”.
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Dopo l'analisi sulla Champions, il tecnico francese si sofferma su alcuni singoli: dal ritorno di Cavani al San Paolo a Neymar e Mbappé, da Buffon a Verratti.
Su Cavani: “Se gioca fa la differenza. Non segna da un mese, ma le sue qualità non si discutono. Tutti gli attaccanti possono vivere un momento no. Non ha lo stesso gioco di Mbappé e Neymar, ma non sono incompatibili“.
Su Buffon: “È un grande professionista. Il suo impiego non creerà scompensi ad Areola, anzi. Credo che sia una fortuna per lui, perché può crescere e migliorare ancora”.
Su Verratti: “Non è migliorato da quando ho lasciato Parigi. Rimane un giocatore eccezionale, ma è stato frenato dagli infortuni e poi credo gli manchi un giocatore come Thiago Motta“.
Ritorno in Italia di Blanc: “Il calcio italiano sta cambiando. Alla cultura tattica si sta aggiungendo una mentalità offensiva e i risultati si vedono. Seguo sempre la mia Inter, ma questa tendenza riguarda tutte le squadre. Sono molto legato alla Serie A e sono pronto ad ascoltare proposte ambiziose. Mi piacerebbe allenare soprattutto in Italia, un paese che amo”.