“Che fine ha fatto?”. Ce lo chiediamo di un amico che non si fa più sentire dopo che ha copiato i compiti di latino per tutto il liceo, del pantalone dell'abito della laurea che tua madre ha messo in un posto sicuro e che probabilmente verrà ritrovato dai tuoi nipoti, di quella ricevuta di pagamento della multa che è “sempre stata lì” ma ora che ci è arrivata la mora per non averla pagata sembra essere stata ingoiata dall'etere. Ce lo chiediamo anche per quei calciatori che sembrano destinati a prendere a pallate tutti per un'era calcistica ma che dopo pochi attimi di gloria si dissolvono come neve al sole.
Ben ritrovati amici nostalgici di questa rubrica quindicinale, una rassegna in cui andiamo a ripescare calciatori tra le più disparate personalità che hanno lasciato un segno – più o meno importante – nei nostri ricordi. Abbiamo percorso le carriere di Mastour, talento incredibile gettato al vento, passando per la storia di rivalsa di Macheda e arrivando alle invenzioni di Foquinha. Uno sguardo lo abbiamo dato anche al reality “Campioni il Sogno” e ai suoi protagonisti, abbiamo ricordato Maicosuel, rimpianto dell'Udinese così come abbiamo ripescato le gesta di Francesco Grandolfo vera e propria meteora con la maglia del Bari, prima di arrivare alle aspettative non rispettate di Elia ed Iturbe, per finire poi agli ultimi capitoli in cui abbiamo rimpianto il talento di Alexandre Pato, viaggiato assieme a Samuele Longo e scoperto qualcosa in più sul primo iracheno della storia della Serie A, Alì Adnan. L'ultimo appuntamento ha riguarda la carriera breve ma molto intensa di Alessandro Diamanti, mentre oggi vogliamo riportare alla mente quello che doveva essere il nostro numero 1 della Nazionale ma che si è perso ancor prima di arrivarci: Simone Scuffett.
Immaginatevi cosa voleva dire nascere portiere nell'Italia degli anni '90. L'ambizione non può che essere quella di raggiungere il numero 1 dei numeri 1: Gianluigi Buffon. Se poi siete nati in Friuli, il paragone con l'altra leggenda dei pali azzurri, Dino Zoff è praticamente scontato. Avete anche la finale del cognome tronca, come entrambi. Esordite in Serie A a 17 anni, mostrate un istinto fuori dal comune e doti di tenuta mentale eccezionali. Siete Simone Scuffet, il futuro della Nazionale Italiana di calcio. O forse no.
Quella del portiere nato a Udine il 31 maggio del 1996 è una storia che porta dentro di sé l'illusione di una nazione e la fragilità di un ragazzo, che probabilmente non ha retto il peso dei paragoni. Facciamo un passo indietro nel tempo. Nel 2014 in una Serie A inusualmente povera di portieri di livello mondiale, ci si domanda chi sarà l'erede di Gigi Buffon tra i pali della Nazionale italiana, quando il portiere della Juve deciderà di dare l'addio. Anche per questo, l'esordio di Simone Scuffet a 17 anni durante Bologna-Udinese nel febbraio dello stesso anno, fa subito accendere un lume di speranza in tutti gli appassionati. Il baby portierino, subentra all'infortunato Brkic e grazie a delle prestazioni subito convincenti tiene il posto da titolare anche al rientro del portiere serbo. Qui iniziano una serie di paragoni infiniti ed ingombranti sulla sua somiglianza a questo o quel portiere del passato o del presente, con i due pilastri Zoff e Buffon che lo seguono sempre come un'ombra. Un'investitura che fa onore ma che può diventare un macigno.
Il Commissario Tecnico della Nazionale, Cesare Prandelli, lo convoca a Coverciano per uno stage e per assaporare quella che potrebbe diventare una sorta di casa di lì a breve. Nell'estate del 2014, all'Udinese perviene un'importante offerta dell'Atletico Madrid per accaparrarsi Scuffet. I due club sono d'accordo ma è proprio il ragazzo che rifiuta il trasferimento. Si dirà che abbia voluto terminare gli studi superiori, diceria smentita dallo stesso Scuffet qualche tempo dopo quando ha spiegato come andarono le cose. Il trasferimento in Spagna, con ambiente e lingua completamente nuova a 17 anni gli sembrava troppo. Semplicemente aveva preferito continuare a crescere con uno staff che lo conosceva, sicuro di potersi giocare le sue chance.
La stagione seguente però, le cose non vanno come dovrebbero. Mister Stramaccioni, appena arrivato in panchina non lo vede come portiere titolare e affida il ruolo al greco Karnezis. Nella sua testa inizia ad insinuarsi qualche tarlo di non essere poi così speciale. A fine stagione saranno solo cinque le presenze tra i pali dei bianconeri e nella sessione di mercato estiva, viene addirittura mandato in prestito al Como appena promosso nella cadetteria. Anche in Lombardia le cose non vanno dove dovrebbero: Simone riacquisisce sì la titolarità, ma il Como retrocede di nuovo in Lega Pro.
Tornato alla base nell'estate del 2016, l'Udinese decide di tenerlo come alter ego proprio di Karnezis. La stagione scivola via e sembra passato un secolo da quando quell'offerta dell'Atletico aveva fatto sussultare l'intera Serie A. La sliding door definitiva arriva nell'anno seguente: all'alba della stagione 2017/2018 con Delneri in panchina, l'Udinese decide di puntare su di lui come numero 1. L'investitura dura sole 5 partite in cui Scuffet sembra aver perso sicurezza e soprattutto quell'istinto felino che aveva fatto innamorare i tifosi friulani. Dalla sesta giornata perde il posto da titolare a favore di Bizzarri.
La storia si ripete anche nell'annata seguente: l'Udinese compra Musso e gli affida la porta. L'argentino però incorre in un brutto infortunio e stavolta Scuffet è bravissimo a farsi trovare pronto collezionando una serie di prestazioni convincenti. Con il rientro dall'infortunio di Musso però, riaffiorano anche quei tarli di non essere poi così bravo. Le prestazioni si fanno meno convincenti e perde di nuovo il posto fino alla fine del campionato.
A metà della stagione sportiva seguente seguente arriva l'esperienza all'estero, ma non è più un top club come l'Atletico a farsi vivo. Il campionato è quello turco e il Kasımpaşa lo chiede soltanto in prestito. Dieci presenze in sei mesi e prestito non rinnovato. Ritorno in Italia e altro prestito, stavolta in Serie B, allo Spezia dove da titolare si toglie la soddisfazione della promozione in Serie A. Anche in Liguria però, il prestito non viene rinnovato e Scuffet si ritrova nel 2019/2020 praticamente al punto di partenza: portiere di riserva dell'Udinese.
La squadra di Pozzo riesce a venderlo a titolo definitivo all'APOEL, dove rescinde il contratto dopo una sola stagione. La tappa successiva è la Romania, nel Cluj dove milita tutt'ora. Che sia stato quel rifiuto all'Atletico Madrid oppure no, ad aver privato lui e l'Italia del nuovo fenomeno generazionale, non è dato sapere. Lui non ha mai rinnegato quella scelta, magari consapevole di non esser pronto al grande salto così precocemente. I paragoni con Buffon si sono dissolti dopo qualche prestazione così così e la Nazionale che lo aspettava a braccia aperte non lo ha mai visto tra i pali per una gara ufficiale. Sembra passata una vita da quell'esordio promettente a 17 anni, in effetti tanto tempo è trascorso ma oggi Scuffet ha soli 26 anni e una vita davanti per convincere soprattutto se stesso di essere davvero speciale.