Nonostante la carta d'identità reciti 35 anni da compiere ad agosto, Willian Borges da Silva, in arte Willian, è ancora oggi grande protagonista nel campionato da molti definito come il più difficile al mondo. Stiamo parlando ovviamente della Premier League, ormai seconda casa del fantasista brasiliano che dal 2013 (salvo una piccola parentesi in Brasile) delizia con le sue giocate i campi più importanti del calcio inglese.
Dopo ben sette stagioni al Chelsea ed una all'Arsenal il classe 1988 sembrava essere destinato a seguire le orme di diversi grandi volti del calcio oltreoceano, che scelgono di chiudere la propria carriera nel proprio paese d'origine. Al termine del primo anno dopo il ritorno al Corinthians, club che lo aveva lanciato tra i professionisti, il brasiliano ha però deciso di riapprodare in Inghilterra, ancora una volta a Londra: oggi è infatti uno dei giocatori chiave del Fulham, che naviga nelle zone di mezzo della classifica in Premier League. In un'intervista esclusiva rilasciata al sito Premier League Brasil (qui tutte le sue dichiarazioni), Willian ha toccato diversi argomenti interessanti: di seguito alcuni estratti delle sue parole (qui la prima parte dell'intervista).
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Willian ha giocato nell'Arsenal nella stagione 2020/21, terminando la stagione ai Gunners con un deludente ottavo posto. Ecco le parole del brasiliano a proposito della sua ex squadra, attualmente in lotta per il titolo in Premier League, e sul tecnico Mikel Arteta: “Era possibile prevedere il successo dell'Arsenal in base agli obiettivi che si erano prefissati fin da quando ero lì. Sono andato lì per continuare a vincere e lottare per dei trofei, ma purtroppo ho avuto un anno difficile e l'Arsenal è arrivato ottavo. Il club era in fase di transizione, sia per quanto riguarda i giocatori che lo staff tecnico. È stato difficile per me, perché ho lasciato il Chelsea a un livello molto superiore a quello dell'Arsenal, sempre in lotta per il vertice. Ma sapevo anche che l'Arsenal si sarebbe ripreso grazie al modo di lavorare di Arteta. Da allora ho sempre detto che sarebbe diventato uno dei migliori allenatori al mondo, è un ragazzo molto intelligente. Sapevo che sarebbero andati lontano. Tanto che stanno facendo una stagione brillante e giocano molto bene”.
Il miglior ricordo di Willian è ovviamente però al Chelsea, dove ha giocato per sette stagioni vincendo due volte la Premier League: “Senza dubbio i migliori anni della mia carriera sono stati al Chelsea. Sono stati sette anni di titoli, il club in cui ho giocato di più nella mia carriera e in cui mi sono identificato molto. Ho un grande affetto per il club e per i tifosi, e sento che è ricambiato. È stato un periodo magnifico per me, ero sempre nel giro della nazionale brasiliana. È stato il mio momento migliore. Ma ho ancora l'ambizione di fare bene anche qui al Fulham. Momento no? È difficile vedere il club in questa situazione. Immagino che sia stato difficile per i tifosi, i giocatori e chiunque sia coinvolto. Ma il Chelsea è un grandissimo club, ha tutte le carte in regola per lottare ancora per il titolo e non ho dubbi che l'anno prossimo tornerà più forte“.
Nonostante il trasferimento in due delle squadre rivali del Chelsea, ovvero Arsenal e Fulham, il rapporto tra i tifosi blues e Willian è rimasto intatto: “Onestamente pensavo che sarebbe cambiato, ma ogni volta che ho giocato contro di loro ho visto che non è così. Ho segnato un gol nella prima partita contro di loro, al Craven Cottage, e non ho festeggiato. Sono stato applaudito sia dai tifosi del Fulham che del Chelsea. Ma il ritorno a Stamford Brigde è stato il più sorprendente: mi hanno applaudito fin dal riscaldamento e quando sono stato sostituito sono rimasto colpito dal modo in cui lo stadio si è alzato in piedi, ha applaudito e ha cantato un coro per me. Rimarrà con me per il resto della mia vita“.
Oltre che per le sue gesta sul campo, Willian è diventato un idolo per i tifosi del Chelsea dopo aver rifiutato il Tottenham: “Quando ero allo Shakhtar il primo club a farmi un'offerta è stato il Chelsea, nel 2011. Da allora ho iniziato a seguire il club, ho visto Drogba, Terry, sono impazzito per i Blues e ho deciso che volevo giocare per il Chelsea. È diventato un sogno. Hanno fatto tre offerte ma lo Shakhtar non mi ha lasciato andare. Dissero anche che mi avrebbero lasciato andare se avessero raggiunto la cifra stabilita, il Chelsea l'ha fatto ma non è successo. Poco dopo, lo Shakhtar era nello stesso girone del Chelsea in Champions League e ho giocato contro di loro. Ho segnato due gol a Stamford Bridge e abbiamo perso 3-2, con un gol nei minuti di recupero. Dopo la partita ho ricevuto una maglietta da un tifoso del Chelsea con il mio nome e un punto interrogativo sul retro. È stato davvero bello, ho ancora questa foto sul mio cellulare, anche se non ho più incontrato il tifoso. Nel 2013 – continua il fantasista brasiliano – non potevo più sopportare di rimanere in Ucraina, ma il Chelsea aveva rinunciato. Sono molto grato allo Shaktar, ma volevo cambiare aria perché ero lì da cinque anni. E all'epoca l'Anzhi, dalla Russia, era l'unico club disposto a pagare la mia clausola, che era di 35 milioni di euro. Così ho deciso di trasferirmi lì nel gennaio 2013: ho firmato un contratto di quattro anni, il progetto del club mi sembrava valido, ho giocato con Eto'o, siamo arrivati secondi in Coppa di Russia. Ma a metà anno il proprietario della squadra ha avuto un problema di salute, ha deciso di smettere di investire e di vendere i giocatori. A quel punto sono ricominciate le trattative con l'Inghilterra“.
Ecco, quindi, il racconto del rifiuto a Liverpool e Tottenham e l'inizio della storia d'amore con il Chelsea: “Andai a Londra e Liverpool e Tottenham si mostrarono interessate. Stavo negoziando con entrambe, ma non con il Chelsea. E nel mio cuore il mio sogno era di andare al Chelsea. Arrivarono proposte da entrambe e, dato che volevo rimanere a Londra, decisi che sarei andato al Tottenham. Era tutto a posto, avevo già fatto le visite mediche, dovevo solo andare al centro di allenamento del Tottenham per firmare il contratto. Ma avevo ancora qualche insicurezza, la mia testa era altrove. Andavo lì pensando al Chelsea. Poi, all'ultimo minuto, il Chelsea mi ha fatto un'offerta. E non ci ho pensato due volte. Con tutto il rispetto per il Tottenham, che è anche un grande club, ma il mio sogno era giocare per il Chelsea“.
Sul migliore allenatore con cui abbia avuto esperienza, il brasiliano non ha dubbi: “Il miglior allenatore che ho avuto è José Mourinho, l'uomo che ha creduto nel mio potenziale e nelle mie qualità quando sono arrivato al Chelsea. Ho imparato molto da lui, è stato senza dubbio il migliore. E ancora oggi abbiamo un bel rapporto. Ci sentiamo sempre, ci scambiamo messaggi e siamo diventati anche amici“.
Willian tocca anche l'argomento razzismo, che ha scatenato diverse polemiche anche in Italia negli ultimi tempi tra il caso Lukaku e Vlahovic: “Mi è successo di assistere a qualcosa di simile in Ucraina. Ricordo di aver sentito rumori di scimmia da parte dei tifosi. È un peccato che succeda ancora oggi, in Italia con Lukaku, con Vinicius Junior in Spagna. Finché chi è al potere non fa nulla, non succederà nulla. Noi giocatori possiamo parlare, rilasciare interviste, postare su Instagram, fare campagne, ma non abbiamo il potere di fermare e punire tifosi e club. E chi può farlo non lo fa. Questo tipo di situazione è deplorevole“.