Tante battaglie e altrettanti trofei portati nella bacheca dei club per i quali ha giocato, lottando sempre e non abbandonando mai la nave, soprattutto nei momenti di massima difficoltà. Una classe immensa e doti atletiche fuori dal comune, che solo l'egemonia di due “alieni” come Lionel Messi e Cristiano Ronaldo poteva impedirgli di raggiungere un riconoscimento importante come quello del Pallone d'Oro. Tanti avvenimenti e tappe indimenticabili di una carriera che giunge al termine a causa dei guai fisici e in particolare a quel ginocchio che l'ha tenuto fuori dai campi quest'anno, fatta eccezione per la prima gara contro la Roma. Questo e molto di più è Frank Ribery, il campione francese attualmente in forza alla Salernitana che ha deciso di ritirarsi definitivamente, ma con ogni probabilità di non dire definitivamente addio al mondo del calcio.
La lunga gavetta di Franck Ribery fino a Germania 2006
Franck Ribery nasce il 7 aprile 1983 a Boulogne-sur-Mer, nel nord della Francia, in un'umile famiglia composta dalla madre Marie-Pierre, governante di professione, e dal padre François, operaio edile. L'infanzia del giovane, futuro fuoriclasse trascorre nella massima normalità fino a quando non resta vittima, con i genitori, di un incidente non mortale ma destinato a lasciare segni indelebili per tutta la vita. Nell'impatto, infatti, Franck viene sbalzato fuori dal parabrezza, uscendone con una serie di indelebili ferite che avrebbero caratterizzato per sempre il suo volto. Un trauma esorcizzato nel migliore dei modi sfogando tutto nel rettangolo verde, all'inseguimento di un pallone, nel settore giovanile della squadra della propria città con cui esordisce tra i professionisti, in Coupe de France. Le grandi capacità di sfruttare gli ampi spazi lasciati in campo aperto non passano inosservate all'Olympique Ales prima e al Brest e al Metz poi.
Quest'ultima, anche se solo per sei mesi, è la prima tappa importante della carriera di Ribery, in quanto riesce a trovare anche i primi gol tra i professionisti, seguita subito da una altrettanto importante all'estero, con la maglia del Galatasaray. E proprio in Turchia il giocatore diventa ufficialmente “Scarface”, per bocca dei propri tifosi, facendo leva sul difetto creato dall'incidente ma col pretesto di esaltarne la grande grinta messa in campo, che porta in bacheca una Coppa nazionale. Tuttavia la vera svolta arriva col trasferimento all'Olympique Marsiglia, dove Ribery diventa trascinatore anche dal punto di vista tecnico, con 12 gol e 8 assist che gli valgono la chiamata per il Mondiale di Germania 2006. Il cammino con la Francia è a dir poco esaltante e spettacolare, e lui si conferma a grandi livelli trovando anche la rete contro la Spagna, ma alla fine, tuttavia, la lotteria dei calci di rigore decreta lo svanimento del sogno Coppa del Mondo proprio all'ultimo step.
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La consacrazione col Bayern Monaco e l'importanza dei rapporti, fino a “the last dance” Salernitana
La grande delusione con la maglia dei bleus, con la quale gioca un altro Mondiale e due Europei ma senza sollevare al cielo alcun trofeo, non demoralizza Frank Ribery, che dopo un'altra annata a Marsiglia accetta la corte di uno dei club europei più importanti: il Bayern Monaco. Il suo arrivo in Baviera dà il via a un'era costellata da tantissimi successi, per l'esattezza 9 Bundesliga, 6 Coppe di Germania, 4 Supercoppe Nazionali, una Coppa di Lega tedesca e soprattutto la Champions League del 2013, vinta nella finale di Wembley tutta tedesca contro gli eterni rivali del Borussia Dortmund, che ha comportato anche le successive affermazioni in Supercoppa Europea e nel Mondiale per Club. Tanti trofei di squadra accompagnati anche da quelli personali, ovvero il Premio come miglior calciatore europeo dell'anno proprio grazie al trionfo continentale del 2013, nonché quello come miglior giocatore del campionato nel 2006 e nel 2007 in Francia e nel 2008 in Germania. Riconoscimenti per niente offuscati dalle accuse di aver avuto rapporti sessuali con una escort minorenne, cadute ufficialmente per insussistenza di prove, figli anche dell'importante bottino personale di 124 gol e 182 assist in 425 partite disputate, che ne fanno di diritto una delle leggende del Bayern Monaco.
Se da una parte i rapporti hanno rischiato di infangare il nome di Ribery, dall'altra sono stati essenziali nel proprio processo di crescita. Oltre il campo il più importante di questi è quello con la sua sposa Wahiba Belhami, con la quale ha avuto quattro figli e che prima ancora l'ha aiutato a instaurare un altro tipo di rapporto, quello personale con la fede islamica, abbracciata proprio dopo l'unione tra i due. Altrettanto belli e significativi sono stati quelli con i compagni di squadra, tra i quali si possono citare Luca Toni, amico di sempre col quale è giunto a Monaco per aprire il ciclo di vittorie, o anche Arjen Robben, partner di reparto e di vittorie in quella che è stata una delle coppie più travolgenti del panorama calcistico internazionale. Infine non si può non citare il rapporto con i tifosi, compresi gli avversari, che sempre lo hanno osannato e dai quali si è sempre fatto amare e rispettare.
Proprio la speciale alchimia con la gente lo ha portato a non smettere di giocare nonostante il grande stato di appagamento. Tant'è che nel 2019 ha accettato di sposare la causa la Fiorentina, un downgrade se si considerava il passato recente ma allo stesso tempo una grande opportunità per continuare a mettersi in gioco in un'altra realtà competitiva come quella della Serie A in una delle piazze più blasonate e prestigiose. E Ribery ha saputo ripagare con 5 reti e 10 assist, che hanno contribuito alla permanenza della squadra in massima serie per due anni di fila. Un obiettivo, questo, che ha acquistato maggiore valenza con l'approdo alla Salernitana, dove nessuno, fino a pochi mesi prima, avrebbe mai potuto minimamente immaginare che si sarebbe potuto trasferire, se non nei sogni più reconditi o in un videogame.
L'ex Bayern, che ha così riabbracciato il colore granata dopo Metz, non è riuscito a ripagare dal punto di vista tecnico, visti i soli 3 assist forniti ai compagni. Allo stesso tempo, tuttavia, nonostante la tentazione di andare via a gennaio 2022 e qualche eccesso di foga di troppo come quello che ha portato all'espulsione per rissa nel match contro il Cagliari dello scorso anno, è stato di fondamentale importanza, per esperienza e carisma e per fare da collante in un gruppo che fino a marzo sembrava certo della retrocessione e che invece, alla fine, ha compiuto la storica impresa di mantenere la Serie A. Un traguardo da vero leader, un traguardo da vero capitano quale ha saputo essere in poco più di un anno, in una città che lo ha eletto a vero e proprio figlio adottivo e per la quale potrebbe diventare presto ambasciatore. Il futuro è un interrogativo, ma di certo resta il fatto che un campione come Frank Ribery mancherà, almeno in campo, a chi ama davvero questo sport.