Mondiali femminili: le disuguaglianze nel calcio femminile rispetto alla controparte maschile
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I mondiali femminili, che avranno il via il 20 giugno in Australia e Nuova Zelanda (qui gli stadi impegnati nella competizione) e dove parteciperà anche l'Italia del ct Milena Bartolini, sono un evento mediatico che porta in risalto il calcio femminile, una realtà troppo spesso messa in ombra dalla sua controparte maschile. Il calcio, uno degli sport più popolari al mondo, ha una lunga storia di differenze sociali e di genere tra le competizioni femminili e maschili. Tuttavia, durante gli ultimi decenni, il calcio femminile ha fatto passi importanti per guadagnare sia maggiore visibilità che maggiore riconoscimento. Qui vogliamo esplorare le differenze sociali che però ancora persistono tra il calcio femminile e maschile, evidenziando gli ostacoli che le calciatrici affrontano in confronto ai giocatori maschi.
Calcio maschile e femminile: stesso sport, tante disuguaglianze
Le disuguaglianze tra calcio femminile e maschile sono dovute a diversi fattori e si manifestano in diversi ambiti, dagli ingaggi alla copertura mediatica degli eventi, fino alle infrastrutture dedicate al calcio femminile. Ripercorriamo ora tutte le principali disuguaglianze di genere che si evidenziano in questo sport.
Disuguaglianze di genere nel calcio: un fattore storico
Per capire gran parte delle differenze di genere che si notano al giorno d’oggi, è fondamentale prendere in considerazione la storia del calcio nella sua versione femminile rispetto a quella maschile. Dove il calcio maschile gode di lunga tradizione, che vede i suoi albori nei primi anni del 1800 per quanto riguarda la sua versione moderna, il calcio femminile nacque solo a fine del diciannovesimo secolo, in Gran Bretagna, e ha incontrato resistenza e pregiudizi per gran parte del ventesimo secolo, specialmente in Italia.
In particolare, in Italia la prima squadra di calcio femminile fu fondata a Milano nel 1933, ma la Ficg le diede il permesso di giocare soltanto a porte chiuse. Il regime Fascista bloccò ulteriormente le cose, proibendo alla donne, che dovevano esclusivamente essere solo donne e madri, di praticare uno sport ritenuto maschile per antonomasia.
Le prime partite femminili ufficiali si sono svolte alla fine degli anni ‘60, ma solo nel 1986 il calcio femminile riuscì a entrare nella Ficg sotto la voce di ‘torneo dilettantistico’. Si sono poi dovuti aspettare gli anni ’90 per far sì che il calcio femminile riuscisse ad ottenere un, seppur piccolo, riconoscimento internazionale con i mondiali femminili in Cina nel 1991, vinti dalla nazionale degli Stati Uniti, anche oggi una delle favorite assolute per i prossimi mondiali.
Una minore copertura mediatica
Un fattore che influenza fortemente tutte le disuguaglianze presenti nel calcio femminile è la minore copertura mediatica dedicata alle donne. Il minor interesse dei media, porta il calcio femminile ad essere meno conosciuto e di conseguenza il pubblico resta poco interessato agli eventi. Può capitare quindi che anche persone che magari potrebbero essere interessate non abbiano la possibilità di conoscere e seguire il calcio femminile.
I grandi club maschili hanno una presenza costante sui media, con partite trasmesse in tutto il mondo e un'enorme esposizione pubblicitaria. Questa visibilità attrae sponsor e investitori che contribuiscono all'incremento dei ricavi. D'altra parte, il calcio femminile ha ricevuto solo recentemente un maggiore sostegno mediatico, soprattutto per quanto riguarda le competizioni internazionali come i mondiali femminili, ma molti match non vengono ancora trasmessi in televisione o ricevono una copertura minima. La differenza di copertura mediatica tra calcio maschile e femminile è un altro fattore cruciale nella disparità salariale.
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La differenza tra gli ingaggi
Una delle disuguaglianze maggiori tra calcio femminile e maschile è il valore degli ingaggi dei giocatori. È risaputo che i calciatori dei club delle principali leghe calcistiche abbiamo degli stipendi da sogno, spesso e volentieri multimilionari anche senza considerare l’attuale influenza dell’Arabia Saudita nel calciomercato. Dall’altra parte, gli stipendi delle calciatrici non sono minimamente paragonabili a quelle dei calciatori. In Italia, infatti, il massimo stipendio a cui una giocatrice di Serie A può ambire si aggira sui 40.000 euro lordi annui, mentre la media è più bassa ancora, intorno ai 15.000 euro lordi. In generale, basti pensare che la giocatrice più pagata al mondo è l’australiana Sam Kerr, una delle calciatrici da tenere d’occhio ai mondiali femminili 2023, con uno stipendio di 513.000 euro a stagione dal Chelsea.
La situazione in generale migliora negli Stati Uniti, dove si trovano stipendi più alti rispetto all’Europa, ad esempio con Alex Morgan e Megan Rapinoe che percepiscono sui 420.000 euro. D’altronde, negli USA il calcio femminile è molto più seguito e ha stipendi molto simili a quelli che si trovano nel calcio maschile.
Come causa di questa differenza di ingaggi c’è anche la poca copertura mediatica, che porta ad un basso livello interesse del pubblico e la mancanza di sponsorizzazioni significative, che ostacola l'aumento degli introiti, limitando così le risorse disponibili per i salari delle calciatrici.
La mancanza di sponsorizzazioni
Un altro dei principali fattori che contribuiscono alla disparità salariale nel calcio è l'aspetto legato alle sponsorizzazioni. Come specificato in precedenza, il calcio maschile ha tradizionalmente goduto di un maggior interesse da parte del pubblico, con una base di tifosi più ampia e maggiori entrate derivanti da sponsorizzazioni, diritti televisivi e pubblicità. Proprio il minor interesse verso il calcio femminile, scoraggiato da una scarsa copertura mediatica, porta ad una significativa mancanza di sponsorizzazioni importanti, il che si traduce in una minor disponibilità economica per le donne. Tradizionalmente, aziende e multinazionali hanno sempre investito di più negli atleti maschi in quanto ritenuti più attraenti a livello di marketing. Questo, negli anni, non ha fatto altro che alimentare le differenze tra calcio femminile e maschile, non solo per gli ingaggi, ma per i pregiudizi in generale.
Il problema delle infrastrutture
Passando alle infrastrutture risalta ancora una volta la differenza tra calcio maschile e femminile. Il calcio maschile offre di centinaia di infrastrutture dedicate a singole squadre, dagli stadi fino ai campi di allenamento. Per il calcio femminile queste infrastrutture sono presenti in numero decisamente minore, e in alcuni casi le donne devono accontentarsi di utilizzare gli spazi maschili solo ed esclusivamente quando lasciati liberi dalle loro controparti, trovando un accesso limitato ai campi di allenamento che può portare ad un minor sviluppo del calcio femminile anche in termini di qualità.
Senza parlare di grandi club, in Italia possiamo notare come qualsiasi città o paese, anche di piccole dimensioni, abbia nella maggior parte dei casi una squadra di calcio dove i bambini e i ragazzi possono allenarsi, giocare e crescere. Per il calcio femminile questo non accade, dato che il numero di squadre dove le ragazze possono giocare è nettamente inferiore. Tutto questo non fa altro che alimentare l’idea che il calcio sia uno sport esclusivamente maschile.
Da #Giocareconletette al passato da calciatrice: cinque curiosità su Milena #Bertolini https://t.co/mEgqYg49lW
— Calcio d'Angolo (@calciodangolo_) July 4, 2023
Alcuni passi per ridurre le disuguaglianze
Specialmente negli ultimi anni, la Fifa e le altre organizzazioni calcistiche principali si stanno impegnando per ridurre le disuguaglianze tra calcio maschile e femminile. In particolare, un ruolo importante viene dato alla creazione di competizioni internazionali legate al calcio femminile, in primis con i mondiali femminili, ma anche con gli Europei e con l’esistenza della Champions League femminile e del più recente Pallone d'Oro femminile.
Questo genere di eventi riesce a dare una risonanza mediatica maggiore al calcio femminile, portando il pubblico a conoscere lo sport e dandogli la possibilità di seguirlo. Questi fattori contribuiscono, in maniera molto lenta, alla lotta agli stereotipi e alle disuguaglianze di genere viste in questo articolo, e a far sì che il calcio femminile sia sempre più riconosciuto e apprezzato a livello mondiale.