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Calcioscommesse, lo scandalo che colpì il calcio italiano nel 1980: analogie e divergenze con il caso Fagioli-Tonali-Zaniolo

Calcioscommesse, lo scandalo che colpì il calcio italiano nel 1980: analogie e divergenze con il caso Fagioli-Tonali-Zaniolo
Iconsport / LaPresse

Un nuovo scandalo scommesse colpisce la Serie A, analogie e differenze con lo scandalo che colpì il calcio italiano nel 1980

Sembrano essere tornati i tempi bui in Serie A. Dopo lo scandalo scommesse che colpì il massimo campionato italiano nel 1980, siamo davanti ad un nuovo filone, tutto recente. Il primo ad essere esposto è stato Nicolò Fagioli (tutti i dettagli del suo caso), che si è autodenunciato ed ha dato il via ad un domino che sta per coinvolgere una decina di calciatori del massimo campionato italiano in totale.

Dopo Fagioli, i nomi nuovi che sono emersi ed hanno fatto altrettanto rumore sono stati quelli di Nicolò Zaniolo e Sandro Tonali (cosa rischiano i due centrocampisti italiani). Adesso Fabrizio Corona si è detto pronto ad annunciare il quarto nome del calciatore coinvolto, che gioca nella Roma (tutti gli indizi ed i possibili nomi). Insomma, sta per esplodere una bolla attorno al calcio italiano, simile a quella che era esplosa nel 1980. Vediamo però quali sono le analogie e le principali differenze con lo scandalo di 40 anni fa.

Calcioscommesse, cosa successe in Italia nel 1980

Prima di andare ad analizzare quali sono i punti in comune ed i punti di discordanza tra lo scandalo del 2023 e quello del 1980, spieghiamo brevemente – per chi non lo sapesse – cosa successe nel 1980. Si tratta di uno scandalo che colpì il massimo campionato italiano al termine della stagione 1979/80 e che venne soprannominato “Totonero“, per via della natura del reato. Scandalo che coinvolse in totale 27 calciatori, tra Serie A e Serie B, e 12 società, comprese di dirigenze.

Le principali squadre coinvolte furono Avellino, Bologna, Lazio, Milan e Perugia per quanto riguarda il campionato di Serie A, Palermo e Taranto invece per quanto riguarda la Serie B. Tra i calciatori coinvolti i principali furono: Stefano Pellegrini (Avellino), Sergio Girardi (Genoa), Enrico Albertosi (Milan), Giorgio Morini (Milan), Guido Magherini (Palermo), Gianfranco Casarsa (Perugia), Mauro Della Martira (Perugia), Luciano Zecchini (Perugia), Paolo Rossi (Perugia), Giuseppe Dossena (Bologna), Giuseppe Savoldi (Bologna), Oscar Damiani (Napoli), Massimo Cacciatori (Lazio), Bruno Giordano (Lazio), Lionello Manfredonia (Lazio), Giuseppe Wilson (Lazio) e Claudio Merlo (Lecce).

L'idea di organizzare un giro di scommesse clandestine fu di Massimo Cruciani (commerciante di ortofrutta) che, sfruttando l'amicizia con Alvaro Trinca (titolare di un ristorante vicino Piazza del Popolo a Roma), mise su una rete di scommesse illegale. I due approfittarono del fatto che il ristorante di Trinca fosse frequentato da diversi calciatori di Roma e Lazio per imbastire il tutto. La coppia iniziò truccando una gara amichevole, quella tra Palermo e Lazio del 1 novembre del 1979, terminata in pareggio. Successivamente venne truccata la gara di Serie A tra Milan e Lazio, del 6 gennaio del 1980. In questo caso, oltre ai calciatori Albertosi, Morini, Giordano, Manfredonia, Cacciatori e Wilson, venne coinvolto anche il presidente dei rossoneri Felice Colombo.

La baracca iniziò però a crollare da subito. La successiva gara da truccare, quella tra Lazio ed Avellino del 13 gennaio successivo, non terminò come da accordi. Questa, sommata ad alcune partite che non andarono come da previsioni, portarono perdite milionarie nelle casse della coppia formata da Cruciani e Trinca. Ormai stanchi, i due si recarono dunque presso la procura di Roma, dove presentarono un esposto contro 27 calciatori e 12 società tra Serie A e Serie B; esposto nel quale sostennero di essere stati truffati. L'esposto venne presentato il 1 marzo, ed il 23 dello stesso mese scattarono gli arresti.

In manette finirono Stefano Pellegrini (Avellino), Sergio Girardi (Genoa), Enrico Albertosi (Milan), Giorgio Morini (Milan), Guido Magherini (Palermo), Gianfranco Casarsa (Perugia), Mauro Della Martira (Perugia), Luciano Zecchini (Perugia), Massimo Cacciatori (Lazio), Bruno Giordano (Lazio), Lionello Manfredonia (Lazio), Giuseppe Wilson (Lazio) e Claudio Merlo (Lecce). Per Paolo Rossi (Perugia), Giuseppe Dossena (Bologna), Giuseppe Savoldi (Bologna) e Oscar Damiani (Napoli) invece, semplice ordine di comparizione. Al termine del processo, il 23 dicembre del 1980, tutti i calciatori e le squadre coinvolte vennero assolti perché il fatto non sussisteva; andarono però incontro a dei provvedimenti sotto l'ambito calcistico.

Calcioscommesse, le condanne inflitte nel 1980

Le sentenze di primo grado furono molto severe. Condanne che variarono leggermente con la sentenza di appello. In generale le conseguenze principali furono la retrocessione in Serie B per Lazio e Milan, la radiazione per il presidente dei rossoneri Felice Colombo e delle lunghissime squalifiche per alcuni dei calciatori coinvolti. Tra le altre squadre alcune altre ricevettero semplicemente una piccola penalizzazione di punti nel campionato successivo.

Assolti la maggior parte dei dirigenti coinvolti ed anche alcune delle squadre e dei calciatori. Stesso discorso anche per la Serie B, dove Palermo e Taranto ricevettero cinque punti di penalizzazione, con assoluzione per le altre. Lunghe squalifiche anche per la maggior parte dei calciatori coinvolti della lega cadetta. Dopo la vittoria del Mondiale del 1982 da parte della nazionale italiana, alcune delle condanne dei calciatori vennero scontate.

Calcioscommesse, analogie e differenze con lo scandalo del 1980

Come si nota dalla storia di quanto successo nel 1980, i due casi sembrano essere quasi diametralmente opposti. In questo caso ai calciatori coinvolti, fino ad ora ufficialmente Fagioli, Tonali e Zaniolo, con Zalewski che potrebbe essere il prossimo (tutti gli indizi che portano al suo nome); si associa un caso più di ludopatia che altro. Da quanto emerso fino a questo momento, nessuno dei calciatori coinvolti ha in nessun modo truccato una o più partite della propria squadra.

Prendendo il tutto con le pinze, il caso attuale è di sicuro meno grave di quello del 1980, dove venne influenzato anche l'andamento dei campionati di Serie A e Serie B della stagione 1979/80, con le partite che vennero truccate a piacimento. Il reato contestato a Fagioli, Tonali e Zaniolo è “semplicemente” quello di scommesse illecite, con i calciatori che avrebbero puntato diverse centinaia di migliaia di euro su alcune schedine calcistiche. Anche questo ovviamente rappresenta un atto illecito per dei calciatori professionisti.

I tre sono indagati per esercizio abusivo di gioco o di scommessa. Ricordiamo infatti che secondo l'articolo 24 del codice sportivo, esiste il divieto per i soci ed i tesserati delle società appartenenti al settore professionistico, di effettuare o accettare delle scommesse, in maniera diretta o indiretta. Questo vale per tutti i risultati relativi agli incontri ufficiali organizzati da FIGC, FIFA e UEFA. A differenza del 1980 inoltre, in questo caso – almeno ad oggi – non sembrano essere coinvolte né società, né tantomeno dirigenti vari.

Gli unici che sono finiti sotto il mirino degli inquirenti sono un gruppetto di dieci giovani calciatori italiani. Anche in questo caso si andrà sicuramente incontro a delle pene severe, che coincideranno con delle squalifiche, squalifiche che saranno meno sostanziose di quelle inflitte nel 1980. In quel caso, dopo essere stati radiati in primo appello, i principali protagonisti ricevettero una squalifica di sei anni. In questo caso il rischio massimo per i coinvolti è di tre anni.


Giuseppe Patti

Classe '96, siciliano. Innamorato delle statistiche, forse tanto quanto del calcio. Appassionato di cinema e serie tv, oltre che di tutto quello che ha a che fare con numeri e record.

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