Terminata da poco la stagione con i Los Angeles Galaxy, Zlatan Ibrahimovic si è raccontato nel corso di una lunga intervista
Il nome di Zlatan Ibrahimovic, in un modo o nell'altro, è sempre sulla bocca di tutti. In queste settimane in particolare se n'è parlato molto in ambito calciomercato, con l'interesse del Milan, che già lo aveva cercato la scorsa estate. Questa volta ci ha pensato però il diretto interessato a far parlare di se, tramite un'intervista rilasciata alla BBC. Diversi gli argomenti trattati dallo svedese: dall'approdo alla Juventus all'esperienza con lo United, passando per il grave infortunio al ginocchio dello scorso anno.
Si parte proprio dal primo grande club, la Juventus: “All’inizio della carriera non era così importante fare gol, ma avere le migliori qualità, la miglior tecnica e portare queste cose dovunque andassi. Ad un certo punto è diventato: ‘Ascolta, qui siamo ad alti livelli, devi performare e sei un attaccante, quindi devi darci gol. E se non lo fai, non abbiamo bisogno di te’. Questo cambiamento è avvenuto alla Juventus. Tutto era nuovo per me, era tutto un ‘wow, grande squadra, grandi giocatori, grande allenatore, grande storia’. Dal primo giorno di allenamento ho sentito Capello gridare ‘Ibra!’. Prendeva i ragazzi delle giovanili e li faceva allenare con me: loro crossavano, io dovevo fare gol. Ogni giorno per 30 minuti. Io volevo solo andare a casa perché ero stanco e non volevo più tirare, né vedere la porta e i portieri. Alla fine sono diventato una macchina, davanti alla porta segnavo. Specialmente in Italia, è la posizione più difficile per un attaccante, perché sono bravi tatticamente. Ricordo una gara contro Maldini e Nesta, contro di loro hai mezza chance. Per fortuna mi allenavo con Buffon, Thuram e Cannavaro: se superavo i difensori, poi dovevo superare Buffon“.
La decisione di andare in Inghilterra presa per andare controcorrente: “Quando ho deciso di andare in Inghilterra, ho parlato prima con diversi giocatori che conoscevo e che mi avrebbero dato un parere onesto. Tutti mi dicevano di non andare, che non sarebbe stato un bene per la mia carriera perché in Inghilterra si viene giudicati dopo appena una stagione. Queste parole hanno innescato in me la sfida: era quello che volevo sentirmi dire. Pensavano fossi vecchio, ma a 35 anni ho fatto sembrare io la Premier League vecchia: mi sono dato tre mesi per dimostrare a tutti chi fossi. Quella era la sfida e io non ho mai rifiutato una sfida. La Premier dovrebbe essere felice che io non sia andato in Inghilterra 10 anni prima, altrimenti la sua storia sarebbe stata diversa“.
Ibrahimovic l'extraterrestre: “Mia moglie non mi permette di avere foto di me appese per casa. Dice che si parla già troppo di me e non vuole vedermi sui muri, le basta vedermi nella vita reale. In casa abbiamo una foto dei miei piedi: è un promemoria per la mia famiglia, non per me, ricorda quello che abbiamo: sono loro che hanno creato tutto questo, tutto quello che c’è intorno a me: quei due piedi. Sono un ragazzo di quell’area che tutti chiamano ‘il ghetto'. Mi vedevano diverso, non mi facevano sentire il benvenuto, ma ho mostrato loro qualcosa di diverso e ora mi seguono. Sono venuto dal mio pianeta, il pianeta Zlatan“.
Il grave infortunio al ginocchio gli ha fatto rimettere i piedi per terra: “Lo United la squadra giusta per me, il club e la maglia che dovevo far brillare e l’ho fatto. Al Manchester mi sono sentito come Benjamin Button, stavo diventando più giovane. Poi purtroppo mi sono infortunato. Quando è successo non ho capito a cosa sarei andato incontro, perché non avevo mai avuto un infortunio serio. Ero come Superman, indistruttibile. Nessuno poteva rompermi, solo Zlatan poteva infortunare Zlatan. Ho detto, ‘questo non è il modo in cui voglio smettere di giocare a calcio, voglio tornare e giocare come facevo prima. Se non sarà così non continuerò, perché non sono qui per beneficenza“.
Pillola di Fanta
In caso di ritorno in Serie A, ed in particolare al Milan, Zlatan Ibrahimovic sarebbe un grande colpo non solo per i rossoneri, ma anche per diversi fantallenatori. Nelle 219 presenze totalizzate in Serie A, lo svedese è stato infatti capace di segnare 122 gol e fornire ai compagni 45 assist. IMMORTALE