
“Che fine ha fatto?”. Ce lo chiediamo di un amico che non si fa più sentire dopo che ha copiato i compiti di latino per tutto il liceo, del pantalone dell'abito della laurea che tua madre ha messo in un posto sicuro e che probabilmente verrà ritrovato dai tuoi nipoti, di quella ricevuta di pagamento della multa che è “sempre stata lì” ma ora che ci è arrivata la mora per non averla pagata sembra essere stata ingoiata dall'etere. Ce lo chiediamo anche per quei calciatori che sembrano destinati a prendere a pallate tutti per un'era calcistica ma che dopo pochi attimi di gloria si dissolvono come neve al sole.
Ben ritrovati amici nostalgici di questa rubrica quindicinale, una rassegna in cui andiamo a ripescare calciatori tra le più disparate personalità che hanno lasciato un segno – più o meno importante – nei nostri ricordi. Abbiamo percorso le carriere di Mastour, talento incredibile gettato al vento, passando per la storia di rivalsa di Macheda e arrivando alle invenzioni di Foquinha. Uno sguardo lo abbiamo dato anche al reality “Campioni il Sogno” e ai suoi protagonisti, abbiamo ricordato Maicosuel, rimpianto dell'Udinese così come abbiamo ripescato le gesta di Francesco Grandolfo vera e propria meteora con la maglia del Bari, prima di arrivare alle aspettative non rispettate di Elia ed Iturbe. Abbiamo rimpianto il talento di Alexandre Pato, viaggiato assieme al girovago Samuele Longo , scoperto qualcosa in più sul primo iracheno della storia della Serie A, Alì Adnan. Gli ultimi appuntamenti sono stati con il mancino magico di Diamanti e con Simone Scuffet che avrebbe dovuto essere il portiere della Nazionale per diversi anni ma si è perso prima di arrivarci. Oggi vogliamo puntare tutto sulla stravaganza e l'amore per il rock & roll, ricordando la carriera di Pablo Daniel Osvaldo.
Talentuoso, affascinante, spavaldo. Sono solo tre degli aggettivi con cui poter ricomporre la personalità piena di sfumature di Osvaldo. Quando hai una carriera calcistica di tutto rispetto e lasci tutto per inseguire la tua passione per la musica, è subito evidente che hai qualcosa di diverso dal comune. Così, quando Osvaldo decide nel 2016, di abbandonare il mondo del calcio per metter su una band rock, solo chi non ne ha seguito il percorso può dire di essere sorpreso. Ma riavvolgiamo un attimo il nastro, fino agli albori di questa storia.
Quasi ad indovinare cosa sarebbe diventato, il nome della prima squadra di Osvaldo è profetico. Daniel inizia la carriera da calciatore in Argentina negli Huracan di Buenos Aires, dove mette immediatamente mette in mostra qualità superiori nelle giovanili. Viene subito promosso in prima squadra, dove mette a referto 11 reti in metà stagione. Questa media gol impressionante gli regala le attenzioni dell'Atalanta che – come spesso capita – è attentissima nello scouting e si assicura il centravanti per la Serie B. L'arrivo in Italia, è fisiologicamente complicato ma comunque da gennaio a giugno del 2006, Osvaldo mette a segno 3 reti in 9 apparizioni in maglia orobica.
L'anno successivo lo ingaggia il Lecce, dove inizia a mettere in mostra numeri da funambolo che gli regalano l'amore della gente. I gol a fine anno saranno 8, nella serie cadetta dove incanta ma non convince. L'esordio in Serie A arriva nella stagione 2007/2008 con la maglia della Fiorentina, dove neanche a dirlo la storia si ripropone: giocate da urlo, ma senza quella concretezza necessaria per fare la differenza. Non sono passati neanche 3 anni è già lo spirito libero di Daniel gli fa vestire la sua quarta maglia in Italia, quella del Bologna. Non riuscendo ad incidere, così come è nella sua indole da rock star più che da calciatore professionista, decide di provare un'avventura in Spagna dove esprime il miglior calcio della sua vita. Dopo due stagioni in Spagna, il tassametro conta 47 presenze e 22 gol. Questa continuità mai vista prima nella sua carriera, stuzzica l'appetito di una piazza calda come Roma. In giallorosso, Osvaldo torna il piacione che era partito due anni prima, il popolo lo ama ma compagni e allenatore non lo reputano un punto cardine per costruire risultati.
Appare evidente che, continuare con l'elenco delle squadre in cui ha militato Osvaldo, diventa un esercizio pleonastico. Nella sua inimitabile follia, ha anche il tempo di togliersi la soddisfazione di vincere uno Scudetto con la maglia della Juventus e di far parte della Nazionale Italiana dopo aver ottenuto il passaporto comunitario. Con gli azzurri mette a segno anche tre gol. Nel corso della carriera Osvaldo ha messo più volte in evidenza la sua anima ribelle: dal pugno a Lamela e la lite con Andreazzoli quando vestiva la maglia della Roma, passando per la scazzottata con Fonte al Southampton fino a quella sfiorata con Icardi nell'apparizione all'Inter.
L'addio al calcio arriva quando, tornato in Argentina, veste la maglia del Boca Juniors. Mister Schelotto lo mette fuori rosa perché lo sorprende a fumare. Così Daniel coglie la palla al balzo come in uno dei classici gol da centravanti e appende gli scarpini al chiodo. Poco più tardi tornerà alla ribalta come Dani, frontman del gruppo rock Barrio Viejo. In una delle sue prime dichiarazioni da cantante non le manderà di certo a dire all'ex allenatore e a tutto il mondo del calcio: “Mi hanno mandato via per una sigaretta quando sapevano che fumavano tutti. Quella è stata la goccia, ma in realtà nel calcio devi vivere una vita che non è reale. Hai un prezzo, un valore e vivi di regole. Il calcio oggi è uno schifo, un freddo business e una dittatura del risultato. Nessuno pensa a come stai. Non potere uscire dopo una sconfitta, suonare la chitarra o bere una birra per me era assurdo. Per non tradire il calcio ho preferito lasciarlo”.
Tra una tournée e l'altra in giro per il mondo ha anche il tempo di sfoderare il suo fascino nel sabato sera di Rai 1, dove diventa star assoluta di “Ballando con le stelle”, accettando la proposta di Milly Carlucci. Un'avventura che gli regala fama e il terzo posto nella classifica finale assieme ad una valanga di gossip che lo vogliono al centro di relazioni amorose di ogni tipo.
Osvaldo ritornerà sui campi da calcio quattro anni dopo con la maglia del Banfield. Sembra un altra persona, dedito agli allenamenti e alla forma fisica. I tifosi lo fischiano e lui ignora, da vero professionista. Tutto troppo ordinario per essere vero. Il suo ritorno in campo dura un battito di ciglia: 2 partite poi un infortunio e l'interruzione a causa della pandemia. Non riconoscendo utilità negli allenamenti online, Daniel non vi prende parte e la società lo mette fuori squadra. Da quel momento in poi non è più un ufficialmente un calciatore, adesso finalmente può dedicarsi solo a quello che lo fa star bene: niente regole, solo rock and roll.
