
In serata il Bari ha acciuffato il pareggio per 1-1 in pieno recupero sul campo del Cagliari, portando a casa un risultato fondamentale per il possibile ritorno in Serie A, a distanza di 12 anni dall'ultima volta. Tuttavia, in casa pugliese, e non solo, in molti si stanno chiedendo, alla luce della situazione multiproprietà della famiglia De Laurentiis tra il Napoli e il club biancorosso, cosa potrebbe succedere nel caso in cui quest'ultimo arrivasse a giocare la massima serie insieme al primo. Il caso recente del 2021, che ha visto coinvolte Lazio e Salernitana, all'epoca entrambe di proprietà di Claudio Lotito, ha fatto giurisprudenza in tal senso.
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Multiproprietà: cosa dice l'articolo 16 bis delle NOIF
Il regolamento di riferimento per il caso multiproprietà è quello celeberrimo delle NOIF, e più precisamente l'articolo 16 bis, secondo il quale: “Non sono ammesse partecipazioni, gestioni o situazioni di controllo, in via diretta o indiretta, in più società del settore professionistico da parte del medesimo soggetto, del suo coniuge o del suo parente ed affine entro il quarto grado”. Divieto che si era programmato di estendere anche a categorie diverse entro la stagione 2024/2025, ma che alla fine è stato rimandato a quella 2028/2029. Appare quindi evidente come Aurelio e Luigi De Laurentiis, padre e figlio e proprietari rispettivamente di Napoli e Bari, non potrebbero continuare la propria attività nella stessa competizione, e di conseguenza sarebbe il club pugliese a essere ceduto ad altro proprietario.
Il precedente di Lazio e Salernitana con la gestione Lotito
Come accennato, in tal senso è successa una cosa analoga due anni fa, quando la Salernitana terminò il campionato di Serie B al secondo posto e fu conseguentemente promossa in Serie A, con l'allora duo presidenziale composto da Claudio Lotito e dal cognato Marco Mezzaroma che fu costretto a cedere la società campana, ricorrendo allo strumento giuridico del trust, incaricato di trovare un acquirente che rispettasse i requisiti richiesti dai cedenti entro il 31 dicembre. La squadra, costruita con poche risorse, giocò un girone d'andata praticamente con un piede in cadetteria, ma quando sembrava addirittura in procinto addirittura di fallire per mancanza di imprenditori realmente interessati, fu Danilo Iervolino a farsi avanti, salvando il club prima dalla scomparsa e poi dalla retrocessione, in seguito a una clamorosa rimonta. Di conseguenza, anche nel caso di Napoli e Bari è facile prevedere uno scenario analogo.
